Pagina 7 - Opinione del 17-8-2012

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II
CULTURA
II
La vita diThomas Bernhard tra poesia ememoria
di
GIUSEPPE TALARICO
homas Bernhard è stato uno
scrittore fra i maggiori della
cultura mitteleuropea del secolo
scorso. Secondo il giudizio di Pietro
Citati, la sua opera è pervasa da
un’immaginazione cupa e disperata
e da una violenza nichilista che, in-
sieme, esprimono e danno forma al
pessimismo malinconico di questo
grande scrittore. L’editore Adelphi
ha recentemente pubblicato l’Auto-
biografia dello scrittore austriaco,
che si compone di cinque capitoli.
In primo luogo, è necessario chiarire
l’intimo rapporto esistente in questo
grande libro tra poesia e memoria,
poiché i fatti narrati non seguono
uno svolgimento cronologico, bensì
sono recuperati dal passato e resti-
tuiti sulla pagina, grazie ad una
scrittura elegante e poeticamente su-
blime, come attimi essenziali, che
hanno segnato i primi anni di vita
dello scrittore. La bellezza del libro
è dovuta a questi bagliori di poesia
con cui malinconicamente Bernhard
racconta la sua vita. Nasce a Rot-
terdam, poiché la madre venne co-
stretta a lasciare l’Austria, dopo che
fu abbandonata dall’uomo con cui
aveva concepito Thomas, il futuro
scrittore. Lo scrittore non avrà, du-
rante la sua vita, né la possibilità di
conoscere né tantomeno di incon-
trare suo padre, un fatto che segnerà
la sua esistenza. In compenso Tho-
mas avrà nel nonno materno, uno
scrittore raffinato ed un letterato di
grande cultura, la guida che lo aiu-
terà a capire il mondo e a compren-
dere il valore dell’arte, della lettera-
tura, della scrittura e della bellezza
umana, declinata nei suoi diversi
linguaggi espressivi. Come racconta
nel capitolo della autobiografia in-
titolata Il Bambino, all’età di quat-
tro anni, mentre si trovava a casa
dei nonni nella campagna austriaca,
Bernhard perde il suo compagno di
giochi. Da questo momento, per da-
re un senso alla sua sofferenza, si
reca sulla tomba dove giace privo
di vita il suo compagno, invocan-
done il nome e pregando per lui, e
qui, in tenera età, inizia la sua rifles-
sione sulla brevità della vita e sul
mistero insondabile dell’essere e del-
la morte. Nella fase dell’adolescenza,
nella città di Salisburgo, durante il
regime fascista, viene rinchiuso in
un collegio, luogo odiato da Ber-
nhard, poiché vi regna un clima in-
triso di autoritarismo e di ipocrisia.
La scuola, che dovrebbe favorire lo
sviluppo della personalità di un in-
dividuo, in quel tempo gli appare
come una istituzione capace di an-
nientare le attitudini di ogni studen-
te. Durante gli anni della sua ado-
lescenza, all’epoca del regime nazista
e dopo che l’Austria era stata an-
nessa alla Germania Hitleriana, la
società di Salisburgo gli appare fon-
data sulle apparenze ovvero sul cul-
to esteriore della bellezza e della
musica. Nei momenti di disperazio-
ne, per vincere la tentazione del sui-
cidio, da cui si sente sopraffatto, si
rifugia nella musica, suonando il
violino con grande intensità. L’amo-
re per la musica, in particolare per
Mozart ed il suo Flauto Magico, da-
rà allo scrittore una grande ed im-
mensa consolazione. Deludendo il
nonno scrittore, Bernhard abban-
dona la scuola e decide di iniziare
a lavorare come garzone in un ne-
gozio di alimentari, situato nella pe-
T
riferia di Salisburgo. In questo luo-
go, abitato da un’umanità povera e
dolente, scopre le contraddizioni
della società umana, divisa tra quar-
tieri eleganti e raffinati, ed altri, in-
vece, che sono degradati e invisibili.
Questa attività lavorativa dura e fa-
ticosa gli scatenerà una malattia ai
polmoni, a causa della quale Ber-
nhard finirà in Ospedale, dove ri-
schierà di morire, ed in seguito in
un sanatorio, collocato in alta mon-
tagna, che ricorda quello descritto
da Thomas Mann nel libro La
Montagna Magica. Per Bernhard
sono proprio i luoghi di sofferenza,
come gli ospedali e le carceri, a fa-
vorire la riflessione filosofica sulla
condizione umana. Infatti in questi
luoghi, con l’animo rattristato per
la perdita del nonno, Bernhard as-
siste alla disperazione ed alla soli-
tudine dei malati, che affrontano la
dura prova della malattia e della
morte. In molte parti della sua au-
tobiografia, Bernhard lancia i suoi
strali polemici sia verso l’ideologia
nazionalsocialista, dimostrando che
godette di un ampio consenso tra
la popolazione tedesca e quella au-
striaca, sia verso il cattolicesimo,
verso il quale lo scrittore aveva ma-
turato un’invincibile avversione fi-
losofica. Influenzato dal nonno scrit-
tore, scopre nella prima parte della
sua vita le opere di Montaigne, di
Goethe, di Shopenhauer, di Nietz-
sche, di Wittgenstein. Proprio la fre-
quentazione di queste opere lo con-
vince e lo persuade che il mondo si
presenta, al cospetto dei nostri sensi,
come un enigma sigillato, sicchè
spetta alla ragione umana sciogliere
e chiarire questo mistero inafferra-
bile. Nella parte filosofia della sua
autobiografia, Bernhard con grande
lucidità intellettuale riflette sulla do-
lorosa circostanza che il mondo tra-
suda brutalità, malvagità, ipocrisia,
crudeltà, mancanza di pietà e com-
passione. Tuttavia, come il nonno
gli suggeriva, abituandolo a ragio-
nare con la sua testa in modo auto-
nomo, bisogna gettare e proiettare
lo sguardo sulla realtà umana e sulla
natura, per cogliere la presenza di
quanto appartiene alla dimensione
di ciò che è eccelso e sublime. Infatti
grazie alla cultura, il dolore umano,
provocato dalla insensatezza del
mondo, diviene sopportabile e com-
prensibile. Come osserva Bernhard
in alcuni momenti della sua rifles-
sione, ogni nostro giudizio rischia
di essere viziato da un errore, poi-
ché, e questo pensiero dello scrittore
rivela la influenza che su di lui ha
avuto Wittgenstein, non sempre il
linguaggio umano riesce a dare for-
ma compiuta ai pensieri che si for-
mano nella nostra mente, limitata
e circoscritta al mondo visibile, così
come viene percepito dai sensi uma-
ni. Da questa autobiografia emerge
tutta la sofferenza umana di questo
grande scrittore, che vive senza co-
noscere il padre, perde la madre
quando ancora era giovanissimo,
assiste alla morte del nonno ama-
tissimo, da cui aveva ricevuto una
solida formazione intellettuale e che
muore senza conoscere il successo.
Questa mescolanza di furia polemi-
ca e di profonde riflessioni sulla
condizione umana costituisce la ci-
fra poetica che definisce lo stile di
questo grande autore, uno dei prin-
cipali interpreti del pensiero mitte-
leuropeo e della crisi spirituale del
novecento.
Nell’autobiografia
dello scrittore austriaco
la narrazione non segue
uno svolgimento
cronologico, ma viene
recuperata dal passato
e restituita sulla pagina,
grazie ad una scrittura
elegante e poeticamente
sublime. La bellezza
del libro è dovuta
a questi bagliori
di poesia
con cui si racconta
la sua esistenza.
Emerge tutta
la sofferenza umana
dello scrittore,
che vive senza conoscere
il padre, perde la madre
quando è ancora
giovanissimo,
assiste alla morte
del nonno amatissimo,
da cui aveva ricevuto
una solida formazione
intellettuale e muore
senza conoscere
il successo. Bernhard
con grande lucidità
intellettuale riflette
sulla circostanza
che il mondo trasuda
brutalità, malvagità,
ipocrisia, crudeltà,
mancanza di pietà
e compassione. Questa
mescolanza di furia
polemica e di profonde
riflessioni sull’uomo
costituisce la poetica
che definisce
lo stile di questo
grande autore
L’OPINIONE delle Libertà
VENERDÌ 17 AGOSTO 2012
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