La Bce ha deciso la fine del Qe

“La moneta unica è irreversibile perché è forte”. Parola di Mario Draghi. Secondo il presidente della Banca centrale europea, “la gente vuole l’euro. Ha capito che metterne in discussione l’esistenza non porterebbe benefici a nessuno”. Draghi ha parlato nel corso di una conferenza stampa tenuta dopo la riunione del board che ha deciso la fine del quantitative easing. Il programma di stimolo, da settembre in poi, sarà ridotto da trenta a quindici miliardi al mese. I tassi di interesse rimarranno ai livelli attuali fino all’estate del prossimo anno. Per Draghi, “non dovremmo drammatizzare i cambiamenti politici. L’area euro è formata da diciannove Paesi, in ognuno dei quali si tengono elezioni. È possibile che ci siano visioni differenti da quelle precedenti. Ma l’importante è che siano discusse all’interno dei trattati, anche se contemplassero cambiamenti. Del resto, stiamo discutendo se ampliare l’unione monetaria. È importante però che le discussioni siano portate avanti con un linguaggio che non distrugga il progresso raggiunto dai Paesi, a prezzo di grandi sacrifici“.

Secondo il Presidente della Bce, nonostante le tensioni dell’ultimo periodo “il contagio non è stato significativo. Non abbiamo visto rischio di ridenominazione del debito. Nel 2011 la situazione era del tutto differente. C’era una mancanza di fiducia su diversi Paesi contemporaneamente. E la cornice istituzionale dell’euro non era così sviluppata. Adesso abbiamo molte più salvaguardie contro questo rischio”. Dunque, l’Eurotower ha annunciato i tempi d’uscita dal piano straordinario di stimolo dell’economia dell’Unione europea lanciato nel marzo di tre anni fa, e grazie al quale la spesa per interessi sul debito pubblico sostenuta dall’Italia è calata di diversi miliardi di euro l’anno. La decisione è stata unanime. In ogni caso, la Bce è “pronta a rivedere i propri strumenti di politica monetaria se fosse necessario per assicurare il necessario livello di stimolo monetario. E continuerà a reinvestire il capitale dei bond acquistati che giungono a scadenza, a lungo dopo la fine degli acquisti netti, e in ogni caso per tutto il tempo necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario”. La Bce ha tagliato le stime di crescita del Pil dell’Eurozona nel 2018 che ora si assestano a +2,1 per cento.

 

Aggiornato il 14 giugno 2018 alle ore 16:56