Investire nell’adattamento climatico

Il nuovo rapporto delle Nazioni Unite sullo stato globale del clima messo a punto dall’Organizzazione mondiale della meteorologia e lanciato durante i lavori del summit Usa, del 22 e 23 aprile, ha monitorato un peggioramento delle condizioni climatiche a livello mondiale, evidenziando che i cambiamenti climatici continuano in modo “implacabile” e che i suoi impatti sono peggiorati nel corso dell’anno 2020. Tale peggioramento continuerà anche nel proseguire dei prossimi decenni. Il rapporto offre indicazioni sullo stato del clima, i gas serra, l’aumento della temperatura sia terrestre che marina, l’innalzamento del livello dei mari, lo scioglimento dei ghiacci e sulle condizioni meteorologiche estreme. Tiene in considerazione anche gli impatti su sviluppo socio-economico, migrazioni e sicurezza alimentare. Il rapporto descrive che gli impatti continueranno nei prossimi decenni, evidenziando l’importanza di intraprendere politiche e investimenti immediati nell’adattamento climatico.

Le imprese innovative torneranno ad intrattenere relazioni economiche e commerciali e dovranno adattarsi alle nuove dinamiche post emergenza sanitaria. Investire nell’indispensabile adattamento climatico diviene una necessità non più rinviabile. Attualmente, lavorare per potenziare le infrastrutture, i litorali, le strade, le fognature e i sistemi energetici produrrebbe un ritorno economico di quattro trilioni di dollari. Essenziale è adeguare i sistemi urbani e decentralizzati alle capacità idriche del prossimo futuro. Migliorare i bacini idrici naturali e le loro infrastrutture per ridurre i rischi di alluvioni e garantire l’approvvigionamento idrico è un investimento che genererebbe un benefico di 1,4 trilioni di dollari. I cambiamenti climatici sono strettamente collegati ai sistemi e alle risorse idriche.

I Paesi che faranno della gestione delle risorse idriche una priorità nazionale, sostenuta da importanti cambiamenti e investimenti nella governance, avranno maggiori probabilità di adattarsi e prosperare. L’aumento del livello del mare costringerà centinaia di milioni di persone nelle città costiere a lasciare le loro case, con un costo totale per le aree urbane costiere di oltre un trilione di dollari annui entro il 2050. Infine, da qui al 2030 i cambiamenti climatici potrebbero spingere oltre 20 milioni di persone dai Paesi in via di sviluppo, al di sotto della soglia di povertà, a migrare in zone più interne, le quali si troverebbero quindi sempre meno attrezzate a far fronte alla povertà. Le misure di adattamento partono dal presupposto dello stravolgimento del clima già in corso e quindi la comunità globale deve lavorare per limitare i danni.

Rafforzare i sistemi di allerta preventiva, modificare le infrastrutture per renderle resilienti, migliorare la produzione agricola nelle terre aride, proteggere le mangrovie e migliorare i sistemi di gestione dell’acqua. Facendo i calcoli, questo investimento frutterebbe 7.100 miliardi di dollari in benefici economici netti. Azioni che è essenziale intraprendere il prima possibile e che possono sviluppare nuove competenze e proposte economiche. D’altronde, ci sarebbero anche benefici positivi come l’aumento della produttività economica e dell’innovazione tecnologica, dato che gli investimenti riguarderebbero infrastrutture con strumenti migliori e più moderni, inseguendo gli obiettivi della Commissione europea su green economy e digitalizzazione e dando concretezza esecutiva ai punti dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Aggiornato il 28 aprile 2021 alle ore 10:25