Un modello agricolo europeo tra sostenibilità e tracciabilità

La centralità del settore agricolo e agroalimentare, in Europa come in Italia, è emersa con tutta la sua forza durante l’emergenza legata al coronavirus. Molte oggi le proposte oggetto di discussione che andranno a delineare l’Europa degli anni a venire: 750 miliardi di euro per il nuovo programma Next Generation Eu incorporato nel bilancio a lungo termine dell’Ue per il periodo 2021-2027, per una dotazione complessiva di 1.850 miliardi di euro. Di questi, circa 380 miliardi di euro per il fondo europeo agricolo di garanzia e il fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale che dovranno accompagnare anche le nuove strategie Farm to fork e Biodiversità 2030, come le richieste per una nuova Pac semplice ed efficace.

L’obiettivo è salvaguardare un modello agricolo europeo che tenga unite tutte le realtà, a partire da quelle più fragili che svolgono un importante ruolo come presidio del territorio e dell’ambiente, insieme agli obiettivi di tutela della salute e dell’ambiente. In questo contesto, è importante che gli operatori del settore possano confrontarsi con i rappresentanti delle istituzioni dell’ Unione Europea e nazionali sulla definizione di una strategia di sostegno e rilancio per questo settore strategico. L’agricoltura europea negli ultimi cinquant’anni è stata protagonista di fondamentali mutamenti sulla spinta della Politica Agricola Comune e dei successivi allargamenti dell’Unione.

Si è, infatti, passati dalla dipendenza alimentare, all’autosufficienza, alle eccedenze delle produzioni di molti prodotti agricoli e parallelamente la stessa Pac ha radicalmente cambiato la sua funzione: da politica di stimolo della produzione, a politica di incentivi selettivi per taluni prodotti, sino a divenire una politica di contenimento delle produzioni e dei relativi costi finanziari. In seguito agli accordi di Marrakech e all’apertura del mercato europeo, si è poi iniziato, da un lato, a disincentivare la coltivazione delle terre meno redditizie e, dall’altro, a porre grandissima attenzione alla conservazione dell’ambiente, alla sicurezza alimentare, al benessere degli animali e alla multifunzionalità. La Pac è finanziata interamente da fondi europei derivanti essenzialmente da risorse trasferite dagli Stati membri all’Unione ed è gestita attraverso una governance congiunta del Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura, della Commissione Europea e, dopo il trattato di Lisbona, anche del Parlamento Europeo, che ha acquisito il potere di co-decisione modificando notevolmente lo scenario abituale.

L’attività agricola è da secoli un elemento insostituibile della gestione del territorio e talune catastrofi naturali hanno dimostrato come i danni provocati dalla rottura degli equilibri tradizionali dei territori rurali determinano danni irreparabili, per esempio, di natura idrogeologica. La crisi legata alla pandemia sanitaria ha messo in luce la necessità di un profondo cambiamento del sistema agroalimentare, per fronteggiare l’emergenza climatica in corso e scongiurare nuove epidemie.  Una profonda revisione dell’attuale Politica agricola comune, che finora ha favorito un modello di agricoltura e di allevamento intensivo, destinando un terzo dei sussidi complessivi all’1% delle aziende del settore, in relazione alle grandi estensioni di terre che controllano, mentre le aziende agricole di piccole dimensioni tendono a scomparire. Il sistema agroalimentare europeo si caratterizza per una forte produzione di alimenti di origine animale, al punto che circa il 70 per cento dei terreni agricoli dell’Ue viene utilizzato per l’alimentazione del bestiame, e assorbe circa un quinto del bilancio totale dell’Ue.

Una prospettiva che deve cambiare sopratutto nel Mediterraneo. È il momento per iniziare a produrre e consumare meglio, combattendo lo spreco alimentare, utilizzando i fondi disponibili per sostenere i produttori e i consumatori in questo cambiamento e smettendo di finanziare il sistema degli allevamenti intensivi. Anche la tecnologia e la digitalizzazione possono aiutare. La Commissione europea raccomanda di incentivare l’utilizzo in agricoltura della tecnologia di monitoraggio automatico via satellite e di droni, ai fini del controllo e aumento della qualità. Sostituire le tradizionali visite in azienda, favorendo l’impiego di nuove tecnologie, come ad esempio immagini satellitari per controllare l’attività agricola sul campo, droni e foto geo-taggate per dimostrare che vi è stato un effettivo investimento.

Grazie all’uso dell’intelligenza artificiale e dell’apprendimento automatico, è possibile anche classificare il tipo di coltura e verificare il rispetto della tutela ambientale. La tecnologia impiegata per monitorare il terreno ha una risoluzione talmente elevata che è in grado di rilevare anche gli oggetti presenti sul campo. Qualità, sostenibilità e innovazione rappresentano il piano futuro dell’agricoltura europea.

Aggiornato il 04 giugno 2020 alle ore 16:27