Sostiene Siri

Armando Siri ha una missione da compiere: convincere gli italiani che vivere pagando meno tasse si può. In Italia è conosciuto per essere lui l’uomo della tassa piatta ad aliquota unica. È da tempo che lavora su quest’idea rivoluzionaria. Quando ne parla si vede che ha studiato. Cita tabelle, fa calcoli, formula stime. L’incontro che gli ha cambiato la vita lo ha avuto negli States, alla Stanford University, dove ha conosciuto Alvin Rabushka, il guru mondiale della Flat Tax. Tra i due c’è stata subito chimica al punto che il brillante economista ha deciso di venirne a parlare a Milano il 9 aprile del 2014, ospite del convegno organizzato dal Partito Italia Nuova, la creatura politica inventata da Siri. L’establishment politico-finanziario nostrano non è che abbia spalancato le braccia all’entusiasmo di Siri. Chi, invece, l’ha preso sul serio è stato Matteo Salvini che si è talmente invaghito dell’idea dell’aliquota unica da farne il caposaldo del programma politico della Lega. Tuttavia, ad Armando Siri l’etichetta dell’uomo della Flat Tax non entusiasma. A sentirlo parlare viene fuori un personaggio a tutto tondo che coltiva l’ambizione di interrogare le coscienze delle persone con i suoi progetti. Lui si dichiara portatore di una visione e in un mondo che soffre per la penuria di diottrie c’è bisogno di gente che abbia la vista lunga.

Siri, lei ha fama di essere l'iniziatore di molti politici italiani ai segreti della Flat Tax. Appaghi la nostra curiosità: se la si adottasse in Italia funzionerebbe davvero?

La Flat Tax non è un segreto, tutt'altro. Il sistema fiscale ad aliquota unica è in vigore e funziona con successo in 38 paesi al mondo. Anche l'Italia merita un fisco più comprensibile, giusto e semplice per tutti. Farebbe emergere buona parte dei 414 miliardi di sommerso e farebbe ripartire consumi, produzione e occupazione.

Pensa che il sistema dei conti pubblici italiani riuscirebbe a reggere un'aliquota unica?

La base imponibile fiscale al netto degli oneri deducibili oggi è di 805 miliardi di euro e l'incasso netto dell'imposta diretta è di 160 miliardi. Per effetto di un complicatissimo sistema a 5 aliquote e scaglioni l'aliquota effettiva incassata è il 20% sull'imponibile. La Flat Tax al 15% prevede invece un semplice sistema di deduzione fissa a 3000 euro che è applicabile sulla base del reddito familiare. Le minori entrate del 5% vengono compensate in parte dall'emersione in parte dall'aumento del flusso delle imposte indirette generato dai maggiori consumi. Lo Stato poi si decida a "rottamare" le cartelle di Equitalia dei piccoli contribuenti che vengono classificate come crediti inesigibili. Potrebbe incassare oltre 60 miliardi, cioè 2 anni di Flat Tax.

Non si rischia in questo modo di far pagare ai poveri e ai ricchi le stesse tasse?

Al contrario. L'aliquota minima oggi è il 23% mentre la Flat Tax sarà del 15% che si abbasserà fino al 11,5% con le deduzioni per le famiglie numerose. La riforma è pensata per rispettare il comma secondo della Costituzione il quale dice che "...il sistema tributario è informato a criteri di progressività.." e non che l'imposta è progressiva.

Secondo lei un'Italia senza euro sarebbe un paese peggiore o migliore?

Di sicuro migliore, ma a pensarla così sono milioni di italiani ai quali era stato detto che avrebbero lavorato un giorno in meno essendo di un giorno più ricchi. Mi pare che i risultati siano sotto gli occhi di tutti e non solo dei cosiddetti "euroscettici". L'Italia deve riprendersi la propria sovranità monetaria e attuare una politica economica coerente con la forma del proprio tessuto produttivo fatto di 4,5 milioni di micro imprese. Un modello economico molto diverso da quello franco-tedesco che ha dato forma all'attuale assetto UE. La BCE è una banca privata che emette moneta pubblica. In questa Europa ci sono troppe storture che vengono fatte pagare ai cittadini.

Per sostenere queste idee ha pensato bene di fondare il Partito Italia Nuova. Ci traccerebbe l’identikit dell'iscritto tipo alla sua organizzazione?

Non solo per queste idee è nato il Pin. Il Pin è un punto di origine divergente rispetto allo status quo non solo della politica ma del Pensiero. Senza creatività, immaginazione e una scena ideale per la propria esistenza, non si è altro che topolini sulla ruota. Noi puntiamo all'educazione, a trarre talento dai giovani. Vogliamo sia chiara la differenza tra vivere e sopravvivere. La rassegnazione, invece, è la fine del desiderio. Come vede non è un linguaggio comune alla politica, che non ha più nulla a che fare con la missione di prosperità ed evoluzione delle Società. È solo un circo di personaggi addomesticati per lo spettacolo televisivo. L'identikit dei nostri iscritti? Individui generosi, appassionati che non hanno smesso di farsi domande. Provengono da ogni livello sociale ma sono accomunati da un sentire comune. Sono gli alfieri di un cambiamento che interroga se stessi prima che domandare ai cosiddetti "altri". Provate, uscendo di casa, a chiedere a chi incontrate: "scusa tu sei gli altri"? Nessuno lo è, ma tutti siamo noi stessi. Da qui occorre partire pretendendo di più: più ricchezza, più prosperità, più bellezza, più cultura e soprattutto più immaginazione e creatività. Così la Società cambia davvero.

La vedremo in campo con il suo simbolo alle prossime elezioni amministrative?

No, abbiamo fatto le Comunali ma i sistemi elettorali per le regionali sono ancora appannaggio degli attuali partiti. Comunque siamo in divenire e cresciamo ogni giorno di più. Alle politiche non mancheremo.

Le offriamo un buono pasto da consumare con un altro commensale. Scelga chi invitare tra Matteo Renzi e Matteo Salvini

Con Matteo Salvini ho già mangiato, coglierei l'occasione per chiedere a Renzi perché vuole male al suo Paese e forse anche un po' a se stesso.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 18:40