Florian Illies racconta   l'incredibile anno 1913

Lo studioso e storico dell’arte tedesco Florian Ilies è autore di un libro singolare, intitolato “1913, l’anno prima della tempesta” (edizioni Marsilio), che è divenuto un caso internazionale nel panorama della cultura del nostro tempo. Infatti, con una forma letteraria inconsueta e una struttura narrativa particolare, il libro, diviso in dodici capitoli corrispondenti ai mesi dell’anno di cui si parla diffusamente, descrive quanto accade in quel periodo ricco di fermenti intellettuali che precedette l’inizio della Prima guerra mondiale. Nel primo capitolo del libro, Illies ricorda come nel mese di gennaio del 1913 dal Louvre di Parigi scomparve la Gioconda di Leonardo da Vinci. Subito dopo evoca la celebre definizione che Franz Kafka diede del secolo appena iniziato, designandolo con un’efficace espressione: il tempo della nevrastenia. Kafka, che ha già concepito e scritto alcuni dei suoi capolavori come “La metamorfosi”, è interiormente tormentato e scrive lettere d’amore struggenti e melanconiche a Felice Baur, la donna di cui è innamorato e che non riuscirà mai a sposare.

Nel libro il lettore viene colpito e rimane incantato dal modo straordinario e sorprendente con cui l’autore mostra quanti talenti artistici e intellettuali nel 1913, prima dell’inizio della guerra, erano impegnati a dare forma alle loro opere nel campo della letteratura, della pittura, della scienza, della musica e della cultura in generale. Un periodo di grande creatività artistica nel quale nessuno presagiva l’imminenza della catastrofe. In quell’anno fatale e importante Freud è impegnato a completare la stesura del suo libro “Totem e tabù” e ad elaborare la dottrina del parricidio, mentre il suo rapporto di collaborazione professionale con Carl Gustav Jung si incrina in modo definitivo. Oswald Spengler, che è rimasto turbato dopo che è avvenuto il naufragio e l’affondamento del Titanic, scrive il suo famoso libro “Il Tramonto dell’Occidente”, poiché constata che la cultura che ha prodotto tanta bellezza e profondità di pensiero è avviata ineluttabilmente verso il declino.

Max Weber, il padre della Sociologia moderna, mentre individua le categorie di pensiero per comprendere la modernità, in questo anno ha una intuizione che riassume nella formula “Il disincantamento del mondo”, per indicare come con il progresso tecnico e scientifico l’umanità sia destinata a superare l’epoca della magia e ad assistere al trionfo del processo di razionalizzazione. Adolf Hitler, escluso dall’Accademia di belle arti di Vienna, vive da uomo povero nel dormitorio pubblico e dipinge acquarelli nel tentativo di affermarsi come pittore. In seguito si trasferisce a Monaco. Nello stesso anno Iosif Stalin è a Vienna, esiliato dalla sua patria, ed è impegnato a scrivere il suo saggio su il marxismo e la questione nazionale. Senza conoscersi, come racconta Illies nel libro, sia Stalin che Hitler passeggiano a Vienna nel parco di Schonbrunn, sfiorandosi. Il grande pittore Franz Marc, mentre si inaspriscono nei Balcani le tensioni tra la Serbia e la Bulgaria intorno alla Macedonia, realizza un quadro memorabile intitolato “I lupi”.

In quell’anno è molto seguito il magistero della studiosa dell’arte Meier Graefe, autrice di un saggio in cui delinea la evoluzione della pittura moderna. Infatti nascerà la corrente del Meir-Graefismo, per indicare la predilezione verso l’arte impressionista e francese. Per questa studiosa i pilastri della pittura moderna sono costituiti dall’opera di autori quali Degas, Cezanne, Manet, Renoir. Non bisogna dimenticare che, mentre con l’opera di Picasso nasce e si impone la corrente del cubismo sintetico, nel 1913 si ha lo scioglimento del gruppo di artisti riuniti nella corrente del Ponte, fatto che genera una divisione tra i pittori espressionisti e quelli impressionisti. Nei suoi meravigliosi disegni George Grosz ritrae la desolazione della metropoli moderna, divisa dal contrasto tra la ricchezza e la povertà e mostra con rara profondità la solitudine dell’uomo nella dimensione della città in cui a dominare è l’indifferenza e l’insensibilità umana, fredda ed ostile.

Nel libro figura un ritratto indimenticabile del grande pittore Oskar Kokoschka che si era innamorato perdutamente di Alma Mahler, la donna rimasta vedova dopo la morte del marito, grande compositore. Kokoschka, pur di conquistarla, realizzerà in un grande quadro il suo memorabile ritratto intitolandolo “La Sposa del vento”, per dimostrare quanto sia vana e illusoria la pretesa di un uomo di possedere una donna per sempre, che per sua natura è inafferrabile e sfuggente come il vento. Kokoschka alla fine sarà abbandonato da Alma Mahler, che comunque continuerà ad amare fino ai suoi ultimi giorni di vita. Il 1913 è l’anno in cui Giorgio De Chirico dipinge il suo celebre quadro “Piazza d’Italia”, con cui assume una forma compiuta e viene a maturazione la sua pittura metafisica, destinata ad influenzare la cultura moderna. Per capire come la psicoanalisi nel primo Novecento sia stata capace di rinnovare la letteratura, è utile e necessario cogliere le analogie tra l’opera di Freud e quella letteraria di Arthur Schnitzler, autore del celebre libro “Doppio sogno”.

Anche Stravinskij con la rappresentazione del dramma “Le Sacre Du Printemps al Theatre des Champs Elisees” realizza la rivoluzione dodecacofonica nel campo della musica. Sono indimenticabili nel libro le pagine che rievocano l’anno difficile vissuto a Trieste da James Joyce, che per vivere era costretto ad impartire lezioni d’inglese. Proprio nel 1913, Ezra Pound, avendo compreso la genialità dello scrittore irlandese, lo invita a collaborare alla sua rivista. Joyce, grazie alla sollecitazione del grande poeta Pound, riprende a scrivere e completa i suoi due famosi libri: “Il ritratto da giovane dell’artista” ed “I racconti di Dublino”. Nel libro è bello e memorabile il racconto della fuga di Ernst Junger, destinato in futuro a divenire un grande scrittore e pensatore che, appena adolescente, dopo avere letto alcuni libri di avventura, fugge dalla sua famiglia e raggiunge l’Africa. Qui viene fatto prigioniero, e dopo un provvidenziale intervento del padre rientra nella sua famiglia. Il 1913 è l’anno in cui viene pubblicato il primo libro della grande opera letteraria di Marcel Proust “Alla ricerca del tempo perduto”, un’opera che avrà un peso enorme nella cultura della avanguardia del XX secolo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:35