Mai più bonus fiscali

Il decreto legge approvato in Consiglio dei ministri che ha deciso il blocco operativo di tutte le cessioni di crediti d’imposta da Superbonus e il divieto di acquisto delle Pubbliche amministrazioni è finalmente una buona notizia per il contribuente italiano e per l’economia. La considero la prima vera decisione politica economica e di bilancio, in discontinuità con il precedente esecutivo, del governo di centrodestra. Adesso aspettiamo che il Governo Meloni chiuda definitivamente la stagione degli incentivi, dei crediti d’imposta, dei bonus di ogni tipo e genere e delle provvidenze pubbliche che aiutano alcune imprese in danno di altri settori economici e a spese della collettività. Le agevolazioni ancora vigenti in Italia sono oltre 600 e incidono per minori entrate per oltre 76 miliardi di euro. Non c’è niente di più iniquo degli aiuti a comparti specifici che pagano la totalità dei contribuenti. Il Superbonus è stato l’apogeo dell’iniquità fiscale e di una scelta politica che ha drogato il settore edilizio e ha incrementato l’inflazione generata da eccesso di domanda dei prodotti edilizi.

La ristrutturazione a spese di tutti i contribuenti italiani ha favorito chi si è avvalso dell’irragionevole contributo pubblico, poco più del 3 per cento delle abitazioni. I corrispettivi concordati negli appalti non erano oggetto di negoziazione, tanto il costo dell’opera, “quando è stata effettivamente realizzata”, ricadeva non sui proprietari di case ma su tutti i contribuenti. Il costo che pagheranno gli italiani con le loro imposte è stato quantificato in duemila euro per ogni italiano. Sono nate come funghi nuove imprese di costruzioni con il solo obiettivo di sfruttare l’occasione. Aziende non strutturate che sono destinate alla chiusura con la fine dei megabonus. Piangere sul latte versato che molte imprese rischiano la chiusura è ipocrita. Chiunque fa realmente impresa, misurandosi con il mercato, sa che la bolla prima o dopo sarebbe scoppiata. L’altra aberrazione che ha arricchito le imprese del settore cosiddetto delle energie rinnovabili ha seguito e seguirà la medesima procedura. Basterebbe, ad esempio, analizzare i costi delle sostituzioni delle caldaie prima del cosiddetto sconto in fattura, per verificare che se c’è stato un minimo risparmio, lo ha pagato la collettività.

Gli effetti dopanti delle provvidenze pubbliche svaniscono appena si ripristina la normalità commerciale. Gli aiuti di Stato disincentivano la competitività, che è il vero motore della ottimizzazione dei processi produttivi. Sarà dura per l’esecutivo operare una rivisitazione dei bonus, in quanto una volta che sono entrati in vigore diventano per i beneficiari un diritto acquisito. La progressiva eliminazione della politica scellerata dei crediti fiscali permetterà un alleggerimento della spesa pubblica e la conseguente riduzione del carico fiscale per tutti. Tenere duro contro i cultori dell’intervento pubblico coi bonus dello Stato può significare, entro la legislatura, il contenimento della spesa improduttiva; una riduzione del debito pubblico che si tradurrà in un vantaggio per tutti i contribuenti. Mai più sovvenzioni a pioggia e bonus fiscali!

Aggiornato il 21 febbraio 2023 alle ore 10:09