
Dal mito antico al cinema contemporaneo, il Lido di Venezia torna a essere il palcoscenico per il regista pluripremiato Yorgos Lanthimos. Reduce dal trionfo del Leone d’oro nel 2023 con Povere creature!, il regista greco presenta Bugonia, in concorso alla 82ª Mostra del cinema. Un’opera che attinge il suo enigmatico titolo da un celebre episodio delle Georgiche di Virgilio. Il mito narra di api che rinascono prodigiosamente dalle carcasse di animali sacrificati, un potente simbolo di vita che risorge dalla morte. Nelle mani di Lanthimos, tuttavia, questa speranza si trasforma in un’eco distorta, la chiave per leggere un mondo dove la distruzione non genera più nulla. Una commedia nera a tinte sci-fi: la pellicola non solo conferma la poetica disturbante del regista, ma rinnova il sodalizio artistico (il quarto) con l’attrice premio Oscar Emma Stone, qui anche in veste di produttrice. Bugonia è inoltre la rilettura, attraverso la lente inconfondibile di Lanthimos, del film di culto sudcoreano Save the Green Planet! di Joon-Hwan Jang, una base di partenza che viene trasfigurata in un racconto del tutto originale.
La trama segue due giovani ossessionati da teorie cospirazioniste, interpretati da un magistrale Jesse Plemons e da Aidan Delbis. Convinti che la Terra sia sull’orlo di un’invasione aliena, rapiscono l’amministratrice delegata (Emma Stone) di una potente multinazionale, credendola la regina degli extraterrestri. Ciò che segue è un surreale sequestro che mescola thriller, satira sociale e umorismo grottesco, in un crescendo di paranoia e violenza psicologica. Fedele al suo stile, Lanthimos orchestra una potente denuncia sociale che unisce un ecologismo profondamente nichilista alla critica verso le multinazionali farmaceutiche, il cui impatto è personificato dalla madre del protagonista (Alicia Silverstone), una donna distrutta dall’abuso di medicine. Il contrasto con il mito virgiliano è così completo: se lì la morte poteva generare nuova vita, nel mondo desolante del film non c’è alcuna speranza di rinascita. Al tempo stesso, l’opera è una feroce parodia della società complottista contemporanea, un universo paradossale in cui la folle ossessione di Jesse Plemons si trasforma nell’ultima, disperata speranza per il pianeta.
A cementare la coerenza della sua visione, Lanthimos si affida a un team di collaboratori fidati: la sceneggiatura è firmata da Will Tracy (Succession, The Menu), mentre la fotografia straniante è ancora una volta di Robbie Ryan. Le musiche, composte da Jerskin Fendrix (già autore della colonna sonora di Povere creature!), completano il quadro di un’opera curata nei dettagli, la cui produzione vede anche il coinvolgimento di un altro maestro del perturbante, Ari Aster (Hereditary). Sebbene a tratti Bugonia possa eccedere in un virtuosismo fine a sé stesso, dando l’impressione che Lanthimos sia più interessato a dimostrare la propria bravura che a comunicare con il pubblico, l’esperienza del film va ben oltre la semplice narrazione. Scena dopo scena, l’opera immerge lo spettatore in un dubbio corrosivo, sfumando i confini tra verità e fantascienza fino a renderli irriconoscibili e costringendoci a interrogarci sulla paranoia moderna e sulla disperata ricerca di un senso in un mondo ostile.
Aggiornato il 01 settembre 2025 alle ore 13:40