Fieragricola: l’urgenza della genetica in agricoltura

E il ruolo culturale dei grani

Si è svolta la 116ª edizione di Fieragricola. In quattro giornate, la rassegna internazionale biennale dedicata all’agricoltura ha registrato quasi 100mila operatori, un risultato in aumento del 45 per cento rispetto all’edizione del 2023, che consolida il ruolo dell’evento quale salone internazionale in Italia per il settore agricolo. La fiera è divenuta occasione anche per approfondire il ruolo futuro dell’agricoltura, le tecnologie genetiche e l’analisi economica dei “grani antichi”.

Nel corso di alcune interviste e analisi svoltesi in fiera Luigi Cattivelli, direttore del Centro di ricerca Genomica e Bionformatica del Crea, ha rilanciato l’attenzione sull’importanza di investire sulle nuove tecnologie genetiche, prestando enorme attenzione alla ricerca scientifica e agli investimenti. Al centro del dibattito contemporaneo sull’innovazione in agricoltura ritroviamo il dossier sui Tea. Le Tea sono nuove biotecnologie sviluppate allo scopo di rendere le piante coltivate più resistenti ai parassiti e alla siccità. Si candidano per l’agricoltura del futuro con l’obiettivo di introdurre colture resistenti e di assicurare cibo anche in caso di eventi climatici proibitivi. Il tutto tutelando la sostenibilità ambientale. Inoltre, gli esperti ricordano che il miglioramento genetico contribuisce a ridurre l’utilizzo dei fitofarmaci in agricoltura.

Durante i lavori è emersa una grande attenzione anche sul rapporto tra agricoltura del futuro e “grani antichi”. Secondo il direttore Cattivelli, i grani antichi non sono adatti alla grande distribuzione alimentare ma possono rappresentare un elemento di crescita sostanziale nelle aree marginali e poco sviluppate, preservando anche il patrimonio culturale dei territori di appartenenza. “I grani antichi sono un pezzo della storia dell’agricoltura, sono cultura, e come musei vanno conservati, tutelati e coltivati in alcuni ambiti. Le loro caratteristiche sono ideali per le aree marginali”, ha dichiarato Cattivelli. Il ruolo dei grani antichi nel contesto economico e culturale del Mediterraneo non ha subito arresti, ma trova una nuova enfasi nella capacità di riuscire ad unire valorizzazione e tutela del patrimonio materiale e immateriale dei territori della Dieta Mediterranea, innescando sviluppo economico nelle aree marginali e periferiche. Peraltro, scrutando la progettazione mediterranea sui grani antichi, emerge che interessanti progetti sui grani seguono proprio tali “focus”: quello della cultura e quello sviluppo sostenibile nelle aree marginali.

Il progetto “Grani antichi di Tunisia” ha avuto come obiettivo quello di valorizzare i grani antichi tunisini (mahmoudi, shili e biskri), attraverso la valorizzazione di tutta la filiera: i piccoli agricoltori, che ancora seminano queste varietà tradizionali di grano duro e le trasformatrici che ne fanno prodotti ad alto valore aggiunto, come il borghul, il couscous, il pane e le paste della tradizione gastronomica tunisina.

Riscoprendo le tradizioni storiche della produzione del grano, Slow Food Tebourba Association, l’Associazione Irada per la famiglia rurale e Gi.&Me. Association, presieduta dall’ingegnere Franz Martinelli, hanno raggruppato i produttori locali di grani antichi e le donne della comunità per avviare processi di trasformazione secondo i metodi tradizionali, sviluppare un’economia agrituristica e vendere un prodotto di qualità, sostenibile e culturalmente considerevole.

Aggiornato il 14 febbraio 2024 alle ore 11:12