Irpef e politiche di coesione: le novità del Governo

Dopo lo slittamento annunciato alle porte del “ponte primaverile” il Consiglio dei ministri approva il Decreto-legge che riforma le politiche di coesione unitamente al Decreto legislativo che revisiona il regime Irpef e Ires. Misure che la stessa presidente del Consiglio ha rappresentato ai sindacati spiegando come l’obiettivo del Governo sia quello di continuare a sostenere la crescita dell’occupazione e ridurre l’indice percentuale dei disoccupati e degli inattivi, ovvero di coloro che non hanno un lavoro e non ne sono in cerca. In particolare, il decreto-legge intende sostenere l’occupazione giovanile, delle donne e di alcune categorie di lavoratori cosiddetti svantaggiati attraverso la riduzione, per un periodo di due anni, degli oneri contributivi per i nuovi assunti. Gli incentivi sono diversi. Dall’aumento dell’extra deduzione del 120 (o 130) per cento concessa alle aziende che incrementano la forza lavoro, già introdotta dalla riforma fiscale lo scorso anno ma ancora non attuata, dalla detassazione dei premi di produzione entro il limite di tremila euro lordi. Secondo la bozza, i benefici contributivi sono fruibili nel limite massimo di importo pari a 500 euro su base mensile, ovvero nel limite pari a 666 euro su base mensile per le assunzioni effettuate in una sede o unità produttiva ubicata nelle seguenti regioni: Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna.

Tuttavia, l’esonero contributivo spetta solo ai datori di lavoro che, nei sei mesi precedenti l’assunzione, non hanno proceduto a licenziamenti individuali per giustificato motivo oggettivo ovvero a licenziamenti collettivi, nella medesima unità produttiva. Ma non solo. Sono, altresì, previste disposizioni dirette volte a favorire l’avvio di nuove attività nel Centro-Nord e nel Mezzogiorno, così come la riqualificazione dei lavoratori di grandi imprese in crisi per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Si tratta di contributi a fondo perduto, fino a 40mila o 50mila euro, per investimenti che consentano l’avvio di una nuova impresa o lo sviluppo tecnologico, così come il riconoscimento di un bonus per giovani disoccupati che aprono partita Iva. Un decreto che secondo Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr “ha un impatto molto importante” e il cui obiettivo è quello “di finalizzare la qualità della spesa” rappresentando “un modo serio e concreto investimenti strutturali”. Giunge poi, il riconoscimento della somma una tantum pari a 100 euro, non più erogata con la tredicesima come inizialmente previsto e in favore dei contribuenti con reddito fino a 15mila euro, e volta a sostenere le famiglie con redditi più bassi.

L’importo stanziato per il riconoscimento di detto bonus è di 100 milioni di euro ed è previsto nei confronti delle famiglie monoreddito con reddito di lavoro dipendente non superiore a 28mila euro con coniuge e almeno un figlio a carico e in favore dei nuclei monogenitoriali. La previsione di un bonus una tantum anticipa quindi l’avvio dell’imposta sostitutiva agevolata indicata dalla delega fiscale, anche se il pagamento avverrà solo dopo la mensilità aggiuntiva di dicembre e nello specifico nel mese di gennaio 2025. Lo stesso viceministro all’Economia, Maurizio Leo, spiega come il bonus vada “messo in relazione a tutto quello che il Governo ha fatto in questo campo, come il cuneo fiscale, la riduzione aliquote da 4 a 3, premi di produttività e i fringe benefits”. Misure che nella loro complessità sembrano trovare il sì dei sindacati, nonostante resti l’amarezza per la mancanza di una vera trattativa sui provvedimenti che riguardano i lavoratori in materia di salari e sicurezza sul lavoro.

Aggiornato il 02 maggio 2024 alle ore 13:40