Ponte sullo Stretto: i costi superano i benefici

Rieccolo. Il progetto di un collegamento stabile tra Sicilia e Calabria, accantonato dal Governo Monti dieci anni fa, torna in auge. A farsene alfiere è soprattutto Matteo Salvini, lo stesso Salvini che sei anni fa affermava: “Non vorrei spendere qualche miliardo per un ponte in mezzo al mare”. Diventato ministro, la giravolta: il ponte è uno straordinario investimento che “si ripagherà in un anno e mezzo”. Se fosse davvero così ci sarebbe la fila di soggetti privati disposti a investire risorse proprie nel progetto. Ma, evidentemente, così non è. E non è neppure vero, come sostiene Webuild, che il ponte “rappresenta un volano di crescita economica e sociale per la Sicilia e la Calabria”. La più recente letteratura economica è pressoché concorde nel sostenere come non vi sia, oggi in Europa, un nesso causale tra investimenti in infrastrutture di trasporto e crescita.

Con la connessione all’alta velocità non sono cambiate le prospettive economiche di Torino e del Piemonte, né quelle di Napoli e della Campania; un’analisi di ricercatori della Banca d’Italia conclude che la realizzazione dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria non ha avuto effetti sul Pil della Calabria. Il ponte, se realizzato, consentirebbe ogni giorno a 30mila persone di risparmiare intorno ai quaranta minuti di viaggio: si tratterebbe di un effetto marginale con riferimento alla mobilità complessiva delle due Regioni che si affacciano sullo Stretto dove vivono 7 milioni di persone e non vi è quindi ragione per attendersi effetti macroscopici sull’economia. Per comprendere se si tratta di un buon investimento occorrerebbe disporre di un’analisi costi-benefici.

Da una prima sommaria valutazione sembra emergere che, pur non essendo un investimento disastroso come il collegamento ferroviario Torino-Lione o la linea ad alta velocità Salerno-Reggio Calabria, i benefici del Ponte siano largamente inferiori ai costi che, dalla prima dichiarazione di Salvini dello scorso novembre, sono lievitati da 10 a poco meno di 15 miliardi. Ci sarebbe da augurarsi che, prima di prendere una decisione definitiva, il Ministero delle Infrastrutture pubblicasse una sua analisi e che la stessa potesse essere oggetto di un ampio dibattito pubblico. E non si dovrebbe dimenticare che, se il progetto non fosse realizzato e i soldi a esso destinati fossero direttamente spesi dai contribuenti per l’acquisto di beni o servizi, il beneficio conseguito sarebbe con certezza superiore alle risorse impiegate.

(*) Research Fellow Istituto Bruno Leoni

Aggiornato il 26 aprile 2023 alle ore 19:05