Di nuovo Ibra

Agosto 2010, gennaio 2020 e dicembre 2023. Il principio è la fine, e la fine è il principio. Sembrerebbe davvero tutto collegato, alla notizia che Zlatan Ibrahimović è tornato al Milan, non da giocatore, ma in veste dirigenziale. È la società rossonera stessa a comunicare l’inizio del terzo capitolo della love story fra i Diavoli e l’attaccante svedese che, pur avendo militato in una dozzina di squadre durante la sua carriera, è rimasto legato indissolubilmente al Milan. Come punta dei rossoneri ha vinto due scudetti e una Supercoppa italiana, segnando in totale 84 reti tra le fila dei Diavoli, classificandosi come il loro 15° miglior marcatore di sempre.

In estate, dopo una stagione prevalentemente vista dalla panchina per via degli infortuni, Zlatan ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo. L’attaccante però non ha mai negato di aver lasciato la porta aperta al Milan e, adesso che l’aria a Milanello si è appesantita, ha deciso insieme alla dirigenza rossonera di tornare a lavoro. “Zlatan Ibrahimovic torna al Milan, per rafforzare la nostra cultura vincente. Ibra sarà partner operativo e collaborerà con il team di investimento globale della società. Zlatan ricoprirà il ruolo di senior advisor della proprietà, lavorerà in stretto coordinamento con proprietà e management con un ruolo attivo nelle operazioni sportive e commerciali. Si occuperà tra l’altro di sviluppo dei giocatori e formazione per alte prestazioni e progetti speciali come il nuovo stadio”, spiega la nota del Milan.

Ogni volta che i Diavoli hanno incrociato la loro strada con quella di Ibrahimovic, ne hanno ricevuto giovamento. Tant’è che, qualche tempo fa, il bomber svedese è stato accolto da mister Stefano Pioli a Milanello, per una chiacchierata con lui e la squadra. Adesso i risultati sul campo stanno stretti al Milan, con la stampa e i tifosi che hanno messo in discussione l’operato dell’allenatore. C’è perfino chi, come ha riferito Enrico Currò di Repubblica a Pianeta Milan, avrebbe paventato l’ipotesi dell’esonero di Pioli, rimpiazzato da Ignazio Abate come coach e Ibra come dirigente.

E Zlatan, se non avesse avuto così tanto potere – come l’ultima parola su giocatori e allenatore – probabilmente non sarebbe tornato. Giorgio Furlani e Gerry Cardinale avranno pensato che, dopo l’addio burrascoso di Paolo Maldini, il Milan ha ancora bisogno di una personalità forte, che conosce l’ambiente, e che sappia lavorare sotto pressione. Quando bisognava risolvere le partite, in campo, Ibra ha raramente sbagliato la mira. Che sia l’uomo giusto per i rossoneri pure fuori dal terreno di gioco?

Aggiornato il 12 dicembre 2023 alle ore 16:57