Gratteri al Dap? Grazie, anche no

lunedì 28 novembre 2022


Un approccio, per come viene riferito da “Il Dubbio”, che già appare bizzarro: il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, dice di aver parlato con l’attuale ministro della Giustizia, Carlo Nordio “di arte”. Nordio “è un grande conoscitore di Storia” e lui si considera un garantista: “Io e il mio ufficio osserviamo in modo ortodosso le norme del codice”. Parlano d’arte. Nordio conosce bene la storia; Gratteri è un “garantista ortodosso”. Ci sarà senz’altro un filo logico, ma si fatica a scorgerlo. Lacuna sicuramente di chi scrive.

Il procuratore Gratteri aggiunge che ci sono “diffamatori quotidiani che scrivono notizie false” e lui intenta cause civili. Scuola Piercamillo Davigo, che aveva sulla sua scrivania un’apposita cartellina con la dicitura: “Per una serena vecchiaia”. Messaggio recepito: nessun commento (questo timore di commentare lo si intenda comunque come commento). Il dottor Gratteri assicura che “da quando sono a capo della procura di Catanzaro non c’è una sola condanna per ingiusta detenzione, lo dice il presidente della Corte d’appello. Non ci sarebbero le carceri piene in Calabria se le mie indagini fossero tutte un bluff”.

Lorenzo Cesa non ha fatto una sola ora di carcere; tuttavia, è una vicenda che anch’essa da sola si commenta. Qualche altro esempio, a volersi applicare, lo si può trovare; ma non è tanto questo. Neppure interessa soffermarsi sulla sicurezza del procuratore circa il gradimento o meno dei calabresi per quel che riguarda il Ponte sullo Stretto, e se ne abbiano davvero bisogno i siciliani; con timoroso silenzio, senza commentare, si registra l’invito a Francia e Inghilterra a non interloquire per quel che riguarda gli immigrati (“non possono parlare per il loro passato coloniale”). Ci si limita solo a osservare, incidentalmente, che se questo è l’argomento, praticamente nessuno può aprire bocca: schiavisti gli arabi, colonialisti della peggior specie i belgi (qualche lettura di Mark Twain su re Leopoldo sarebbe utile); tacciano Spagna e Portogallo, Germania. Anche l’Italia in Libia, Etiopia, Somalia, Eritrea a suo tempo ha combinato.

No, su questo non vale la pena di perdere tempo. Piuttosto ecco l’ipotesi Gratteri a capo del Dipartimento per l’Amministrazione della Giustizia, che circola da qualche giorno. “Nessuno mi ha chiesto di fare il capo del Dap”, dice Gratteri. “Forse è un desiderio della polizia penitenziaria ma dipende da che libertà mi danno, devo avere mani libere”. Ci si augura che si continui a non chiedergli nulla, di non incappare nei fulmini del Procuratore se si è dell’opinione che se gli venisse conferito quell’incarico, sarebbe la persona sbagliata nel posto sbagliato. Come a suo tempo fu sbagliatissima l’intenzione di Matteo Renzi di candidarlo a ministro della Giustizia, per fortuna stoppato dal Presidente della Repubblica. Per ragioni e motivi addotti dallo stesso Gratteri: “Dipende da che libertà mi danno, devo avere le mani libere”.

No, procuratore. Né lei né nessun altro deve avere “le mani libere”. Lei, come tutti, ha “solo” la libertà che le concede la legge. Prefetti alla Cesare Mori, grazie anche no.


di Valter Vecellio