“Il gusto delle cose”, quando la cucina è cultura

Il cibo è conoscenza e condivisione, non una gara. Da questo assunto nasce Il gusto delle cose (La Passion de Dodin Bouffant), film di Tran Anh Hung, Premio per la Miglior regia al Festival di Cannes 2023. Il regista vietnamita naturalizzato francese, già premiato con la Camera d’oro sulla Croisette nel 1993, con Il profumo della papaia verde e il Leone d’oro della Mostra del cinema di Venezia per il bellissimo Cyclo (1995), mette in scena il personaggio dello chef Dodin (Benoît Magimel), un maestro che vanta un approccio metafisico della cucina. La storia è ambientata nella Francia del XIX secolo, in un trionfo di vettovaglie di rame e di tecniche tramandate da secoli. Tra Dodin e la bella Eugénie (Juliette Binoche) corre un amore sotterraneo. Per la prima volta lui cucinerà per lei ed è inevitabile che finalmente la donna ceda e accetti di sposarlo.

Adattamento del romanzo La Vie et la Passion de Dodin-Bouffant, gourmet di Marcel Rouf, pubblicato nel 1924, il film indugia molto sulla tecnica della cucina mostrando ricette, metodi e degustazioni. Il personaggio di Dodin è ispirato sia al romanzo dello scrittore svizzero che alla figura del gastronomo francese Jean Anthelme Brillat-Savarin (1755-1826). Sono frasi di culto quelle che pronuncia Dodin-Bouffant: “Il matrimonio è un pasto che inizia dal dolce” e “Il vino è la parte intellettuale del pasto”. Citando Sant’Agostino, Dodin afferma che “la felicità sta nel provare passione per quello che già si ha”. Nel corso della lavorazione del film, che arriva nelle sale italiane il 9 maggio con Lucky Red, Magimel e la Binoche, che hanno avuto una relazione di quattro anni dalla quale è nata anche una figlia, Hanna, avrebbero ricucito i rapporti: “Tutto è stato trasformato sul set. L’amore è rimasto vivo malgrado la mancanza di comunicazione durata vent’anni”, ha detto l’attrice in un’intervista.

Aggiornato il 06 maggio 2024 alle ore 18:33