Festa del Cinema, il futuro dei film secondo Frémaux

Alla Festa del cinema va in scena “l’incontro ravvicinato” con Thierry Frémaux. Il delegato generale del Festival di Cannes, pungolato dalle riflessioni del direttore della manifestazione capitolina Antonio Monda, parla del cinema del passato e dei film del futuro. Senza tralasciare la polemica “viva”, che riguarda il rapporto, inevitabilmente conflittuale, tra le sale e le piattaforme online. Ma il convitato di pietra del confronto tra i due è Alberto Barbera, direttore della Mostra di Venezia. Bisogna ricordare, infatti, che la Festa romana ha inaugurato la sua tredicesima edizione in aperta polemica con la kermesse sul Lido, proprio sul tema Netflix. L’antefatto riguarda la protesta degli esercenti italiani manifestata nel momento dell’ufficializzazione del Leone d’oro al regista messicano Alfonso Cuarón, premiato, per il film “Roma”, prodotto da Netflix e pubblicato direttamente online. Ma il lungometraggio, prima di approdare a Venezia viene rifiutato dal Festival di Cannes. Un diktat del Consiglio d’amministrazione che, si scopre oggi, Frémaux ha dovuto accettare.  

“Non ho mai preso una posizione dura nei confronti delle piattaforme – sostiene il delegato generale –. Due anni fa abbiamo selezionato due film Netflix. Quest’anno, invece, il Cda mi ha chiesto di evitare di inserire film in concorso che non fossero presenti in sala. È un fatto normale. Nel Cda di Cannes figurano anche esercenti cinematografici che hanno protestato contro questa tendenza. Ma nel 2019, chissà, magari vedremo i film targati Netflix. In realtà, stiamo vivendo un periodo complesso. Per cui, la soluzione che troveremo sarà complessa”.

Frémaux non si dichiara “pro o anti Netflix”. È convinto che il suo lavoro consista nel “mostrare lo stato del cinema mondiale oggi. Sarà un processo lungo, quello che ci aspetta. Barbera ha presentato diversi film di Netflix a Venezia e gli esercenti hanno protestato. Ma, nel suo caso, l’hanno fatto dopo. Nel mio caso, l’hanno fatto prima”. Addirittura, il delegato generale di Cannes rivela di essere stato il “suggeritore” di Cuarón. “Si. In realtà – chiosa Frémaux – è stato lo stesso regista a ricordarmelo, proprio la scorsa settimana. Mi ha raccontato che il suo film è nato in un momento in cui eravamo entrambi ubriachi. Ci trovavamo ad un festival. E io gli avrei detto di tornare a casa e fare un film messicano, dopo “Gravity” ed “Harry Potter”. Era arrivato il momento di girare un’opera personale. Così, dopo quell’incontro ha scritto e diretto “Roma”. Un film che ho visto nel novembre dello scorso anno. Ma non era completo. Mancavano le musiche e il mixaggio. Mi è piaciuto molto. Volevo prenderlo a Cannes. Ma Cuarón mi dice che il film è stato acquistato da Netflix. A quel punto, ho capito che non avrei potuto selezionarlo per via del divieto del Cda. E, sempre, in quel momento, ho immaginato che sarebbe andato a Venezia. Ironia della sorte, proprio sul Lido, ho incontrato Cate Blanchett, nostra ultima presidente di Giuria. Le ho chiesto cosa stesse facendo e mi ha risposto: “Sto andando a vedere il ventiduesimo film di Cannes 2018”.

Frémaux, per spiegare l’avvento delle piattaforme su Internet, ricorre alla storia del cinema. “Questa irruzione improvvisa – sostiene – ha fatto sì che il cinema debba reinventarsi. Viviamo un periodo di crisi, ma anche di rinascita, di trasformazione. Io vengo da Lione. Dalla strada del primo storico film dei Lumière, “La Sortie de l’usine Lumière” (“L’uscita dalle officine Lumière), del 1895. L’anno di nascita del cinema. Eppure, gli americani affermano che sia stato Thomas Edison ad inventare, nel 1891, il cinematografo. In realtà, Edison, che era un genio, inventò una macchina individuale, il “cinetoscopio” e non il “cinematografo”. I Lumière videro questo apparecchio e pensarono a qualcosa di più collettivo, socializzante, che servisse per condividere emozioni. All’epoca, per farlo funzionare era necessario pagare, secondo la filosofia americana.  Edison era sorpreso dai Lumière. Perché facevano vedere i film in una sala, tutti insieme. Perché quella era la fruizione necessaria”.

Frémaux è convinto che “i Lumière, in questa lotta con Edison, abbiano vinto per 120 anni. Ma, oggi, probabilmente, con l’arrivo delle piattaforme alla Netflix e del consumo individuale, Edison si è preso la propria vendetta. Questa vendetta non è una rivalità, ma la somma di due cose. Oggi possiamo andare al cinema e possiamo anche fruire del cinema con altre apparecchiature. Prima c’erano i dvd, ora le piattaforme”.

 

 

Aggiornato il 24 ottobre 2018 alle ore 17:39