Freeheld: un film che lascia il segno

Le opere di finzione narrativa e cinematografica spesso, nei casi in cui siano rivolte a rappresentare la condizione umana delle minoranze all’interno della società, riescono a mostrare quanto sia giusto impegnarsi per il riconoscimento della parità dei diritti tra tutti i cittadini di uno Stato e di un Paese. Il film “Freeheld”, diretto da Peter Sollett, con Julianne Moore, Ellen Page e Michael Shannon, racconta una storia che emoziona, commuove e dimostra quanto sia stato difficile per le minoranze ottenere il rispetto del principio di eguaglianza. Julianne Moore interpreta nel film, in modo magistrale e con una bravura sbalorditiva, il ruolo di un detective Laurel Hester.

Nella prima parte del racconto viene rappresentata la bravura e il rigore professionale con cui Laurel Hester esercita la sua professione di detective. Riesce con il suo intuito a comprendere come funziona il mondo criminale e a sgominare, grazie al suo istinto di investigatrice, le più feroci e potenti organizzazioni criminali, smascherandone e rivelandone i segreti e le trame segrete ed occulte, e gli affari sporchi e illeciti. Nel suo ambiente di lavoro, il mondo della forze di polizie e di sicurezza dello stato del New Jersey, regnano sovrane l’ipocrisia e la finzione. I suoi colleghi di lavoro, maschi, eterosessuali, bianchi e di religione protestante sono fortemente condizionati dai pregiudizi che vi sono nella società provinciale a cui appartengono.

La vita privata e gli aspetti di essa che sono considerati inaccettabili devono essere nascosti e tenuti segreti nell’ambito del mondo del lavoro. Infatti molti colleghi di Laurel Hester nascondono il loro orientamento sessuale per paura di vedere compromesse le loro legittime aspettative di carriera. Lei, per lo stesso motivo, non ha mai rivelato ai suoi colleghi di essere attratta dalle donne e non dagli uomini. Nel film la prima parte della narrazione, anche se appare lenta e a volte macchinosa, è tuttavia pregevole e efficace poiché mostra l’atmosfera e il clima culturale che vi sono nella provincia americana rispetto ai diritti rivendicati dalle minoranze sessuali.

Laurel, una sera in un locale frequentato da persone che hanno il suo stesso orientamento sessuale, per caso, come avviene a noi eterosessuali nella vita, incontra una giovane donna, bella e sensibile, di cui si innamora. Si tratta di Stacie Andree, una giovane che lavora in un negozio dove si sostituiscono le gomme alle automobili. Tra Laurel e Stacie nasce una travolgente e intensa storia d’amore, tanto che le due donne, sfidando i pregiudizi e le ostilità esistenti nel loro ambiente verso le coppie dichiaratamente gay, decidono di acquistare una nuova casa e di condividerla. Proprio nel momento in cui, grazie all’intesa raggiunta sentimentalmente, le due donne hanno instaurato una convivenza basata sul rispetto reciproco e un’autentica comunione d’amore, accade un fatto tragico.

Laurel viene colpita da un cancro ai polmoni e si ammala gravemente. Quando comprende che la sua vita è in procinto di terminare, decide, dopo che la loro relazione è stata regolarizzata di fronte alle autorità civili dello stato del New Jersey, di lasciare la sua pensione di reversibilità alla sua compagna, per consentirle di pagare il muto della loro casa. Per questo si rivolge al comitato della sua città, situato nello Stato del New Jersey. Come spesso hanno notato i recensori del film, questa opera cinematografica colpisce, oltre che per la grande attualità del tema trattato, perché è tratta da una storia realmente accaduta negli Usa, quando i diritti della minoranze sessuali erano ignorati e disconosciuti.

Il comitato, composto per lo più da personalità legate al Partito Repubblicano e dalla mentalità retriva e reazionaria, in un primo momento oppone un netto rifiuto all’istanza presentata da Laurel con la motivazione che le unioni tra persone dello stesso sesso offendono la morale, minano la santità e la sacralità del matrimonio e possono favorire il dilagare del disordine morale all’interno della società. Pur molto malata, Laurel prosegue la sua strenua lotta, aiutata da un militante ebreo e gay e da un collega di lavoro, che nel film appare come una persona libera dai pregiudizi e capace di considerare quanto sia importante la lotta per i diritti delle minoranze sessuali. Laurel si rifiuterà sempre, fino alla fine, di invocare il riconoscimento della liceità del matrimonio tra persone dello stesso sesso, siano esse donne oppure uomini, preferendo impegnarsi perché alla fine a prevalere sia la parità dei diritti in nome della giustizia e dell’eguaglianza tra tutti i cittadini degli Usa.

Sulla sedia a rotelle e oramai priva di forze, per ottenere giustizia e vincere la lotta legittima contro i pregiudizi che discriminano le minoranze sessuali, Laurel si presenta di fronte al comitato del New Jersey. Qui sono molti a parlare a favore della causa di Laurel, in particolare nel film è bello e commovente il discorso pronunciato da un sacerdote, il quale sostiene che Gesù Cristo con la sua predicazione evangelica ha esortato le persone a nutrire sentimenti di compassione nei riguardi del prossimo e a non emettere giudizi sommari e approssimativi di condanna verso nessuno. Prima di morire Laurel vedrà accolta la sua richiesta, e grazie alla sua lotta e a quella di altre persone negli Usa i diritti delle minoranze sessuali oggi sono riconosciuti.

Questo film, a cui sono stati tributati elogi al recente festival del cinema di Roma, è importante e utile che sia visto e discusso poiché mostra quanto sia urgente che in Italia il Parlamento disciplini con equilibrio giuridico e sensibilità morale la questione delle coppie di fatto, siano esse eterosessuali o omosessuali, visto che su questo tema, sia per l’influenza della chiesa cattolica sia per l’inerzia colpevole della classe politica, vi è un vuoto legislativo intollerabile e grave in una società laica e liberale. Un film bello e intelligente.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:33