bbiamo tutte le carte
per vincere. All’opposi-
zione è più dura ma noi inten-
diamo essere maggioranza».
Dal palco della manifestazione
organizzata a Roma per il lan-
cio della squadra per i candidati
Pdl, Silvio Berlusconi spande
miele a piene mani assicurando
che c’è la possibilità di vincere
alle prossime elezioni. E scher-
za: «Voglio fare un sondaggio.
Chi tra voi pensava 1-2 mesi fa
che potevamo ancora vincere?
Eravate in 32 e con me 33...».
«
Presto - annuncia - arriverà il
nostro contratto con gli italiani
per i futuri 5 anni di governo,
ma lo presenteremo in modo di-
verso rispetto al passato speci-
ficando gli impegni più precisi,
ossia ciò che faremo a partire
dal primo Consiglio dei ministri
e poi viavia cosa faremo nel se-
condo, nel terzo, nel quarto e
nel quinto».
Tra gli impegni, torna quello
della riforma delle intercetta-
zioni. «Le intercettazioni vanno
consentite solo per i reati per i
quali è prevista una pena supe-
riore agli 8 anni, cioè solo per
i reati molto gravi. Le intercet-
tazioni tra due persone - dice
l’ex presidente del Consiglio -
non devono assolutamente di-
ventare patrimonio di comune
conoscenza come invece è acca-
duto in passato dando luogo a
fenomeni di vera e propria ‘’in-
civiltà’’ per un Paese come l’Ita-
lia».
Dal palco, Berlusconi torna
a giocare anche sugli acciacchi
dell’età e sulla tendenza a rac-
contare storielle piccanti: «Le
mie segretarie - racconta - mi
fanno notare che sono smemo-
rato... Ne rincorrevo una sta-
mattina per abbracciarla ma lei
«
A
mi ha detto: “Presidente, l’ab-
biamo fatto un’ora fa...”. So
che non dovrei ricorrere a que-
ste piacevolezze ma alla mia
eta’ sono ancora un monello»,
ha concluso il Cavaliere.
Il Cav ha reso l’onore delle
armi ai parlamentari esclusi
dalle liste: «Voglio mandare un
commosso messaggio di ringra-
ziamento a chi non sarà con noi
nelle aule del Parlamento, ma
sarà sempre con noi nella bat-
taglia. Scriverò personalemnte
una lettera a tutti loro».
Al suo ingresso, una stan-
ding ovation. Con una spilletta
tricolore al bavero della giacca,
ha stretto la mano ai parlamen-
tari che sono in prima fila e poi
è saluto sul palco insieme ad
Angelino Alfano mentre partiva
l’Inno di Mameli. Mentre l’inno
del partito cambia: al posto di
Azzurra libertà” è stato suo-
nato “Gente della libertà”.
Dopo quasi due ore di inter-
vento Berlusconi cede la parola
sul palco a Angelino Alfano che
grida: «Ora si parte con il co-
raggio e l’entusiasmo di sempre,
bisogna avere fiducia». Il Cav
gli fa eco: «Ricordatevi che la
fede è fondamentale» e poi au-
gura buon lavoro a tutti i can-
didati presenti in sala, mentre
si diffondono le note di “Meno
male che Silvio c’è”. Berlusconi
visibilmente provato torna al
suo posto in prima fila. Qual-
cuno dice che abbia accusato
anche un leggero malore, pro-
babilmente per un calo di zuc-
cheri. Circorstanza smentita
dallo stesso Berlusconi che la-
sciando la sala riservata nel re-
tropalco risponde ai giornalisti
che gli chiedono se si sentisse
male: «No, no, assolutamente
no!».
di
CLAUDIO BELLUMORI
l potere, secondo una citazione
di andreottiana memoria, logo-
ra chi non ce l’ha. Poi c’è chi l’au-
torità - intesa con la “A” maiusco-
la - la utilizza, se così si può dire,
pro domo sua infischiandosene di
tutto e di tutti. Roberto Staffa,
pm romano, è finito in manette
per ordine del gip del tribunale di
Perugia su richiesta della procura.
Le accuse sono di quelle che non
si sciolgono nell’acqua benedetta.
Oltretutto, se a finire nel mirino
è un uomo di legge, la piaga che
si è aperta rappresenta un vortice
infetto dal pus dell’impunità. Car-
te in mano, il tris d’assi calato
contro Staffa ha scaraventato in
aria il banco del malcostume:
concussione, corruzione, rivela-
zione di segreto d’ufficio. Capi
d’imputazione pesanti, che sareb-
bero legati a favori concessi dal
magistrato in cambio di sesso.
Staffa, improvvisamente, si è tro-
vato dall’altra parte della barri-
cata. A inchiodarlo non sono sta-
te le arringhe di un novello Perry
Mason, bensì alcuni filmati che
lo hanno pizzicato con una tran-
sessuale, che a sua volta avrebbe
denunciato il pm al gip. Proprio
la trans avrebbe raccontato che
Staffa le aveva offerto protezione
in cambio di prestazioni sessuali.
Per due transessuali, il pm avreb-
be anche dato «parere favorevole
alla scarcerazione» consentendo
il via libera dei permessi di sog-
giorno «per motivi di giustizia in
relazione alle dichiarazioni rese
dai suddetti nell’ambito di proce-
dimenti a lui assegnati». Secondo
i magistrati perugini Giacomo Fu-
mu e il sostituto Angela Avila,
Roberto Staffa si sarebbe preoc-
cupato per la richiesta dei succes-
sivi rinnovi dei permessi di sog-
I
giorno, controllando persino le
scadenze. Parallelamente, come
insegna un vecchio adagio, i mali
non vengono mai da soli. Così,
nell’ordinanza di custodia caute-
lare è stato sottolineato, tra le al-
tre cose, che il pm faceva sesso
con l’amante di un boss, detenuto
a Regina Coeli. In tal modo, «as-
sicurava il proprio interessamento
per far ottenere la scarcerazione»
del malvivente romano. Non con-
tento, il pubblico ministero si sa-
rebbe mosso per far ottenere, alla
donna, «un colloquio» con il ca-
poclan capitolino «a tal fine dan-
do parere favorevole alla sostitu-
zione della misura della custodia
cautelare in carcere con quella de-
gli arresti domiciliari».
L’Associazione nazionale ma-
gistrati, sulla vicenda, ha preso le
distanze senza infilarsi i guanti di
seta. «Con riferimento all’esecu-
zione di un’ordinanza cautelare
emessa dall’autorità giudiziaria
di Perugia nei confronti di un ma-
gistrato della procura della Re-
pubblica di Roma, nella doverosa
attesa dei successivi approfondi-
menti d’indagine, riafferma la
centralità della questione morale.
La violazione della legge da parte
dei magistrati compromette la
giurisdizione e la credibilità del-
l’ordine giudiziario». Contestual-
mente l’Anm ha ribadito che
«
nella magistratura non possono
esistere spazi di impunità; i ma-
gistrati sanno trovare gli strumen-
ti necessari per individuare e san-
zionare, anche al proprio interno,
ogni comportamento contrario
alla legge. Nell’auspicare un ra-
pido accertamento dei fatti,
l’Anm esprime, quindi, sostegno
e apprezzamento per l’azione di
quanti sono impegnati nella ricer-
ca della verità».
In famiglia, ogni tanto, spunta
una pecora nera e il difettoso in-
granaggio, stavolta, si è inceppato
in un angolo della magistratura,
che sicuramente sciacquerà i pan-
ni sporchi ma che, al tempo stes-
so, non potrà evitare le possibili
allusioni della gente comune, più
propensa a incitare la fuga di Fa-
brizio Corona e ormai lontana
dal rispettoso alveo del terzo po-
tere costituzionale.
L’Italia, paese in cui gli scan-
dali gozzovigliano e si riproduco-
no con un’inquietante costanza,
è ancora teatro di un’indecenza
che ha schiaffeggiato, fino a pro-
va contraria, chi dovrebbe garan-
tire lo stato di diritto. La
mission
,
nel caso di Staffa, è stata anneb-
biata dal piacere, dal vizio e an-
che, perché no, dal gustoso net-
tare dell’agire contromano grazie
al
pass
firmato dalla propria toga.
L’abito non fa il monaco, ma l’oc-
casione fa l’uomo ladro.
II
POLITICA
II
K
Il pm Roberto STAFFA
segue dalla prima
La sinistra bancaria
(...)
Beppe Grillo è già partito all’attacco della
sinistra bancaria del Pd e del suo manuten-
golo Mario Monti, lanciando l’accusa che i
soldi dell’Imu servono per ripianare il buco
di Mps. Ad ingroia non pare vero cavalcare
lo scandalo per tentare di strappare ancora
voti a Bersani e Vendola in evidente e cre-
scente difficoltà sotto l’accusa di puntare ad
una alleanza post-elettorale con Monti per
conservare e perpetuare all’infinito il sistema
di potere del Pd. Ed anche se il Cavaliere non
affonda e non incalza a causa dei suoi storici
rapporti personale con la banca senese è fin
troppo evidente che ha tutto da guadagnare
dal divampare di una polemica che oltre ad
investire la sinistra colpisce anche il governo
dei tecnici che non solo non ha controllato
ma che che ha addirittura cercato di nascon-
dere e disinnescare lo scandalo. Nessuno è
in grado di prevede se e quanto questa vi-
cenda possa incidere sulla campagna elet-
torale del Pd che era stata presentata come
la marcia trionfale di Bersani verso Palazzo
Chigi. Ma è facile prevedere che le polemi-
che accompagneranno il segretario del Pd
per tutto il mese di febbraio e trasforme-
ranno la preventivata marcia trionfale in
un dolorante calvario. La vicenda Mps è
esplosa nel momento in cui, come ha detto
Monti a Davos senza rendersi neppure con-
to delle proprie parole, la crisi finanziaria è
alla fine e quella sociale è all’inizio. E se la
crisi sociale divampa con chi se la può pren-
dere la maggioranza dei cittadini imbufalita
per la recessione usata come mezzo di cura
della crisi finanziaria se non con i politici
da una parte e le banche dall’altra? E che
c’è di meglio per la rabbia popolare che sca-
ricarsi contro quel partito che per decenni
ha avuto una banca e solo per un caso non
è riuscito a conquistarne un’altra? E se que-
ste elezioni segnassero non il trionfo ma la
fine della sinistra bancaria?
ARTURO DIACONALE
L’ex impiegatoMps
(...)
Da abile funzionario bancario, Aurigi
aveva subito capito chi fosse Mussari, che
veniva considerato l’artefice della distruzione
della banca come patrimonio dei senesi. Ed
era il bersaglio prediletto di tutte le inteme-
rate che faceva nelle assemblee degli azionisti.
Una sorta di “proto Grillo” locale. Che ave-
vano tentato di far tacere in tutte le maniere.
Anche dandogli del fascista, che in una città
rossa come quella senese è sempre un insulto
che fa impressione. Da qualche tempo però
la città famosa per la battaglia di Montaperti
e per il Palio si è dovuta ricredere: Aurigi
aveva proprio ragione e le sue invettive con-
tro i sindaci senesi che si sono succeduti dalla
fine degli anni ’90 a oggi adesso le persone
se le vanno a ristudiare su internet o sulle
vecchie collezioni del giornale locale,
il Cit-
tadino
.
Come la lettura ragionata del bilancio
2003
con la quale per la prima volta denun-
ciò la possibilità di una vera e propria ban-
carotta. O “banca rossa fraudolenta”, per
usare l’ottimo titolo del
Giornale
di ieri. Per
anni l’establishment locale ha cercato di di-
pingere Aurigi come una sorta di “scemo del
villaggio” o come un ex impiegato frustrato
e rancoroso. Invece semplicemente aveva ra-
gione. Sapeva che i dirigenti, che avevano
già dissipato 2500 miliardi comprandosi una
banca “sòla” come la 121, avrebbero finito
per portare il Monte alla rovina. Allora in
città gli davano tutti della Cassandra, spe-
rando che lo fosse davvero. Oggi, troppo tar-
di, i senesi hanno aperto gli occhi. Anche per-
chè lui terminava tutti i propri interventi nelle
assemblee del Mps dicendo che «alla fine
questa situazione è colpa dei cittadini che
non trovano la forza di ribellarsi». Parole
sante. Con il senno di poi.
DIMITRI BUFFA
Il giuramento del piacere,
la“dura lex”del pm Staffa
Elezioni,Berlusconi
apre la campagna
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SABATO 26 GENNAIO 2013
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