Via libera alla rivoluzione dell’attuale sistema fiscale

Il Consiglio dei ministri, a seguito dei primi incontri con le parti sociali, ha approvato il disegno di legge per la riforma dell’attuale sistema tributario italiano.

Il testo, suddiviso in cinque parti, nei suoi principi generali mira alla semplificazione e alla riduzione della pressione fiscale, al potenziamento delle azioni contro l’evasione, all’instaurazione di un dialogo tra contribuenti e Amministrazione finanziaria che tenga conto delle esigenze di cittadini e imprese.

Tra i temi centrali la riforma dell’Irpef (imposta sul reddito delle persone fisiche). L’Esecutivo nel perseguire il graduale raggiungimento della equità orizzontale e della transazione al “sistema ad imposta unica” preparando alla flat tax, intende ridurre, già dal prossimo anno, gli scaglioni dagli attuali quattro (23%, 25%, 35% e 43%) a tre.

Una novità importante che nella misura in cui accorpa gli scaglioni centrali (23%, 27% e 43% o 23%, 33% e 43%) comporta per i redditi risparmi da 60 a 700 euro circa. Ma la riforma tocca anche le imprese. Il testo varato, per quest’ultime, prevede la modifica dell’Ires (imposta sui redditi delle società) applicando un’aliquota agevolata a quelle società che decidono di utilizzare gli utili per investimenti qualificati o nuove assunzioni a tempo indeterminato. In altre parole, gli imprenditori che investono o creano occupazione giovano di una diminuzione dell’attuale aliquota del 24% fino ad un progressivo 15%.

La riforma tributaria prevede, altresì, l’abolizione dell’Irap (imposta regionale sulle attività produttive) con la previsione per le società di persone e per gli studi associati di una sola sovraimposta calcolata sull’imponibile Ires e cambiamenti per l’Iva (imposta sul valore aggiunto). Viene, infatti, favorito un percorso di riordino dei presupposti dell’imposta in linea con la normativa dell’Unione europea, così come la revisione delle operazioni esenti, la razionalizzazione delle aliquote, sia in termini di quantità, che di misura, l’introduzione dell’Iva zero per alcuni prodotti/beni di prima necessità, come pasta e pane.

Ma a mutare è anche il rapporto tra fisco e i contribuenti, che acquista centralità nella lotta all’evasione. Il governo intende razionalizzazione in quadro di reciproca e leale collaborazione i procedimenti dell’Amministrazione finanziaria e gli adempimenti dei contribuenti. Cambia il meccanismo alla base del versamento delle imposte ed emerge, in un’ottica di semplificazione, una clemenza per i cosiddetti inadempimenti formali o di minore gravità.

Ad essere incoraggiato, insieme al potenziamento dei servizi digitali, è l’adempimento spontaneo attraverso il concordato preventivo biennale per i soggetti di minore dimensione e la cooperative compliance per i soggetti più grandi.

La rivoluzione attesa da 50 anni, come sostenuto dalla premier, Giorgia Meloni, diventerà concreta al termine dell’iter avviato. Le nuove regole, dopo la discussione e approvazione in Parlamento saranno operative entro 24 mesi dall’entrata in vigore e benché il processo sia ancora molto lungo il governo ha l’ambizioso obiettivo di concludere entro maggio 2023.

Aggiornato il 17 marzo 2023 alle ore 17:34