Lo scudo di Draghi c'è, ora tocca ai governi

Tutto secondo le attese. Ieri il board della Bce ha definito le modalità operative del nuovo programma di acquisti di bond governativi, chiamato Outright Monetary Transactions (Omts), che andrà a sostituire il vecchio Smp, e i mercati hanno reagito bene (+4,3% la Borsa e spread in calo fino a 370 punti). Lo scudo anti-spread c’è, Draghi ha impugnato il “bazooka” che in tanti invocavano, ma il succo è che come previsto non si attiverà in automatico e “gratis”, come ricompensa per i progressi compiuti nella politica di bilancio dagli stati in difficoltà, bensì su richiesta formale di questi ultimi e a «severe condizioni». I governi interessati dovranno prima chiedere l’intervento dei fondi Efsf/Esm (quest’ultimo non ancora operativo, in attesa della decisione della Corte costituzionale tedesca), che a sua volta è condizionato alla sottoscrizione di un memorandum di impegni secondo linee guida già previste.

Per questo Draghi ha esortato i governi a tenersi pronti a inoltrare la richiesta di aiuti, in caso di «circostanze eccezionali sui mercati finanziari e rischi alla stabilità finanziaria». Solo dopo che saranno avviati programmi Efsf/Esm che includano la possibilità di acquisti di titoli di stato direttamente alle aste da parte di questi fondi, allora la Bce potrà affiancarsi ad essi con i suoi acquisti. Che saranno potenzialmente illimitati, cioè nelle quantità che caso per caso e di volta in volta la Bce riterrà «adeguate al conseguimento degli obiettivi», riguarderanno solo il mercato secondario e titoli a scadenza da 1 a 3 anni (quindi anche i bond di 5-10 anni, purché con vita residua al massimo di 3 anni).

Nessun tetto prefissato ai rendimenti – e in questo caso Draghi non verrebbe certo a svelarli in conferenza stampa. Gli acquisti potranno essere terminati in caso di inosservanza delle condizioni da parte dei paesi o di raggiungimento degli obiettivi e sarà il board della Bce, in totale autonomia, a decidere l’avvio, la continuazione, o la sospensione delle operazioni, nel rispetto del suo mandato. Potrà anche essere richiesto il coinvolgimento del Fondo monetario internazionale per mettere a punto le condizioni specifiche per il singolo paese e per il monitoraggio del programma (la direttrice Lagarde si è già detta «pronta a collaborare»). Altri aspetti molto importanti, la liquidità creata attraverso gli acquisti verrà «pienamente sterilizzata», in modo da scongiurare possibili effetti inflazionistici, l’incubo di Berlino, e la Bce avrà status paritario nei confronti degli altri creditori.

«Siamo sicuri che non stiamo violando il nostro mandato», ha tenuto a ribadire Draghi, anche perché «l’acquisto diretto di bond è previsto dall’articolo 18 dello statuto» della Bce come strumento a disposizione della politica monetaria. È questa la chiave che ha permesso al presidente della Bce di varare il programma Omts quasi all’unanimità del suo consiglio direttivo, con un solo voto contrario, quello del presidente della Bundesbank Weidmann. Le gravi distorsioni nei mercati dei titoli sovrani causate, in particolare, dai timori degli investitori circa la reversibilità dell’euro – definiti però «infondati» da Draghi (l’euro è «irreversibile», ha ribadito) – quindi in parte non dipendenti dalle diverse situazioni macroeconomiche dei paesi dell’Eurozona, compromettono la corretta trasmissione della politica monetaria. E’ quindi per «preservare l’uniformità della nostra politica monetaria» e «assicurare la sua adeguata trasmissione all’economia reale dell’intera area euro» che si rendono necessari gli acquisti di bond. In questa veste, e non come forma di monetizzazione del debito, il programma è stato votato anche dai membri più rigidi del board.

La contrarietà del presidente della Bundesbank non implica anche quella del governo tedesco, la cui posizione coincide invece con il voto favorevole di un altro membro del direttivo, Joerg Asmussen. «La Bce agisce in modo indipendente, nel quadro del suo mandato», ha dichiarato la cancelliera Merkel apprese le decisioni, pur avvertendo che «tutte le misure necessarie per la stabilità monetaria, come quelle della Bce, non possono sostituire le azioni politiche». Un concetto più volte espresso dallo stesso governatore Draghi: la Bce non può sostituirsi ai governi. Sbagliate, quindi, tutte le ricostruzioni che leggerete e ascolterete sulla Germania «isolata», addirittura umiliata da Draghi. In realtà, il compromesso è il frutto della sintonia e dell’azione combinata di Mario e Angela. Senza la disponibilità alla mediazione di quest’ultima, Draghi avrebbe potuto ben poco.

Dalle modalità operative del programma Omts si deduce che in ultima analisi le «severe condizioni» di cui ha parlato Draghi verranno poste agli stati in sede di attivazione dei fondi Efsf/Esm, quindi in sede politica, dall’Eurogruppo. Se nei memorandum verranno previsti gli impegni già esistenti o condizioni aggiuntive, e se queste saranno severe o morbide, verrà deciso caso per caso. E ovviamente un paese che sta compiendo progressi nel consolidamento fiscale, che sta facendo i suoi “compiti a casa”, è ragionevole ritenere che possa strappare condizioni non troppo gravose. Aggiustamento fiscale, riforme e controlli serrati, dunque uno schema non troppo diverso dai piani imposti a Grecia, Portogallo e Irlanda, solo più flessibile. Il nodo delle condizioni verrà sciolto dal negoziato politico, è questa la vera polizza di assicurazione dei tedeschi, e allo stesso tempo il piccolo margine di tolleranza concesso a Spagna e Italia.

Ed ecco perché ora la palla passa ai governi, in primis di Madrid e Roma. Per una duplice ragione. Primo, perché saranno loro a dover decidere se, e quando, chiedere l’intervento dei fondi Efsf/Esm, il solo modo per attivare anche gli acquisti “calmieranti” da parte della Bce; secondo, perché il “bazooka”, la cui attivazione è comunque politicamente costosa, resta una toppa, un modo per guadagnare tempo, ma da solo non può risolvere tutti i problemi. Restano essenziali l’attuazione del fiscal compact e le riforme strutturali per migliorare la competitività e rilanciare la crescita.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 18:24