John Cabot University, “pezzo” di Usa in Italia

Uno dei “pezzi di America” nel nostro Paese è sicuramente la John Cabot University, nella quale si respirano Stati Uniti a pieni polmoni pur essendo nel quartiere più caratteristico di Roma, Trastevere. Nel nostro viaggio alla scoperta dei rapporti tra Italia e Usa siamo felici di conoscere il presidente di questo importante ateneo americano, il professor Franco Pavoncello (nella foto), il primo italiano senza doppia cittadinanza ad essere eletto presidente di una istituzione universitaria americana, che ringraziamo per la sua disponibilità.

Professor Pavoncello, la John Cabot University è uno dei due atenei americani storici in Italia. Siete a Roma, in una bellissima sede a Trastevere

La Jcu è autorizzata ad operare come College americano dal 1976. Nel dicembre del 2011 il Ministero dell’Istruzione ci ha confermato che i nostri diplomi possono essere ammessi al fine di accedere alla laurea magistrale (il +2) nelle Università italiane, e anche per i concorsi pubblici. Siamo parte dell’Associazione che riunisce le Università Americane all’estero, la AAICU (Association of American International College & Universities), che forma circa 100mila studenti ogni anno. Siamo accreditati con la Middle States Association, che è una delle sei istituzioni regionali nelle quali si dividono gli Stati Uniti per la policy di rilascio di diplomi validi per il sistema formativo americano: diversi nostri alunni hanno proseguito gli studi (i cosiddetti Graduate Studies) conseguendo Master’s degree e Ph.D. in alcune delle più prestigiose università americane. Abbiamo un campus a via della Lungara, e un altro sul Lungotevere; e abbiamo preso un bellissimo residence di 240 posti per i nostri ragazzi sempre qui a Trastevere salendo verso il Gianicolo. Abbiamo molti studenti che dopo un po’ di tempo da noi vanno a fare stage in azienda e sono molto apprezzati: i nostri ragazzi vengono da più di 130 Paesi nel mondo, e quelli americani provengono da tutti gli Stati Uniti. Abbiamo circa 600 degree seeking students e altrettanti visiting students, che stanno per un semestre (solo il 10 per cento rimane un anno), e puntiamo ad assestarci intorno ai 1.400 alunni.

Quali sono le facoltà presenti alla Jcu?

Abbiamo 13 corsi di laurea. I principali sono Affari Internazionali, Business Administration e Communication. Poi abbiamo Storia dell’Arte che è molto interessante; Letteratura Inglese con un importantissimo centro per la scrittura creativa in inglese. Un’altra nostra facoltà molto prestigiosa è quella di Marketing: abbiamo lanciato un “Leadership and Enterpreneurship Institute” nel quale crediamo molto al fine di educare i ragazzi a fare impresa.

Offrite borse di studio?

Sì, abbiamo diverse soluzioni. Gli italiani con 100/100 alla maturità fanno gratis il primo anno da noi, e se poi mantengono una media alta negli anni successivi lo sconto si assesta tra l’80 e il 50%. L’8 per cento del nostro bilancio va in borse di studio. Inoltre, per policy dobbiamo avere ogni anno almeno uno studente completamente spesato dalla John Cabot, al quale offriamo l’assistenza per i documenti di visto, lo studio, i libri, il vitto e l’alloggio.

L’Italia è il Paese non anglofono che attrae il maggior numero di studenti americani. Ogni anno sono circa 35mila. Qual è a suo avviso il segreto di questo successo?

Certamente, la ricchezza storica e culturale del nostro Paese è enorme ed esercita un grandissimo fascino sugli americani: la possibilità di studiare e vivere per un periodo in città come Roma e Firenze è fondamentale. Poi c’è anche una grande ricchezza di contenuti educativi: oltre alle due università americane con un proprio campus, ci sono 150 programmi di altri atenei statunitensi che ogni anno inviano studenti in Italia. Inoltre c’è la grande capacità di noi italiani ad accogliere e far sentire a proprio agio lo straniero: in questo Roma è magnetica e chiunque ci passi un po’ di tempo finisce per portarsela dentro per sempre.

Nel mondo dell’educazione e della formazione, cosa dovrebbe imparare l’Italia dagli Usa? E viceversa?

Il sistema universitario americano è uno dei grandi elementi di successo degli Stati Uniti: il loro concetto di università secondo lo schema delle arti liberali si sta affermando anche in Italia. Dal punto di vista del percorso inverso, è importante l’attenzione italiana al livello di educazione primaria e secondaria: c’è una preparazione più approfondita nelle più giovani età, in Italia, rispetto a quanto accade negli Usa. Forse la capacità analitica dei ragazzi italiani che escono da buoni licei del nostro Paese è leggermente superiore di quella dei loro corrispettivi americani. Qui alla Jcu verifichiamo come sia vincente il modello che vede uno studente con una formazione di tipo italiano fino alla educazione secondaria, che poi prosegue con un imprinting universitario più americano. Una delle cose importanti che ci differenzia da alcune università italiane è la struttura e la tempistica degli studi: finire in 3 anni invece che in 5/6 dà un approccio dinamico verso le opportunità che la giovane età incrocia, le occasioni che la vita mette davanti ai ragazzi. Alla John Cabot gli studenti sono molto seguiti e si riesce a non perdere il ritmo che prevede l’uscita dopo i tre canonici anni, evitando così il fenomeno del parcheggio delle menti all’università. Un altro elemento fondamentale del successo del sistema americano è quello del costo delle rette: l’impegno è proporzionale al dispendio affrontato per laurearsi, e siccome il secondo non è basso anche il primo è alto e forma professionisti capaci ma anche allenati a lavorare duramente per meritarsi il successo. Nel sistema italiano le basse rette per tutti – che comunque generano costi nascosti in termini di tassazione spalmata su tutta la popolazione – non aiutano a spingere i ragazzi ad impegnarsi: alcuni ovviamente lo fanno, ma il sistema fa poco per spronarli e accendere un po’ di sana competizione.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:37