La scomparsa di Gianni Minà

Gianni Minà se n’è andato a 84 anni. Il giornalista, ricoverato nella clinica romana Villa del Rosario, è morto dopo una breve malattia cardiaca. La Camera ardente sarà aperta domani in Campidoglio, dalle 10 alle 19. “Perdiamo un giornalista originale, attento e mai banale, un uomo che amava la cultura. Ciao Gianni”. Lo scrive sui social il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri sottolinea su Twitter: “Addio a Gianni Minà, un vero maestro del giornalismo e della televisione. Acuto, ironico, impegnato, con uno stile e una capacità unica di raccontare il mondo e i grandi personaggi del nostro tempo. Un abbraccio affettuoso alla famiglia e a tutti quelli che gli volevano bene”. Nato a Torino nel 1938, cronista, autore, intrattenitore, conduttore, documentarista, sceneggiatore, appassionato di America Latina, Minà è l’ideatore di Blitz, trasmissione tivù di culto, in onda sulla Rete 2 negli anni Ottanta.

Un programma che rappresenta il controcanto dell’istituzionale Domenica in, della Rete 1. Gli ospiti di Minà sono memorabili: Federico Fellini, Eduardo De Filippo, Muhammad Ali, Robert De Niro, Jane Fonda, Gabriel Garcia Marquez, Enzo Ferrari. Minà realizza centinaia di reportage e interviste per la Rai e non solo. Dai personaggi incontrati, raccontava, aveva imparato a “esercitare il pensiero critico, anzi, il pensiero complesso, e a respirare la libertà di essere come si è, mostrando soprattutto la propria fragilità”. Sono oltre sessanta gli anni di carriera di un cronista dai mille talenti. Celebre per le interviste ai grandi personaggi dell’attualità, della politica, della musica, dello spettacolo e dello sport. “Mi hanno sempre attratto – diceva di sé – persone capaci di andare controcorrente, anche a costo dell’isolamento, della solitudine. Persone capaci di raccontare storie, di mostrare visioni altre. E inevitabilmente hanno acceso la mia curiosità, perché, come diceva il mio amico Eduardo Galeano, capace di raccontare la storia dell’America Latina attraverso racconti ironici e apparentemente non importanti, fatti di cronaca, il cammino si fa andando, non sai mai dove queste storie ti possano portare. È il bello della vita, tutto sommato”.

L’incontro più bello? “Quello con Muhammad Alì, il più grande di tutti, perché ha rotto un sistema, una cultura. All’inizio di ogni intervista, esordiva sempre con le sue idee di riscatto per il popolo nero ed enumerava tutto quello che un nero americano non era riuscito ad avere nella vita: Tutti hanno una terra per la quale lottare, combattere tutti. Solo noi, solo i neri d’America non hanno una terra di riferimento. Purtroppo, le sue battaglie non hanno prodotto grandi cambiamenti, ma non mi sento di dire che ha perso”. Il personaggio che avrebbe voluto incontrare senza riuscirci? “Sicuramente Nelson Mandela, ci siamo rincorsi: una volta non potevo io, una volta non poteva lui. E l’ho perso, come ho mancato l’intervista a Marcello Mastroianni, una persona gentile e ironica”. Cosa avrebbe fatto se non fosse diventato un giornalista? “Sono nato giornalista, lo sono stato, lo sono e lo sarò”, aveva sottolineato un anno fa, in occasione della presentazione al Bifest del docufilm Gianni Minà – Una vita da giornalista. Tra i suoi incontri celebri, anche quelli con Fidel Castro e Franco Battiato. Con Massimo Troisi e Pino Daniele è protagonista di una della più belle pagine della storia della televisione. La gag dell’agendina di Minà, ideata dall’attore-regista napoletano, è un capolavoro di ironia e disincanto. Fortissimo il rapporto con Diego Armando Maradona e Pelè. Iconica, tra le tante, resta la foto che lo ritrae gioioso a cena a Roma con Muhammad Ali, Sergio Leone, Robert De Niro e Gabriel García Márquez.

Gli inizi della carriera risalgono al 1959, come giornalista sportivo per Tuttosport, di cui è direttore dal 1996 al 1998. Poi l’approdo in Rai, come collaboratore dei servizi sportivi. Segue per la rete pubblica cinque Olimpiadi, tre Mondiali di calcio e i più importanti incontri di pugilato. Dopo aver esordito per il rotocalco Sprint, realizza reportage e documentari per rubriche come Tv7, Dribbling, Odeon. Tutto quanto fa spettacolo, Gulliver e figura tra i fondatori del programma L’altra domenica. Per il Tg2, dal 1976, realizza non solo servizi sportivi, ma anche reportage dall’America Latina. Poi collabora con Mixer. È autore e conduttore di Blitz, della Domenica sportiva e del talk show Storie, Alta classe, voglio vivere così. Dirige la rivista letteraria Latinoamerica e tutti i Sud del mondo. Collaboratore per anni di quotidiani come la Repubblica, l’Unità, Corriere della Sera e il manifesto, scrive numerosi libri, tra cui: Il racconto di Fidel (1988), Un continente desaparecido (1995), Storie (1997), Un mondo migliore è possibile. Da Porto Alegre le idee per un futuro vivibile (2002), Politicamente scorretto (2007), Il mio Alì (2014), Così va il mondo. Conversazioni su giornalismo, potere e libertà (2017, con Giuseppe De Marzo), Storia di un boxeur latino (2020) e Non sarò mai un uomo comune (2021). Nel 1981 il presidente Sandro Pertini gli consegna il Premio Saint Vincent come miglior giornalista televisivo. Nel 2007 riceve il Premio Kamera della Berlinale per la carriera, il più prestigioso riconoscimento al mondo per documentaristi.

Aggiornato il 28 marzo 2023 alle ore 19:37