In mostra a Roma cento opere di Pericle Fazzini, “Scultore del vento”

“Scultore del vento”, così Giuseppe Ungaretti definì Pericle Fazzini (nato a Grottammare il 4 maggio 1913 e morto a Roma il 4 dicembre del 1987), artista tra i più apprezzati della “Scuola romana”. Di umili origini, il grande maestro marchigiano conobbe la fama grazie al poeta Mario Rivosecchi, che lo fece entrare nell’ambiente dei grandi artisti romani e della gallerista Anna Laetitia Pecci Blunt che contribuirono a dare alla sua arte una connotazione espressionista e antiretorica. Divenuto noto a livello internazionale, molte sue importanti opere sono oggi conservate nei maggiori musei del mondo, dal Moma di New York alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, dalla Guggenheim Collection di Venezia al Centre Pompidou di Parigi e al Momat di Tokyo, e, addirittura la Resurrezione nella sala Pier Luigi Nervi in Vaticano, forse il suo lavoro in assoluto più conosciuto al grande pubblico.

Per questo grande scultore contemporaneo, a centodieci anni dalla sua nascita, è stata allestita a Roma una mostra, aperta il 25 marzo e che si concluderà il 2 luglio all’Aranciera di Villa Borghese, sede del Museo Carlo Bilotti. Per dare possibilità a tutti di conoscere l’arte di Pericle Fazzini, l’ingresso della mostra – promossa da Roma Culture, dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, dalla Fondazione Archivio Storico “Pericle Fazzini” e patrocinata dal Ministero della Cultura e dal dicastero per la Cultura e l’Educazione del Vaticano – è gratuito. L’esposizione, curata da Alessandro Masi in collaborazione con Roberta Serra e Chiara Barbato, propone un’accurata selezione di cento opere, commentate in un catalogo (De Luca Editore, 38 euro) che illustra l’arte di Pericle Fazzini. La scelta complessiva delle sculture, poste tra legni, bronzi e gessi, bozzetti, disegni, opere e grafiche dell’artista, ripercorre la sua evoluzione artistica, mettendo significativamente in evidenza l’essenza impressionista ed antiretorica della sua poetica.

È un percorso che parte dagli anni Trenta con il Giovane che declama la Sibilla il Ritratto di Anita, l’Uomo che urla, il Profeta, fino ai bozzetti originali della celeberrima Resurrezione. Più di ogni altro commento, per inquadrare il senso dell’arte di Pericle Fazzini, valgono le parole dello stesso artista: “La mia natura è portata a fare delle statue che, a realizzazione compiuta, diventino un essere che non è di carne ma contenga l’idea; quest’idea viene trasmessa attraverso una visione formale, liricamente, a chi guarda. La luce che si posa sulla scultura fa vivere la medesima. Le insenature, gli avvallamenti, le piccole piane sono come il rincorrersi delle montagne e delle colline nel cielo” (Scritti, 1939-1940, Edizioni Edmond, 1997). Attraverso questi tratti, Pericle Fazzini è arrivato a essere una delle più alte espressioni dell’arte sacra del secolo scorso e la sua ricerca della bellezza come disvelamento del mistero Divino continua a rappresentare un esempio attualissimo nella dialettica tra arte e fede.

Aggiornato il 27 marzo 2023 alle ore 16:29