A Roma, nel mese di novembre, si svolgerà un referendum sull’Atac, l’azienda di trasporto pubblico che, in questi mesi, il sindaco a 5 Stelle ha deciso di mettere in concordato preventivo affidando il risanamento al tribunale. Il quesito referendario pone il problema della liberalizzazione, da non confondere con la privatizzazione, del servizio di trasporto pubblico, dunque la messa in gara della gestione del servizio pubblico, così come prevedono le normative europee. Una buona parte del dibattito politico, aldilà delle regole del gioco dell’affidamento mediante gara pubblica, pone l’accento sul pubblico come inefficienza e privato come simbolo di efficienza. Proprio in questi giorni è uscito un interessante libro che affronta queste tematiche da un punto di vista biografico, avendo l’autore lavorato sempre nell’universo del trasporto pubblico ricoprendo, proprio in Atac, il ruolo di amministratore: “Una vita in movimento” di Filippo Allegra, pubblicato da Edizioni Lavoro.

Allegra non nasconde la sua appartenenza politica di giovane comunista e delle sue evoluzioni, ma ha sempre distinto il suo lavoro e la sua competenza tecnica e professionale dall’impegno politico, senza rinunciare alle sue idee e al suo impegno politico definendone i limiti per garantire una autonomia professionale. C’è un filo conduttore che attraversa tutto il libro: l’importanza del fattore umano nel gestire una azienda, creando una squadra di persone affiatata con i suoi limiti e pregi che si trasforma in una armata vincente.

Negli anni 2001-2007 Allegra è stato amministratore di Trambus Spa e, con dati alla mano, dimostra come sia possibile condurre un’azienda di trasporto pubblico all’attivo di bilancio: motivando il personale, confrontandosi anche duramente, ma lealmente, con il sindacato, innovando servizi e gestione. Leggere il libro e riflettere sul tracollo che l’azienda ha avuto dal 2007 in poi, con una china costante, aldilà della destra e della sinistra al comando del Comune di Roma, fa comprendere come, purtroppo, nella gestione del trasporto pubblico la politica, se non riconosce autonomia e non individua competenze nel nominare un manager, arriva al disastro.  

Una lettura scorrevole fatta di informazioni, ma l’aspetto stimolante del libro sono gli aneddoti e le relazioni personali, dalle quali emerge in modo nitido la passione per un lavoro e una professione non sempre facile se pensiamo al difficile rapporto con una utenza alla quale giustamente importa solo la puntualità e la sicurezza del proprio viaggio. Il tratto significativo di questo libro è certamente quella introspezione che vive ogni persona nell’affrontare la sua vita quotidiana con la realtà esterna, fatta di relazioni, di diritti e doveri e senso di responsabilità. Riflettere su questo libro è utile per confrontare la realtà di oggi nell’era del sindaco Virginia Raggi dove ogni giorno si ferma un autobus, se non prende fuoco, ma è anche una lettura istruttiva per sapere che governare bene una azienda pubblica era ed è possibile.

Aggiornato il 19 ottobre 2018 alle ore 18:31