Funerali di Stato   e prediche indigeste

In merito alla gravissima sciagura ferroviaria avvenuta in Puglia, mi sono sembrate piuttosto deliranti le parole del vescovo di Andria, monsignor Luigi Mansi, chiamato ad officiare i funerali di 13 delle 23 vittime. In particolare, citando la nuova linea impressa da Papa Bergoglio, l’alto prelato ha espresso parole molto dure contro una presunta responsabilità del sistema economico basato sul principio smithiano della convenienza. Un punto di vista di chiara impronta pauperista che troppo spesso trasforma molte cerimonie religiose in veri e propri comizi politici richiamando, come nel caso di Andria, lo spettro della cosiddetta invidia sociale.

Nella sostanza, il nemico pubblico numero uno di una Chiesa che rinverdisce i fasti del “danaro crusca del diavolo” sembra essere la libertà d’iniziativa insita nei valori dell’odiato mercato, quest’ultimo individuato come luogo di perdizione. Prodromo di un collettivismo da sacrestia, il nuovo messaggio evangelico rivolto ai cattolici appare ispirato ad una teologia della liberazione dal capitalismo e dalle sue nefaste propaggini egoistiche. Una visione molto altruistica la quale, mi permetto di ricordare a codesti eminenti curatori di anime, ovunque sia stata perseguita ha prodotto e continua a produrre disastri sociali ed economici.

Il tanto bistrattato libero mercato, che ahinoi soprattutto in Italia è sempre più prerogativa di pochi, rappresenta in realtà il motore più potente del nostro benessere, compreso quello dei signori in abito talare che pontificano contro di esso.

“Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dalla cura che essi hanno per il proprio interesse. Non ci rivolgiamo alla loro umanità, ma al loro interesse personale”. Questo scriveva oltre due secoli fa il padre del liberalismo. Ma se il mondo nel suo complesso non avesse seguito più o meno consapevolmente la sua visione economica, oggi al posto dei treni del demonio che sfrecciano a 300 all’ora, costruiti da qualcuno che spera di ottenerne un lecito guadagno, bene che vada ci dovremmo accontentare delle caffettiere a carbone che attraversavano la repubblica dei soviet, nel tempo in cui l’egoismo sociale era stato messo fuori legge.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:31