Il secolo delle scelte universali

In questa situazione internazionale, l’attuale, bisogna porre una domanda generalissima: qualcuno reputa che una delle componenti della situazione stessa, si tratti di Stati Uniti, di Russia, di Cina, Israele, Iran possa venire sconfitta senza il rischio probabilissimo della Prima guerra mondiale nucleare? Se nessuno accetta di risolvere le dispute se non sconfiggendo il nemico, la guerra mondiale nucleare è inevitabile – appunto – perché ciascuno vuole vincere. La vittoria ambita ricorrerà ad ogni mezzo distruttivo pur di vincere, è nella coerenza dello scopo. Ribadisco: si vuole la sconfitta altrui? Il rischio della guerra mondiale è pressoché inevitabile anzi è inevitabile, anzi addirittura: lo si vuole! Ma in epoca di potenze capaci di distruttività mondiale la guerra mondiale vale a dire la distruzione del mondo. Mai una guerra mondiale sarebbe realmente mondiale quanto la possibile guerra mondiale a venire, e mai al pari annientativa. Le precedenti guerre furono mondiali linguisticamente, e distruttive misuratamente, a paragonarle al futuro possibile scontro. Si stabilirebbe un confine? Evitare la lotta nucleare? Ma che rimedio sarebbe, se nessuno vuole cedere!

Ci stiamo incatenando. Vogliamo, dico tutti, orientarci a considerare compromessi, patteggiamenti, concessioni, sconfitta. Così limiteremmo i margini del conflitto! Stravaganza. Fossimo disponibili ad accordi, sederemmo al tavolo degli accordi subito. Se vogliamo la vittoria irrimediabilmente, ricorreremo ai mezzi estremi. Non volere accordi e limitare il conflitto è contraddittorio. Ma sono valutazioni soggettive, con libertà di scelta. Però, non stiamo nel XX secolo. Vi è un mutamento emisferico. Tornare indietro possiamo, ma sarebbe un retrocedere annichilente: la Prima guerra mondiale nucleare. Perché? Elementare. Vi sono Paesi potenti e disobbedienti. Cina e Russia nei confronti degli Stati Uniti, gli Stati Uniti nei confronti di Cina e Russia. Nessuno può ragionevolmente sostenere che una di queste potenze sarebbe disposta ad essere sconfitta, senza porre in opera la sua caratura militare ossia la guerra nucleare. Rischiamo di compiere la scelta più sconsiderata: una tragedia inutile. Non si tratta di essere pacifisti, guerrafondai, filo-questo e contro quello.

Si tratta di ragionare. La guerra nucleare tra potenze idonee a distruggere il mondo ha come effetto, appunto, la distruzione del mondo, e un inverno nucleare secolare che estirpa la consistenza pure alle pietre. Ma se risulta insensata la vittoria, certa è la distruzione. Poniamo limiti alla guerra, escludiamo la guerra nucleare. Chi perde scatena il massimo. La via degli accordi è la sola che ci farebbe sopravvivere: la vittoria della vita. Intendiamoci, se uno vuole morire ne ha il diritto, ma non ha il diritto di trascinare l’umanità. Parole. Il punto problematico è un altro. Tra pochi anni robotica, Intelligenza artificiale, fusione nucleare, laboratorializzazione della natura, stazioni spaziali, colonizzazione dei pianeti, genetica e dio sa che altro sconquasseranno le società, tutte. Inevitabile che l’umanità si coordini, si dia fini unitari di convivenza altrimenti sarà il babilonismo. Occorre utilizzare i fenomenali potenziamenti tecnologici e dare all’umanità anche senza rapporto con l’apporto di lavoro umano in modo da sfogare l’inimmaginabile produzione.

Ne saremo obbligati dalla polifemica capacità produttiva. Se così avverrà, ed è inevitabile, l’intera umanità avrà benessere e le dispute odierne appariranno condominiali. Bisogna avere mentalità cosmica, ciascuno mantenga la sua identità ma nella comprensione della totalità. Ci aspettano compiti che coinvolgono il mondo. Una sovrabbondanza di energia e di tecnologia per l’intera umanità. Finirà l’avarizia. Prepariamoci a questa mentalità da realizzare, la sovrabbondanza. Ma certo, è un’utopia. E supporre di continuare a vivere dopo una eventuale guerra nucleare che battesimo linguistico avrebbe per denominazione? Realismo mortuario?

Aggiornato il 26 aprile 2024 alle ore 16:55