Il decreto Ilva   e l’esposto in procura

C’è stato un faccia a faccia tra il ministro dello Sviluppo economico e i sindacati: il Governo accelera sul fronte Ilva. C’è il via libera al decreto del presidente Giorgio Napolitano.

Di pari passo il Governo, nelle ultime ore, tenta di accelerare sulla delicata vicenda Ilva ed è arrivato il vertice tra il ministro Guidi e i sindacati. La strada della vendita del siderurgico sembra essere la più accreditata. Il ministro dello Sviluppo economico ha incontrato Palombella e Ghini per la Uilm (Unione italiana lavoratori metalmeccanici), Bentivoglio e Farina della Fim (Federazione italiana metalmeccanici), Landini e Rappa della Fiom (Federazione impiegati operai metallurgici). I sindacati prendono atto dell’impegno del Governo a intensificare i confronti, ma non basta.

Secondo quanto appreso, alla richiesta di Gnudi di 850 milioni di euro le banche si sarebbero riservate la decisione. Alcune fonti romane fanno sapere che gli istituti di credito avrebbero già posto precise condizioni e sarebbero pronte ad elargire soltanto un terzo rispetto a quanto chiesto dal commissario straordinario. Una cifra che i sindacati dei metalmeccanici non ritengono affatto congrua, né in grado di poter garantire un futuro allo stabilimento.

Senza dimenticare che tutto questo sarebbe poi vincolato alla presenza di una manifestazione d’interesse anche come semplice lettera d’intenti, da parte di un potenziale partner industriale oltre all’orientamento favorevole delle autorità antitrust in merito a una eventuale posizione dominante. Il riferimento è ovviamente a ArcelorMittal finora unico pretendente per l’ingresso nel capitale Ilva. Da quanto si è appreso al termine dell’incontro, alla richiesta formulata dal commissario straordinario le tre banche creditrici del siderurgico – Intesa San Paolo, Banca Popolare e UniCredit – hanno fatto sapere che potrebbero riunirsi entro la prossima settimana. Il denaro servirà per mettere in pratica le misure imposte dall’Aia (Autorizzazione integrata ambientale, ndr), pagare i fornitori e far fronte alla gestione ordinaria.

E intanto “Taranto Futura” ha presentato un esposto denuncia in procura. L’aiuto di Stato all’Ilva sarebbe fuori legge. Tra i motivi, le difficoltà finanziarie dell’azienda e le sue responsabilità nell’inquinamento ambientale. L’avvocato Nicola Russo, coordinatore del comitato cittadino “Taranto Futura”, ha dichiarato: “Si, non lo affermiamo noi come comitato, ma lo dice l’Unione europea con varie comunicazioni ufficiali. Con una comunicazione del 2008 dice che non è ammissibile un aiuto di Stato sotto forma di garanzia nei confronti dell’impresa siderurgica, se l’impresa è in difficoltà finanziaria. Con altre comunicazioni sottolinea, sempre sulla Gazzetta ufficiale, che non è possibile l’aiuto di Stato per chi è il responsabile d’inquinamento”. Ed è stato accertato, fa notare Russo, che a Taranto il responsabile dell’inquinamento è l’Ilva e quindi per questo non ha diritto a questo aiuto di Stato.

Russo ha poi rimarcato un aspetto: è importante far sapere che se l’Ilva continuerà nella crisi imprenditoriale, saranno i cittadini di fatto a pagare i premi che lo Stato ha permesso nei confronti dell’impresa siderurgica. E l’avvocato ha chiarito il concetto: “Noi abbiamo presentato a tal proposito la denuncia alla procura della Repubblica e presenteremo quanto prima anche un esposto alla Commissione europea per far valere questa anomala situazione del finanziamento tramite garanzia da parte dello Stato nei confronti dell’Ilva”.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:25