L’Italia e Las Vegas, tante cose in comune

Girovagando per i 50 Stati in cerca di tracce di Italia in terra americana, questa volta arriviamo dove tutti una volta nella vita vorrebbero andare per divertirsi, per fare qualcosa di diverso, per cambiare almeno per un po’ la routine della loro vita: Las Vegas. Una città nota in tutto il mondo, un luogo con una storia molto diversa da ogni altra: anche Las Vegas ha una grande presenza italiana, e nessuno meglio di Edward Bevilacqua ce la può raccontare. Questo vuol dire che stavolta quello che accade in Vegas non rimane in Vegas!

Edward, sappiamo che la storia degli italiani a Las Vegas e in Nevada è anche una storia di mafia. Quando si tratta di italiani, purtroppo la narrazione tradizionale parla solo di questo: ma molti italoamericani hanno invece partecipato a tutti gli aspetti della crescita della città. Vuoi aiutarci a capire qualcosa di più su questo?

Questo è un mito. Come la maggior parte delle cose nella vita, il sensazionalismo di una minoranza ottiene molta più attenzione rispetto alla maggioranza silenziosa; questo è ciò che accade quando si parla di mafia e Las Vegas. Las Vegas non è cresciuta grazie alla mafia. La città è cresciuta da circa 350mila a quasi 2 milioni di persone a partire dal 1975 (vale a dire negli ultimi 40 anni, una volta che le grandi imprese sono venute qui); dagli anni Quaranta fino gli anni Sessanta quest’area era praticamente un posto con molta polvere e con leggi che legalizzavano il gioco d’azzardo e la prostituzione.

Il numero dei membri della mafia di Las Vegas è sempre stata una goccia nel mare (forse una dozzina) rispetto al numero di mafiosi nelle vecchie comunità delle altre grandi città, tra cui New York, New Jersey, Philadelphia, Chicago, New Orleans, eccetera. Las Vegas è diventata la città che è oggi perché non vi era alcun controllo mafioso; la gente era libera di perseguire la sua passione e raccogliere i frutti del suo duro lavoro.

Una volta che Howard Hughes venne a Las Vegas, altre grandi compagnie lo seguirono e poi la città realmente cominciò a crescere quando il capitale necessario per trasformare un deserto in un’oasi arrivò attraverso le grandi aziende di proprietà pubblica.

Non vi è alcuna presenza mafiosa a Las Vegas oggi. La città è fortemente regolamentata e controllata dalla polizia; praticamente ogni lavoro richiede un controllo sul proprio passato, le impronte digitali o qualche tipo di registrazione presso le autorità (questo include anche piccoli lavoretti senza grande responsabilità). Lo Sceriffo, Joe Lombardo, è un orgoglioso italoamericano. Anche Bill Young, lo sceriffo precedente, è mezzo italiano ed è cresciuto parlando italiano. Se si considera il numero di guardie di sicurezza che lavora nei casinò, nelle imprese e nelle zone residenziali, più il personale militare presso l’Air Force Base locale, Las Vegas ha più personale di sicurezza/polizia di quasi tutte le città del mondo. Ecco perché si può camminare per strada alle 4 del mattino, con 2mila dollari in contanti in tasca e non essere preoccupato di essere derubato.

Qual è l’effettiva presenza degli italiani a Las Vegas e in Nevada?

È molto comune per gli italoamericani credere che ci sono solo due tipi di persone al mondo: gli italiani e coloro che vorrebbero essere italiani.

Ci sono italoamericani in ogni carica dello Stato: per citarne solo uno, il Procuratore Generale, Adam Laxalt (il cui padre è l’ex Senatore Pietro Vinci Domenici) ha origini italiane. Las Vegas offre opportunità per le persone con competenze, amanti del rischio e grandi lavoratori: sono requisiti ai quali gli italoamericani si adattano perfettamente, perché sono cresciuti ascoltando le storie di chi lasciò la sua patria per cercare opportunità e successo e li trovò in America, ma solo se disposto a lavorare duramente.

Las Vegas è una città ideale per le persone che si sono impegnate a superare le aspettative, e gli italoamericani sono decisamente fra questi: anzi, superare le aspettative è uno dei fattori che li differenzia dagli altri. Mentre gli altri fanno un lavoro fino a quando non è abbastanza buono, gli italoamericani lo fanno fino a quando sono orgogliosi del risultato e ritengono che anche gli altri lo saranno altrettanto.

Con solo circa 2 milioni residenti permanenti a Las Vegas, gli italoamericani qui si conoscono abbastanza bene tra di loro. Las Vegas ha altri forti gruppi etnici e religiosi, come i cinesi, i filippini, gli ispanici, gli ebrei, i mormoni. Ma gli italoamericani sono gli unici che coprono in modo univoco l’intero spettro delle posizioni lavorative (anche se, a differenza di altri gruppi, non è facile trovare un gran numero di lavoratori italoamericani non qualificati). Molti italoamericani che sono avvocati, medici, architetti, magistrati, commercialisti, dirigenti, artisti dello spettacolo e imprenditori.

Ci sono più di 100mila persone nella zona di Las Vegas che hanno origine italiana. Quasi tutte queste persone si sono trasferite qui negli ultimi 30 anni: questo è significativo, perché quasi tutti provenivano dall’Italia o da un’altra comunità italoamericana. In quanto tale, Las Vegas è una meta all’ovest di emigrazione di seconda generazione (dove la prima emigrazione fu quella dall’Italia agli Stati Uniti). Le persone che si spostarono erano coloro che disposti a rinunciare a quello che avevano in cambio della loro convinzione che avrebbero trovato qualcosa di meglio all’ovest. All’epoca in cui queste persone vennero qui, a partire dagli anni Settanta, essi erano in grado di conoscere praticamente ogni altro italoamericano di quest’area, o almeno di avere qualche conoscente in comune; e durante il periodo in cui la città è raddoppiata in termini di dimensioni più e più volte, quasi ogni italoamericano rimaneva a due gradi di separazione da ogni altro suo conterraneo, visto che la comunità italoamericana cresceva insieme alla città. Ciò non si verifica nelle altre grandi comunità italoamericane: lì, la gente conosce le persone nella loro comunità locale, ma non moltissimi altri.

Per esempio, ci sono alcune famiglie italoamericane che sono qui da 50 anni: Ruvo, Perry, Tiberti, Marnell, Fertitta. Oggi praticamente tutti gli altri 100mila italoamericani conoscono qualcuno che li conosce.

Ci sono anche circa 1,5 milioni di italoamericani che ogni anno visitano Las Vegas per lavoro o per divertimento. La maggior parte provengono da città che hanno grandi comunità italoamericane. Quando arrivano rimangono colpiti dall’architettura italiana presente nei casinò e dalla presenza di decine di ristoranti italiani di livello mondiale e di artisti italoamericani. Questo render possibile l’interazione tra culture italoamericane di diverse città e zone. Poche persone lasciano Las Vegas senza essere impressionate da quello che offre.

C’è una personalità o un luogo particolarmente significativo per rappresentare l’Italia a Las Vegas o in Nevada?

Il Caesars Palace, The Venetian, il Palazzo, Bellagio sono eccellenti rappresentazioni e ambasciatori d’Italia a Las Vegas. La qualità, artigianalità e l’attenzione al dettaglio che vi si trovano sono di classe mondiale. Inoltre i ristoranti, gli animatori, gli artisti, i dirigenti e i manager che lavorano in questi luoghi confermano la convinzione che gli italiani e gli italoamericani sono fondamentali per la crescita di Las Vegas e per il suo futuro. Ristoranti come Trattoria Reggiano, Il Mulino, Zeffirino’s, Ferraro’s, Gina’s Bistro e Roma Deli assumono cuochi e personale nati e cresciuti in Italia.

Uno dei motivi per cui Las Vegas è spesso riconosciuta come una delle sette grandi città del mondo è perché è una città in cui le idee possono essere trasformate in realtà: e questo è un tratto tipico degli italiani, riguardo l’abbigliamento o l’arte, le automobili o la musica o le costruzioni e altro. Gli italiani possono immaginare una cosa e poi costruirla: questa è la vera storia degli italoamericani a Las Vegas. Questa città è stata costruita negli ultimi 40 anni, per lo più da commercianti specializzati che si spostavano da est perché c’erano terreni a buon mercato, un buon clima e la possibilità di avere successo. Las Vegas ha attratto gli imprenditori e i grandi lavoratori.

Tu sei il Vice Presidente dell’Italian American Club di Las Vegas. Di che si tratta?

Il nostro è noto anche come “Il club più elegante del pianeta!” Abbiamo quasi 700 membri, per lo più professionisti e titolari di aziende, e per la maggior parte sono italiani. Il Club è stato riconosciuto come il miglior ristorante italiano dal quotidiano della città (The Review Journal). Anche se il cibo è ottimo, sono il divertimento e l’atmosfera che hanno fatto guadagnare il premio al nostro club.

Poiché l’età media dei nostri membri è vicina ai 70 anni, quasi tutti sono veramente italoamericani di seconda generazione, cioè avevano un genitore o un nonno che è venuto dall’Italia; come tali, non hanno quasi nessuna esperienza di prima mano della cultura italiana di 100 anni fa, quando i loro parenti sono venuti in America. Queste persone amano i costumi e le tradizioni italiane e vogliono fare quello che possono per garantire in futuro la loro sopravvivenza.

Anche se ci sono centinaia di Associazioni italoamericane negli Stati Uniti, il nostro club è unico perché si trova nella capitale mondiale della ristorazione e del divertimento, e una grande percentuale dei nostri membri viene da uno di questi due business: il fatto di ospitare ogni anno quasi 42 milioni di turisti, persone che vengono qui con l’intenzione di spendere soldi, consente a Las Vegas di offrire i migliori ingredienti e prodotti, i migliori chef, il migliore staff e il migliore servizio, la migliore animazione. Molti dei membri del Club sono intrattenitori o proprietari di ristoranti; per questo, abbiamo accesso a cose che altri club semplicemente non hanno.

Tu sei anche l’editore di “Ciao Tutti”, una meravigliosa rivista mensile che sta rapidamente crescendo in termini di contenuti, lettori e copie distribuite ...

L’obiettivo di “Ciao Tutti” è quello di aiutare i club e le associazioni italoamericane a rimanere importanti e attive al giorno d’oggi. Oggi le persone hanno così tante scelte su come spendere il loro tempo libero, che è difficile imporsi per la maggior parte dei club e delle associazioni italoamericane. Tra l’altro, la maggior parte dei club si basa sul lavoro volontario, e la sopravvivenza è ancora più difficile.

“Ciao Tutti” aiuta a diffondere contenuti italoamericani dei club locali presso tutta la loro comunità. La distribuzione avviene attraverso diversi punti, e la rivista è gratuita. La nostra esperienza ci dice che ci sono italoamericani alla ricerca di connessione con le proprie radici italiane. Più impariamo circa le nostre radici e la nostra cultura italiana, più le apprezziamo. Il nostro obiettivo è quello di concentrarsi sul meglio del meglio delle persone, dei luoghi e degli eventi nelle comunità italoamericane in cui operiamo; di riconoscere i successi di chi rende migliore la nostra comunità; e di capire che cosa rende così speciale il genio italiano. Il nostro motto è: “It’s what’s on the inside…” (È quello che c’è dentro...)

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:23