Fmi: “L’Italia non ha   un futuro roseo”

"L'Italia, con le condizioni attuali, non è un Paese per cui si possa assicurare un futuro radioso, o quantomeno sereno": lo ha detto il direttore esecutivo Fmi, Andrea Montanino, presentando il Country report sul nostro Paese. "La crescita potenziale dell'Italia di fatto - ha detto - crolla per gli anni futuri, siamo inchiodati allo 0,5%". Per l'Fmi, ''le banche italiane hanno fatto progressi ma si trovano ad affrontare sfide e venti contrari ciclici. Le banche europee devono ristrutturarsi e potrebbero anche consolidarsi''.

"Per la crescita - sostiene il capo missione Fmi, Kenneth Kang - bisogna ridurre le tasse sul lavoro, fare investimenti pubblici e rendere la revisione della spesa parte integrante del budget. La spesa pensionistica è troppo alta e un taglio della spesa pubblica deve passare per un taglio della spesa previdenziale".

Secondo il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), Christine Lagarde, "le riforme del mercato del lavoro nell'area euro possono spingere il pil. Ci sono - aggiunge - rischi di crescita moderata e compiacenza e le disparità sui redditi hanno raggiunto livelli critici".

Per Fmi, le banche devono rivedere il loro modello di business e la politica può aiutare questa trasformazione strutturale, che consentirà di migliorare la redditività e sostenere l'economia tramite i finanziamenti. Questo è importante soprattutto in Ue, dove le banche giocano un ruolo importante nel finanziare la ripresa. La politica monetaria accomodante resta ''essenziale per sostenere la ripresa. Ma da sola non può fare tutto. Altre politiche, incluse le riforme strutturali, devono giocare il loro ruolo''. Le banche si trovano ad affrontare un mix di bassa redditività e nuovi requisiti regolamentari e devono cambiare le ''modalità in cui operano per assicurare che abbiano e mantengano cuscinetti di capitale senza assumere rischi eccessivi ma soddisfacendo la domanda di credito'' afferma il Fmi, sottolineando che ''negli ultimi anni le banche hanno assunto numerose misure per affrontare queste sfide. Hanno aumentato il capitale. Hanno lavorato in altre aree, inclusa la vendita di asset no-core e il taglio dei costi operativi. Potrebbe esserci rimasto poco spazio per ulteriori progressi in queste aree e potrebbe essere necessario fare di più. Le banche globali hanno già iniziato la transizione verso nuovi modelli di business. La transizione verso nuovi modelli di business potrebbe avere importanti implicazioni per l'abilità e la volontà delle banche a offrire credito all'economia reale, potenzialmente creando venti contrari alla ripresa in alcune aree''.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:23