Con Miss Italia la donna torna oggetto

Ma dove sono le femministe? Dove sono finite le valchirie che fischiavano nelle piazze, che scandivano slogan con le dita a triangolo, che dicevano “tremate, tremate!” di fronte all’elezione di Miss Italia 2022, il concorso di punta delle battaglie delle donne? Tutti contenti perché la neo-reginetta, pur nata e cresciuta alle “Vele” di Scampia, ha detto che non le piace la Gomorra di Roberto Saviano. Propaganda, solo propaganda anche quando farebbe comodo. Sta di fatto che la miss è fluida, social, viene dal basso, ha la biografia giusta, e quindi tutti ad applaudire.

La vincitrice Zeudi Di Palma, 20 anni, napoletana, ha raccontato di essere stata abbandonata dal padre insieme ai fratelli (Giuseppe di 23 anni e Asia di 22). Il solito maschio che combina pasticci con donne e famiglie. Ma, nonostante tutto, lei ha frequentato il liceo Scientifico, si è iscritta a Sociologia e ha vinto il Concorso di bellezza con dedica alla mamma Maria Rosaria, che ha fondato l’associazione “la lanterna di Scampia”, che si adopera per tenere i giovani talenti lontani dalla strada. Dove è lo scandalo, direte? Perché invocare al femminismo?

Ecco, mi chiedo cosa è diventata la difesa delle donne, quando davanti a una ragazza così giovane, già col volto segnato dagli interventi correttivi, con labbra gonfie, occhi appuntati (anche se fossero veramente suoi, somigliano straordinariamente a quelli della “donna oggetto”), invece della sommossa c’è il tripudio. Nessuno che insorge per l’uso del corpo delle donne come modello sessuale svuotato: solo anse, curve, turgidità ammiccanti e fonte di desideri. Non corpi reali, ma confezionati dal galoppante estetismo che si è impadronito dell’universo femminile nella più cocente disfatta di questa lunga battaglia.

Forse le giovanissime non lo sanno, ma negli anni Settanta, oltre che per le libertà fluide, si combatteva per sottrarre il corpo al destino di diventare solo fonte di desiderio, come bambole di gomma e dunque donne-oggetto. Ora che siamo in piena “rivoluzione sessista”, mi sarei aspettata che il tanto seminato dalle ribelli come Oriana Fallaci, Elsa Morante, Lietta Tornabuoni e dalla femminista di punta Dacia Maraini, ma anche dalle donne socialiste e della Democrazia Cristiana che diedero fulgido esempio di lotta contro gli stereotipi, avesse dato i suoi frutti. Invece bisogna dirlo: è il trionfo del marketing erotico, delle ragazzine-oggetto, le baby girl che ancora non hanno sviluppato e già scoppiano di silicone. Altro che buttar giù la statua di Indro Montanelli!

Anche le donne-immagine, come la mitica Chiara Ferragni, ogni giorno perdono un pezzetto di sé per trasformarsi in labbra, gote, glutei di plastica inseguite dai vari fashion stylist, che a mio umile parere di femminile capiscono poco se questo è il risultato. Si torni alle statue di Venere, alle morbidezze neoclassiche fatte di sana alimentazione e non di anoressie scolpite chirurgicamente, alle dolcezze delle madonne leonardesche dovute ai parti e agli allattamenti. Lo abbiamo visto anche al recente Festival di Sanremo: ormai la donna non ha più età, dalla giovanissima all’attempata sono tutte uguali, tutte Ornella Muti, una parata di corpi appuntati come statue immobili di un plasma estetico. Non si ribella nessuno, una mamma, una nonna? Non dico un maschio… perché ormai cos’è veramente un maschio?

Sarò vecchio stile, per fortuna, ma faccio risalire anche la troppa violenza a questa barbarie dell’estetismo, perché non si può vulnerare così l’identità e il decoro femminile. A fronte poi di una femminilizzazione maschile, di cui non vedo nessuna performance, ma una preoccupante spersonalizzazione che ha a che vedere più con i protocolli dei nuovi ordini mondiali che con le emancipazioni. Perfino Saman Abbas, quella povera ragazza pakistana che non si trova più, ha fatto coincidere la sua rivoluzione di costume con un nuovo trucco. La foto del prima e del dopo parla chiaro, anche se ciò non giustifica assolutamente il male che possono averle fatto. Laminazione delle ciglia, microblading, tatuaggi. Si comincia a sedici anni se non prima per passare al seno, ai fianchi, ai glutei, ai capelli con le extension, denti sbiancati e incapsulati. È questa la sfida dei nuovi diritti agli integralismi? Al concorso di Miss Italia andrebbe varata la giuria anti-ritocchi, come quella per il doping, altro che prima donna Capo dello Stato: era da brividi.

Aggiornato il 15 febbraio 2022 alle ore 13:45