“Che cosa rischia l’Italia col Ttip”

Il 15 aprile presso la Camera dei deputati si è tenuta la conferenza stampa dal titolo “Che cosa rischia l’Italia col Ttip”, organizzata dal movimento “Stop Ttip” Italia al fine di promuovere la manifestazione nazionale contro il Partenariato transatlantico su commercio e investimenti prevista per il prossimo 7 maggio a Roma.

Oltre ad esponenti di Slow Food, della Cgil, del Movimento dei consumatori, di Legambiente e di Progressi, fra i promotori della campagna “Stop Ttip”, la conferenza stampa ha visto la partecipazione straordinaria di Sharon Treat, ex deputata dello Stato americano del Maine.

“Il Ttip è una questione politica, più che commerciale: vi è in atto un attacco forte alla democrazia rappresentativa, poiché – ha spiegato la Treat – il Ttip intende spostare le decisioni in tutti i settori della produzione e dei diritti, dalla sfera pubblica a quella privata. Gli interessi delle imprese straniere entreranno di diritto nelle politiche interne. Per questo dobbiamo fermare insieme il Trattato!”.

La stessa Treat ha espresso preoccupazioni in ordine ad un adeguamento del sistema europeo in materia di sicurezza alimentare ai livelli americani, assai distanti da quel principio di precauzione preventiva che ha tutelato finora i consumatori nel territorio dell’Unione europea. Non è un caso che in Europa si ammalino per cibo contaminato 70mila persone l’anno a fronte dei 48 milioni di persone negli Stati Uniti, secondo dati resi noti dall’Ong Grain, diffusi nel corso della conferenza stampa da Pietro Ruffolo, presidente di Flai-Cgil. Ruffolo ha poi evidenziato chi trarrà maggiori benefici da un simile Trattato: secondo uno studio del Parlamento europeo del 2014, l’Europa aumenterebbe le esportazioni in Usa del 60 per cento, a fronte di un aumento di esportazioni dagli Usa verso l’Ue del 118 per cento. Semplificando, per vendere un chilo di parmigiano in più negli Usa dovremo importare ben 2 chili di parmisan americano. Quindi, ad essere avvantaggiate da un simile accordo sarebbero essenzialmente le multinazionali dell’agro-business statunitense, le quali grazie al Ttip riuscirebbero ad immettere nel mercato europeo prodotti quali: carni alimentate con ormoni della crescita, polli lavati con la clorina (una sostanza fortemente cancerogena) ed animali clonati.

Insomma, si tratta di tutta una serie di alimenti oggi vietati dalla legislazione europea, la cui diffusione, oltre che danneggiare la salute dei consumatori, finirebbe per svantaggiare anche tutte le piccole e medie imprese che nel nostro Paese investono nell’agricoltura di qualità, come evidenziato da Cinzia Scaffidi, vicepresidente di Slow Food Italia, fra i promotori della campagna.

Un’altra questione fondamentale relativa al Ttip riguarda la segretezza con cui vengono condotti i negoziati fra gli Stati Uniti e l’Unione europea, un elemento su cui la Lega italiana dei diritti dell’uomo (Lidu Onlus) si è battuta sin dall’inizio. Come sottolineato da Adriano Zaccagnini, deputato di Sinistra Ecologia e Libertà, fra i pochi esponenti politici presenti alla conferenza stampa, tuttora i membri del Parlamento italiano non hanno accesso in Italia alla consultazione di dati ed informazioni sul Ttip. Sale di lettura sono presenti presso l’Europarlamento e presso altri Paesi europei. La campagna di mobilitazione sul principio della trasparenza ha comunque prodotto un piccolo passo in avanti: una lettera contenente la richiesta di apertura di una sala di consultazione e lettura dei documenti prodotti dai negoziatori del Ttip presso la Farnesina firmata dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, che dovrebbe tradursi in un’interrogazione parlamentare rivolta alla ministra per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi.

Ma a che punto sono i negoziati sul Ttip? Alla domanda ha risposto Monica Di Sisto, vicepresidente dell’associazione Fairwatch e portavoce della campagna. La giornalista ha evidenziato come i negoziati siano giunti ormai al trentunesimo round, il quale si terrà il mese prossimo a New York. Mentre il voto del Parlamento europeo, previsto il 10 giugno a Strasburgo, è rinviato a data da destinarsi: troppe le divisioni interne ai gruppi parlamentari S&D e PPE, grazie alla campagna di pressione e di mobilitazione delle reti sociali e dei cittadini e alle obiezioni sull’efficacia e i potenziali pericoli generati dal Ttip, fra cui il costante impegno della Lidu a denunciare la totale mancanza di trasparenza e le iniquità poste in essere dal Trattato. Lo stesso presidente Barack Obama attende di inviare il testo al Congresso e probabilmente lo farà solo quando sarà convinto che il Ttip verrà approvato. Da parte loro, i candidati alle elezioni presidenziali aspettano a prendere posizione prima di avere un quadro chiaro del pensiero dell’opinione pubblica sul Ttip, già preoccupata dalle conseguenze del Tpp, il Partenariato Trans-Pacifico, recentemente reso pubblico in seguito alla ratifica.

L’invito è di partecipare alla manifestazione che si terrà il 7 maggio con un corteo che partirà da piazza Esedra alle 15, a cui anche la Lidu aderirà. Per fermare il Ttip. Per tutelare i diritti e i beni comuni. Per costruire un altro modello sociale ed economico, per difendere la democrazia. Tutte e tutti insieme è possibile.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:28