L’anno dei quattro imperatori a Napoli

Il Napoli ha cambiato ancora una volta allenatore. La squadra partenopea ha dimostrato di non aver ancora trovato la quadra per tornare a vincere e convincere nel post Luciano Spalletti, che nella scorsa Serie A a portato alle pendici del Vesuvio il terzo, storico scudetto. A inizio campionato, la panchina degli azzurri è stata affidata a Rudi Garcia, esonerato da Aurelio De Laurentiis il 14 novembre scorso. Il Napoli era, allora, al quarto posto in classifica. A guidare il club partenopeo è stato chiamato Walter Mazzarri, che nella sua prima esperienza alle redini della SSC tra il 2009 e il 2013 era riuscito a riportare gli Azzurri in Champions League dopo 21 anni, vincendo inoltre una Coppa Italia nel 2012, 25 anni dopo l’ultimo trofeo.

Ma il ritorno del tecnico toscano in veste di traghettatore si è rivelato essere un disastro: 12 partite, 15 punti. Sei in meno di quelli ottenuti con Garcia nelle 12 giornate precedenti. Quattro vittorie, tre pareggi e cinque sconfitte, con una media di 1,24 punti ogni 90’ e nono posto a meno nove dalla zona Champions. L’unico successo ottenuto da Mazzarri nella sua seconda – tecnicamente terza, considerando che era stato il vice di Renzo Ulivieri nella stagione 1998-1999 – è stato il superamento dei Gironi di Coppa dei Campioni, grazie alla vittoria sul Braga. Adesso, per la sfida di mercoledì contro il Barcellona, il Napoli avrà in panchina il suo terzo allenatore di stagione.

Il patron Adl ha deciso di affidare la panchina dei partenopei a Francesco Calzona, già commissario tecnico della Slovacchia ed ex collaboratore di Maurizio Sarri e Luciano Spalletti (sempre a Napoli). L’allenatore calabrese classe 1968 è stato autorizzato dalla Federazione slovacca al doppio incarico – come nelle migliori carriere di Football Manager – visto che dovrà giocare i prossimi Europei di calcio dopo aver guidato i suoi a una brillante qualificazione. “Walter Mazzarri è un amico della famiglia De Laurentiis ed è soprattutto un amico del Napoli, ed è sempre doloroso esonerare un amico”, ha spiegato Aurelio De Laurentiis ufficializzando la cacciata dell’allenatore azzurro.

Ma il problema serio del club partenopeo è che l’anno scorso – in Serie A e in Champions League – castigava i malcapitati come un Terminator, mentre adesso assomiglia di più a Robot Emiglio. “Il Napoli di quest’anno schiaccia gli avversari come quello dello scorso anno – ha spiegato Adl in conferenza stampa – la differenza sta nel fatto che non riusciamo a concretizzare le occasioni”. Non proprio un dettaglio, se si vuole dare continuità all’operato di Spalletti che in soli due anni è riuscito a riportare nel capoluogo campano un titolo che mancava da 33 anni.

Come nel 69 dopo Cristo, quando nell’impero romano bisognava trovare un successore al defunto Nerone, oggi sono quattro (per adesso) i protagonisti della rivoluzione a Castel Volturno – De Laurentiis in primis, Garcia, Mazzarri e Calzona – che si alternano tra dichiarazioni, cambi di modulo, stravolgimento delle gerarchie, bocciatura e promozione dei giocatori per ritrovare l’equilibrio del Napoli di Spalletti. Eppure, con Luciano sembrava tutto così facile.

Aggiornato il 20 febbraio 2024 alle ore 17:17