Sofia Goggia campionessa in libera per la quarta volta

Sofia Goggia sembra essere nata dove non esiste la paura. Per la quarta volta in carriera ha messo al sicuro il trofeo della Coppa del mondo in discesa libera, la disciplina più veloce e pericolosa dello sci alpino, a tutti gli effetti considerato uno sport estremo. Dopo aver vinto le edizioni del 2017, 2018 2019, la Goggia fa spazio in bacheca per l’ennesimo riconoscimento, in compagnia della medaglia d’oro olimpica – sempre in libera – a Pyeongchang 2018 e di altre due medaglie mondiali. La bergamasca classe 1992 esordisce nel circuito della Federazione italiana sci (Fis) nel 2007, ma solo dieci anni dopo sboccia in tutto il suo valore, vincendo nella categoria della discesa libera. Finisce terza in classifica generale e batte il record di podi in una singola stagione, tredici. Poi, con le Olimpiadi del 2018 arriva la consacrazione: nella specialità senza porte batte la norvegese Ragnhild Mowinckel e la statunitense Lindsey Vonn, portando in Italia un oro olimpico che mancava dal 1952, anno del primo e unico successo nella manifestazione sportiva dello sciatore Zeno Colò.

La discesa libera è, come dice il nome, la disciplina più veloce e spaventosa dello sci alpino. Non ci sono né porte tra cui fare zig-zaglimiti geografici da rispettare. Solamente una pista (possibilmente ripida da far spavento), evidenziata in blu per essere riconoscibile a tutta velocità e due paia di lamine. Sofia Goggia, per esempio, ha dichiarato di aver raggiunto in Canada i 142 chilometri orari. Una velocità che in autostrada, sulla sua automobile, le sarebbe costata una multa. Talvolta nella discesa libera non bisogna soffermarsi su tecnicismi come la posizione delle mani, sul piegamento delle gambe o sul bilanciamento del peso corporeo. Il segreto di questa disciplina, o almeno il segreto di Goggia, è di lasciar fare agli sci – che a questi livelli sono dei veri e propri razzi – il loro lavoro. Certo, ciò comporta da parte dell’atleta una forza fisica fuori dal comune, capace di correggere con dei contro-movimenti (totalmente estranei alle leggi della fisica) la traiettoria delle lamine entro i margini del circuito per poi, sempre con un pizzico di fortuna, arrivare a valle nel minor tempo possibile.

Sofia ha mostrato al mondo intero – la quarta Coppa del mondo non può che esserne la prova – di essere una delle atlete più performanti, disciplinate, temerarie e (perché no) spericolate che lo sci alpino abbia mai visto. E quando noi, seduti sul divano, la vediamo sfrecciare sulla parete ghiacciata di una montagna, alla velocità di una motocicletta, “protetta” da una tuta aerodinamica, due razzi sotto i piedi e (ci mancherebbe altro) un casco da sci, comprendiamo perché la discesa libera non è una disciplina per tutti.   

Aggiornato il 07 marzo 2023 alle ore 10:07