Industria della moda e sostenibilità: binomio per l’ambiente

Il recente e interessantissimo report dedicato al “Business for ocean sustainability: focus-fashion industry”, pubblicato da One ocean foundation, in collaborazione con Sda Bocconi e con il patrocinio della Camera nazionale della moda italiana, evidenzia un’efficace istantanea sulle relazioni tra l’industria della moda e gli ecosistemi marini, definendo e monitorando le pressioni ambientali esercitate, le buone pratiche esistenti e una serie di linee guida da applicare lungo l’intera filiera. Il report dedica un’analisi approfondita ai rapporti sulla sostenibilità di 28 importanti aziende di moda, riprendendo molteplici fonti: pubblicazioni accademiche, dati statistici, rapporti governativi e una letteratura incentrata sulle analisi dei professionisti del settore. Gli approfondimenti offrono un’istantanea delle principali pressioni del settore della moda sull’ambiente e, più specificamente, sugli ecosistemi legati al mare, fornendo una visione chiara sulle migliori pratiche sostenibili da incentivare.

L’industria della moda è una forza trainante della crescita economica italiana, ma anche una delle principali cause delle pressioni ambientali, soprattutto, sull’Oceano. Attualmente, l’intero comparto della moda è una delle più grandi industrie manifatturiere del mondo, generando oltre 2,5 trilioni di dollari di entrate annuali globali e impiegando oltre 300 milioni di persone lungo tutta la catena del valore. Oltre alla sua rilevanza nell’economia globale, il settore svolge un ruolo fondamentale nella vita sociale e culturale. Da un punto di vista ambientale, l’industria della moda presenta numerose criticità che non sono ancora non del tutto note poiché, secondo diversi studi, la moda è considerata una delle industrie più inquinanti al mondo. Dall’analisi degli esperti risulta necessario applicare un approccio olistico per affrontare le numerose sfide che sorgono lungo la catena del valore, dall’estrazione delle materie prime allo smaltimento dei prodotti, per pianificare azioni specifiche volte a ridurre il consumo eccessivo di risorse naturali e l’inquinamento. Un modo di pensare ed agire su scala globale, in cui l’azione più efficace da parte del consumatore rimane quella di non comprare nuovi oggetti, quando non necessario. Il meccanismo della domanda e dell’offerta prevede due attori, il richiedente e il fornitore, entrambi coinvolti nell’azionare l’ingranaggio economico e sociale. L’industria della moda non può prescindere dall’utilizzo di materie prime: la terra, l’acqua, le piante, gli animali. L’attuale sovrapproduzione di capi di abbigliamento richiede un crescente fabbisogno di energia e sta consumando le risorse naturali.

Gli attuali modelli economici della fashion industry hanno portato ad un inasprimento del divario sociale in molti Paesi dove si concentra la manodopera. La domanda spropositata di abbigliamento e l’assente tutela dei lavoratori sono responsabili di condizioni lavorative disumane, salari bassi, sfruttamento minorile e schiavitù moderna. Quando si parla di sostenibilità nella moda si intende considerare un nuovo modello, in grado di misurare la richiesta dei beni in base alla disponibilità delle risorse. L’approccio alla sostenibilità tiene conto sia dell’aspetto ecologico, sia dell’equità sociale, intesa come rispetto delle persone, dei lavoratori e dei consumatori, sia del punto di vista prettamente economico. L’applicazione di principi di sostenibilità non avverrà mai se contraria alle regole del mercato. Il funzionamento dell’economia è fondamentale per garantire la stessa innovazione scientifica, funzionale alla riduzione dell’impatto delle attività umane sull’ambiente.

Aggiornato il 10 febbraio 2021 alle ore 09:58