La crudeltà dietro la produzione del foie gras

L’alimentazione dell’uomo, poiché onnivora, da sempre è stata composta dal consumo di carne. Per venire incontro alla sempre più grande richiesta di quantità si è investito su forme di allevamento che potessero far fronte al consumo, assumendo talvolta delle tecniche e modalità intensive tali da non garantire forme di benessere, ma anzi portare l’animale a sviluppare gravi forme di stress, poiché esseri senzienti, non rispettando e non tutelando un diritto che dovrebbe sempre essere garantito, quello del benessere animale anche per coloro che hanno come fine la produzione di carne a scopo alimentare. Proprio su questa base si sono mosse le associazioni animaliste italiane: Animal EqualityAnimalisti italianiEssere animaliLav (Lega antivivisezione onlus)Lndc Animal Protection e Oipa, presentando una richiesta al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, contro la lotta alla produzione di foie gras, prodotto alimentare che si ricava attraverso lo sviluppo di una malattia del fegato delle anatre, indotto forzatamente attraverso la continua somministrazione di mangime all’animale.

In Italia il divieto di produzione è in vigore dal 2001. La maggioranza degli Stati membri dell’Unione europea sono sulla stessa linea dell’Italia, tranne cinque: FranciaUngheriaBulgariaSpagna e Belgio. Si tratta di un alimento apprezzato in molte nazioni europee (prodotto tipico francese e belga).  La richiesta delle associazioni è quella di eliminare i limiti di peso minimi del fegato, in modo tale da non dover più ricorrere a forme di somministrazione forzata di un “pastone” attraverso un tubo diretto al fegato per raggiungere tali obiettivi di peso. Questa pratica è correttamente in vigore e disciplinata dal Regolamento europeo numero 543/2008 il quale fissa che per produrre foie gras il fegato di un’anatra debba pesare almeno 300 grammi e quello di un’oca almeno 400, pesi che in natura gli animali non riescono a raggiungere. Attraverso queste tecniche di somministrazione alimentare forzata si provoca nell’animale stesso una vera e propria malattia del fegato (steatosi epatica). La produzione di foie gras è stata fortemente condannata da un rapporto del Comitato scientifico veterinario dell’Unione europea, il quale dichiara l’alimentazione forzata nociva per il benessere degli animali, sullo stesso punto anche le Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura, in sigla Fao (Food and Agriculture Organization of the United Nations), considera la pratica dell’alimentazione forzata nociva per gli animali.

Su queste basi le associazioni hanno richiesto al ministro Lollobrigida di tornare a fare luce in Europa su questa tesi, schierandosi contro il tema dei pesi minimi imposti dalla normativa che vedono sul mercato alimentare animali non solo sfruttati e torturati ma soprattutto, cosa più grave, malati. Ricordo che l’associazione animalista Peta ha organizzato a fine 2023 a Strasburgo una degustazione di foie gras; un’operazione di sensibilizzazione sul tema che li ha visti, prima offrire il prelibato cibo, per poi rivelare che si trattava di foie gras di gatto. Ovviamente, una provocazione, in quanto il cibo era vegetale a base di anacardi. Ma, dopo avere rivelato, falsamente che era fegato di gatto, le reazioni da parte dei degustatori sono state di ribrezzo, non per il gusto del cibo in quanto apprezzato, ma per la “specie” dell’animale, restando inorriditi in quanto “gatto”.  Ma che differenza c’è tra un gatto e un’oca?

Aggiornato il 13 marzo 2024 alle ore 16:36