“Con questo Decreto Liquidità l’Italia non riparte”

“Con questo Decreto liquidità l’Italia non riparte e il settore dei lavori pubblici presto celebrerà il proprio funerale, allora meglio che lo stati paghi i debiti della Pubblica amministrazione almeno entrano subito sei miliardi”. Edoardo Bianchi, vicepresidente dell’Ance, l’Associazione nazionale dei costruttori edili non usa giri di parole per dire ciò che non va – quasi tutto – nelle misure economiche con cui il governo si illude di fare ripartire l’Italia.

Bianchi cosa non va nel Decreto liquidità?

Niente o quasi. Facciamo prima a dire ciò che funziona, ma la risposta sarebbe la stessa: niente o quasi.

Faccia qualche esempio.

Salta agli occhi il pregiudizio contro i costruttori. Quale mente diabolica può aver pensato di equiparare la infezione Covid-19 all’infortunio sul lavoro quando, lo ribadiamo, un lavoratore trascorre sul luogo di lavoro meno di un quarto dell’intero orario di vita settimanale. Perché si vuole addossare all’imprenditore questo onere nel caso in cui non fosse dimostrato che la contrazione della infezione è avvenuta in cantiere?

Per quel che riguarda i soldi invece?

La liquidità non esiste. Ci propongono di indebitarci con garanzia statale. Siamo storditi dalle sterili ed infinite discussioni sulle misure necessarie per ripartire. Servono risorse vere, regole certe mettendo la pubblica amministrazione in condizione di firmare con serenità.

Lei cosa proporrebbe?

Per il domani non servono garanzie (peraltro con procedure complesse e farraginose), occorrono risorse nelle modalità prospettate da Mario Draghi atteso che la crisi e la perdita di reddito che stiamo affrontando non è colpa di nessuno di coloro che ne patiscono gli effetti.

E quindi?

Sarebbe sufficiente – ad esempio – che alle imprese venissero pagati i crediti che queste vantano per lavori verso la Pubblica amministrazione pari a circa 6 miliardi di euro.

E poi?

Sarebbe sufficiente che da domani lo Split payment venisse abrogato e le imprese potessero rientrare in possesso dei loro danari pari circa 2,4 miliardi di euro l’anno. Ci venisse pagato quanto da tempo ci è dovuto, poi si potrà pensare al domani.

Totale?

Si è parlato di “Piano Marshall” per i lavori pubblici, ma questo aveva come presupposto la messa a disposizione di un ingente importo di risorse pubbliche (addirittura erogate da uno stato straniero) a fondo perduto e non con la logica del prestito con obbligo di restituzione.

Invece i provvedimenti di Giuseppe Conte?

La ratio del Decreto liquidità è perversa e pericolosa, porta le imprese solo ad un maggiore indebitamento. Intendiamoci sul concetto di “liquidità” da più parti invocato. È grottesco parlare di liquidità futura quando da tempo lo stato è un debitore inadempiente con il sistema imprese.

Aggiornato il 20 aprile 2020 alle ore 11:25