“Sottomissione”

“Whoever stands in the ranks of Kufr will be a target for our swords and will fall in humiliation”. Tradotto: “Chiunque si trovi nel campo dei miscredenti sarà il bersaglio privilegiato delle nostre spade e verrà umiliato”, parola di Isis.

Questo, in fondo, rappresenta il carattere “globale” del terrorismo islamico, ancor meglio sintetizzato dall’espressione “Pubblico combattente”. Ovvero, qualunque persona che non sia un islamico ortodosso (e gli sciiti non lo sono, com’è noto!) è un nemico dell’Islam e va, alternativamente: convertito, decapitato o sottomesso. In quest’ultimo caso, però, l’Islam deve aver già conquistato il territorio dove vive il non-islamico: qualora ebreo o cristiano la sua esistenza è tollerata, previo pagamento di una tassa. E da qui, se volete, inizia il bel libro “Sottomissione” (Edizioni Bompiani, 2015) del contestatissimo scrittore francese Michel Houellebecq, classe 1956, nato a la Réunion, uno dei Dipartimenti d’Oltremare francesi. E va letto il libro, oggi più di ieri, perché ci dice come, di certo, saremo conquistati dall’Islam in questo XXI secolo. Con le buone o con le cattive. Nello scenario semionirico del romanzo il tutto avviene attraverso regolari elezioni grazie al fascino di un grande leader carismatico, il moderato islamico Mohammed Ben Abbes che fa la parte del Caporale austriaco, ma con ben altro spessore e apertura alla Storia contemporanea.

Il protagonista è François, un modesto professore di letteratura alla Sorbona, specialista di Joris-Karl Huysmans, capostipite del decadentismo francese, affascinato in gioventù dall’esoterismo e dal satanismo e che incontrerà la fede in età matura, fatto quest’ultimo che provocherà in lui una metamorfosi tale da investirne anche le forme espressive: il linguaggio stesso ne risulta rinnovato, come fosse stato immerso in un bagno di purificazione. Il romanzo di Houellebecq è ambientato nel 2022 in piene elezioni presidenziali francesi, in cui al termine del primo turno, con grandissima sorpresa di tutti, arriva al ballottaggio assieme al Partito di destra della Marine Le Pen anche quello della Fratellanza Musulmana, che sconfigge di misura i socialisti. Scontri armati con numerose vittime si susseguono in tutta la Francia, ma i media non ne danno notizia. E tutto ciò accade perché, oggi come domani, è la destra antieuropeista a far molto più paura dell’Islam moderato. Cosicché, socialisti e centristi sconfitti decidono di appoggiare il candidato islamico al secondo turno. Drogandosi con sigarette, vini e cibi ultraraffinati, il protagonista François vive con grande sofferenza - all’interno della sua roccaforte della cultura mondiale - il trapasso verso una società occidentale islamizzata. Ne vede i cambiamenti profondi introdotti nell’abbigliamento delle sue studentesse e nelle epurazioni susseguenti (tra cui lui stesso) di docenti a seguito della nomina a Rettore di un convertito islamico.

Ai nuovi padroni interessano poco o nulla le leve del potere economico: l’unico obiettivo è il controllo strategico del Ministero dell’istruzione, per consentire ai nuovi padroni di Francia (e del mondo) di procedere alla rivoluzione culturale “dolce”, in cui l’insegnamento religioso islamico è posto a fondamento di tutta l’educazione primaria e secondaria. Gli immensi capitali che vengono dal regno saudita e dagli emirati sono lì per questo. Per la conquista culturale dell’Europa attraverso la fertilità dei fedeli musulmani e la forza spirituale del Corano. Progressivamente, la componente femminile è spinta fuori dal recinto del lavoro, sussidiata per restare a casa e occuparsi dell’allevamento della prole. Il tasso di disoccupazione scende di decine di punti, mentre il nuovo presidente apre l’Unione europea all’ingresso dei Paesi arabi della fascia mediterranea e della Turchia, per ricostruire quello che, un giorno, fu il Grande Impero Romano d’Occidente, sotto la guida illuminata di un leader islamico come Mohammed Ben Abbes.

Inutile, in fondo, è il tentativo di fuga dai nuovi poteri incombenti del gaudente François, godendo dell’amore di una sensualissima ebrea che fugge precipitosamente in Israele con i suoi genitori e, poi, in una sequenza sempre più dolorosa e straziante, tentando amori mercenari e persino ripercorrendo le orme del suo adorato Huysmans che lo videro monaco laico in un glorioso convento francese. Tutto inutile. Ma, può un gaudente appassionato di donne resistere alla tentazione di godere lui stesso dei piaceri dell’harem, con donne giovani, belle, “sottomesse” e ubbidienti come è già accaduto a colleghi rimasti alla Sorbona - guadagnando il triplo dello stipendio precedente - che, malgrado la loro scarsa attrattività fisica, si sono visti sposati con rito islamico, una volta convertiti dal nuovo Rettore, con una giovane donna sedicenne? Una Luna Nera, l’Islam, o il Nuovo Risorgimento dell’Europa?

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:29