Casaleggio, il guru M5S nel libro di Di Majo

Attuale, oggi più che mai ed assolutamente da non perdere, l’ultimo libro di Alberto Di Majo: Casaleggio. L’uomo che ha sconvolto l’Italia: dall’Olivetti alla rivoluzione a 5 Stelle (Castelvecchi 2016; 89 pagine; 12 euro).

In poco meno di cento pagine Di Majo ci fa entrare nella storia privata e nella vita professionale e politica di Gianroberto Casaleggio, recentemente scomparso. Di Majo si era già interessato del Movimento 5 Stelle e del suo profeta. In questo saggio ben strutturato in pochi capitoli, chiari e semplici, ha aggiornato la sua indagine. Di Majo fa luce sulle origini del “signore oscuro”: chi c’è dietro al M5S? quali gli “affari a 5 Stelle? Chi il braccio e chi la mente? Chi ha paura di Casaleggio? Cyber-politica?

La sua storia: nasce professionalmente alla Olivetti ed alla Telecom. Successivamente con un gruppetto di amici si mette in proprio. E funziona. Poi l’incontro di Casaleggio con Beppe Grillo, che Di Majo sottolinea “deve aver funzionato anche sul piano emotivo”: il grande introverso ed il grande estroverso, forse per questo è nato il dialogo tra loro. “La mamma” estroversa, Grillo, e il “papà” Casaleggio, l’introverso. Beppe e Gianroberto hanno cofondato un blog bidirezionale, aperto a tutti, generando politica.

Del valore di Internet e delle sue potenzialità, cita Di Majo, Casaleggio si era già occupato in Web ergo sum: “Internet è una rivoluzione, ognuno vale uno ma l’umanità interconnessa e responsabile ha un valore che tende all’infinito”. Le persone: il cuore del suo interesse. Le persone: il segreto di Michael Slaby, il Chief Integration and Innovation Officer di Barack Obama che ha voluto conoscerlo - avendo avuto l’operato di Casaleggio uno sguardo sempre internazionale - ha detto: “Il nostro segreto è la gente, il software che ha permesso ad Obama di rivincere è la gente, people”. People: la parola chiave per entrambi è la stessa. Sull’onda delle terza rivoluzione industriale “la filosofia di Casaleggio è simile a quella di Slaby: be who you are and only who you are. Casaleggio ha guardato più ‘fuori’ che ‘dentro’, più alla possibilità di aggregare persone che ai princìpi che animano l’impegno dei singoli. Ma lo spazio è lo stesso”. Ancora, Di Majo mette in luce come “Casaleggio è riuscito a generare un fenomeno unico, una proposta antisistema, lanciata dal Movimento 5 Stelle, che ha incuriosito anche gli americani. I partiti vivono di soldi, di lobby, di strutture sul territorio: sedi, uffici stampa, dipendenti, giornali: in Rete tutto questo è un disvalore, non serve. Nel web invece le idee e la loro condivisione valgono più del denaro. La sfida di costruire una democrazia su Internet è passata: il suo messaggio è passato, anche perché gli altri media, a cominciare dalla televisione, sono chiusi”.

Di Majo ci racconta cosa dicono di lui i suoi amici: “Un uomo corretto, informato, introverso che viveva in una bellissima casa affacciata sulla Valle d’Aosta, con la seconda moglie, il figlio piccolo e due gatte persiane. Lì trascorreva interi week-end passeggiando da solo nel bosco dietro casa. Gianroberto non è mai stato attaccato ai soldi. Penetrare la sua apparente freddezza, interrompere il flusso delle sue riflessioni che sembravano accavallarsi una dietro l’altra non era facile. Alle domande seguivano silenzi, a volte sorrisi. Seguiva percorsi di pensiero eccentrici, insoliti, che apparivano anche bizzarri, ma che tornavano sempre al cuore del suo interesse: le persone, la comunità, il loro governo e meglio l’autogoverno.

Di Majo ci ricorda che Casaleggio si definiva “un comune cittadino che cerca di migliorare la società in cui vive, una persona normale forse banale”. Diceva: “Ho sempre vissuto del mio lavoro, pagato le tasse, rispettato le leggi, poi ho cofondato un movimento che restituisce soldi pubblici, mantiene le promesse fatte agli elettori, caccia i voltagabbana e impoverisce i suoi fondatori anziché arricchirli. E soprattutto sono incensurato. Ma cosa ho fatto di male? Perché non si rassegnano all’idea che faccio questo, perché mi sono rotto le scatole di vedere il mio Paese andare a rotoli per una classe dirigente di ladri ed incapaci?”.

Insomma, Alberto Di Majo ci fa amare questo personaggio così schivo, che avrà rilasciato forse un paio di interviste in tutto. In molti gli riconoscono la capacità di aver saputo vedere in anticipo, di aver avuto uno sguardo particolare: lui prefigurava scenari lontani, puntava ad anticipare i fenomeni, leggeva tutto quello che poteva interessarlo, era una persona curiosa.

Di Majo ci ricorda come Casaleggio abbia suscitato molti interessi e contrastanti pareri. Franco Ferrarotti è scettico sulla possibilità che il web possa creare un governo più giusto e rappresentativo dei cittadini. Apprezza ma non condivide i princìpi attivisti di Casaleggio. Ritiene che quella dei 5 Stelle sia una protesta incapace di farsi progetto. Un puro movimento, incapace di seguire un corso politico coerente. Non a caso l’inventore del non-partito è un comico che fa politica, mentre i politici ormai sono comici inconsapevoli. Si tratta di incantamento. Il sociologo ritiene che gli uomini delegando la loro memoria a Internet abbiano perso la forza dei ricordi e non crede che sia realistica una democrazia senza partiti, anche se ci troviamo stretti tra partici che discutono ma non decidono, né si può pensare ad una democrazia diretta senza che un gruppo o un uomo forte prenda in mano la situazione.

A pensarla in parte così è anche Marco Travaglio: “In cuor suo Casaleggio sapeva che senza la frusta e il pugno di ferro del “garante”, l’Armata Brancaleone si sarebbe subito sfaldata, o fatta comprare, o scalare. Un tecnorobespierre: un esperto di comunicazione che comunicava pessimamente se stesso. Se n’è andato dopo aver scritto un bel pezzo di storia d’Italia. Ha liberato il M5S da quell’ingrata incombenza, che prima o poi tocca a tutti, di uccidere il padre. I due si completavano a vicenda: un leader a due teste. Senza di lui Grillo non si sarebbe mai innamorato di Internet, non ne avrebbe nemmeno avuto gli strumenti. È raro trovare un leader politico più vilipeso di lui. Ne era dispiaciuto, non se ne dava pace”.

È stato colpito dalla storia professionale di Casaleggio anche il massmediologo Klaus Davi: “Casaleggio è un genio. Ha applicato le regole del marketing a Internet. Funziona. La comunicazione è virale, non soltanto razionale. In Italia la piazza conserva un suo ruolo fondamentale”. E lo sa bene Silvio Berlusconi, che ha continuato a fare campagna elettorale dal predellino dell’auto.

Mezz’ora dopo la morte di Casaleggio è nato Rousseau, il sistema operativo che egli aveva annunciato, è stato rilasciato on-line nella sua prima versione: “Un addio a Gianroberto per ricordare a tutti che il movimento può camminare da solo”. E poi il saluto commosso di Grillo: “Grazie di tutto quello che ci hai lasciato, lo metteremo a frutto e, come ci hai insegnato tu, non molleremo perché è difficile vincere con chi non si arrende mai”.

Alberto Di Majo ci consegna il ritratto di un visionario che è riuscito a vedere solo gli albori del suo sogno: una forza generata attraverso il web che è riuscita a coabitare con un sistema resistente al cambiamento ed oggi Roma e Torino sono divenute una realtà a Cinque Stelle, rappresentando un punto di rottura con il passato. È davvero cambiato il vento, riusciranno a rendere le due città più trasparenti e libere dalla corruzione? Vedremo.

Aggiornato il 22 giugno 2017 alle ore 13:08