Ci sono libri importanti e tuttavia ignorati. È il caso di La strage. L’agenda rossa di Paolo Borsellino e i depistaggi di via d’Amelio di Vincenzo Ceruso. Sostanzialmente ignorato. Sospetto sia per quello che contiene. Un assaggio. A pagina 82 una perentoria affermazione, resa da Gioacchino Genchi, che all’inizio fa parte del gruppo di investigatori al lavoro sulle stragi; lo lascia in rottura con Arnaldo La Barbera. Un esperto informativo, Genchi. Ascoltato nell’ambito del processo Mario Bo e altri, Caltanissetta, 12 luglio 2022 (generalmente indicato come Processo Depistaggio), Genchi afferma: “Il traffico telefonico del cellulare del dottor Paolo Borsellino in entrata (negli ultimi giorni, ndr), è stato fatto scomparire”. Perbacco! Non solo è scomparsa la famosa agenda rossa. Scomparsi anche i numerosi documenti che erano contenuti anch’essi nella borsa; e anche il traffico telefonico in “entrata”. L’autore del libro, Ceruso: allievo di Padre Pino Puglisi, si è occupato di minori a rischio e di devianza. Poi ricercatore presso il Centro studi Pedro Arrupe, collabora con l’Osservatorio Migrazioni; si occupa con serietà e acribia del fenomeno mafioso.

Precedenti libri: Le sagrestie di Cosa Nostra, inchiesta su preti e mafiosi; Le due stragi che hanno cambiato la storia d’Italia; Le più potenti famiglie della mafia; I nuovi padrini (con Pietro Comito e Bruno De Stefano); Uomini contro la mafia. Ancora un libro su via D’Amelio, la strage che stronca la vita a Paolo Borsellino e la sua scorta, dirà qualcuno. Cos’altro che già non si sappia? Tanto, non si sa, e dell’essenziale. Questo libro non solo aiuta a non dimenticare episodi, fatti, situazioni che il tempo scolora, rende evanescenti. In questo libro si legge “una nuova ipotesi su dove l’agenda rossa sia stata effettivamente presa e una possibile spiegazione di quanto è avvenuto”. Già questo sarebbe sufficiente, visto che la borsa che Borsellino aveva con sé la domenica pomeriggio in cui è stato ucciso la si è trovata e nel suo interno c’era quasi tutto. Mancava l’agenda rossa; ma non solo quella: all’appello non c’è il voluminoso faldone che Borsellino ritiene essere la chiave anche della strage di Capaci nella quale viene ucciso con la moglie e la scorta il fraterno amico e collega Giovanni Falcone. Un faldone che riguarda gli appalti. Già: proprio quegli appalti su cui anche Falcone indagava. Quegli appalti che gli fecero dire la famosa frase: “La mafia è entrata in borsa”.

Quegli appalti che a Lorenzo Panzavolta, manager del gruppo Ferruzzi-Gardini, fanno dire, quando è interrogato dai magistrati: “Io fino al Rubicone le dico tutto quello che vuole perché ho paura del carcere, ma dal Rubicone in giù non le dico più niente perché là non si rischia il portafoglio, si rischia la pelle”. Si sfogliano le pagine del libro e acquistano un senso le lacrime di Borsellino, quando, all’interno del Palazzo di Giustizia di Palermo, a due giovani magistrati, Alessandra Camassa e Massimo Russo che non capiscono subito, dice: “Un amico mi ha tradito”. In risposta alla domanda: “Come vanno le cose qui in Procura?”, la risposta secca, accompagnata da un gesto della mano altrettanto secco: “Non ne parliamo. Qui è un nido di vipere”. Non altrove.

È il Palazzo di Giustizia il luogo del tradimento e il covo delle vipere. Annota Ceruso: “L’attentato (via d’Amelio) è il risultato finale di una congiura di palazzo, una cospirazione orchestrata da alcuni rappresentativi esponenti dei settori più influenti della classe dirigente dell’epoca – affiliati alla mafia, professionisti, funzionari pubblici, grand commis, politici, imprenditori – alleati del grande capitale del Centronord contro i migliori rappresentanti dello Stato centrale, secondo uno schema che si ripete con alcune varianti a partire dal Risorgimento”.  Il silenzio attorno a questo libro? Si spiega. La “chiave” è fornita dallo stesso Ceruso; osserva che il processo sul depistaggio per la strage di via D’Amelio ha avuto su televisioni e giornali uno “spazio quasi insignificante…trattato come se fosse un normale episodio di cronaca giudiziaria, mentre quel depistaggio riguarda la biografia di una nazione”. Secondo i giudici della Corte d’Assise di Caltanissetta “il più grande depistaggio della storia giudiziaria italiana”. Non si è avuta eco del più grande depistaggio; “logico” che ancora meno ne abbia il libro che ne racconta dettagli, risvolti, genesi, scopi.

(*) La strage. L’agenda rossa di Paolo Borsellino e i depistaggi di via D’Amelio di Vincenzo Ceruso, Newton Compton Editori 2023, 256 pagine, 12,90 euro

Aggiornato il 03 aprile 2024 alle ore 10:17