Regionali 2013  sinistra in vantaggio

Sarà una sfida all’ultimo voto. Magari non come l’Ohio o la Florida per le elezioni statunitensi ma quel che è certo è che le elezioni regionali della Lombardia si decideranno sul filo di lana. Larga parte dei sondaggisti ha già battezzato la corsa “too close to call” e l’ultimo sondaggio Spincon aggiunge un po’ di pepe alla contesa, fotografando il sorpasso di Umberto Ambrosoli e del centrosinistra a trazione civica nei confronti della camicia verde Bobo Maroni. Secondo Spincon, infatti, se si votasse oggi finirebbe con Ambrosoli al 39,%, Maroni al 37,9%, Albertini al 10,3% e Carcano del Movimento 5 Stelle al 9,7%. Niente di compromesso, ovviamente, ma la rilevazione segnala una tendenza evidente. Il candidato del centrosinistra piace – e molto – alla tradizionale base di voto progressista. Non solo: si dimostra capace di parlare anche a molti indecisi e agli elettori tradizionalmente mobili e finirebbe per attrarre circa il 4% di consensi in più delle elezioni politiche che si celebreranno in contemporanea. Ragionamento completamente rovesciato per Bobo Maroni, poco brillante in questa rilevazione e leggermente al di sotto della coalizione guidata da Silvio Berlusconi a livello nazionale. A penalizzare il candidato leghista ci sono essenzialmente due fattori: uno è rappresentato dal profilo moderato e bipartisan di Ambrosoli, l’altro dalla discesa in campo di Gabriele Albertini.

L’ex sindaco forzista di Milano non va benissimo (poco sopra il 10%) ma a differenza che in molte altre situazioni sembra rubare voti più a destra che a sinistra e, soprattutto a Milano, riesce a risultare un fattore determinante per far perdere l’asse Pdl-Lega. Quella terzopolista sembra rimanere una prospettiva debole e assolutamente non in grado di inserirsi credibilmente in una corsa per la vittoria. Le Regionali si giocano infatti con la regola che chi prende un voto in più vince e in questo contesto la corsa al voto utile sembra penalizzare candidature al di fuori degli schieramenti. Chiude il lotto dei candidati con uno share consistente il Movimento 5 Stelle e la candidatura della 41enne Silvana Carcano che si ferma poco sotto il 10%. È certamente un risultato inferiore al di Beppe Grillo a livello nazionale ma è comunque un risultato apprezzabile per uno schieramento che muove pochissimi voti politicizzati e si basa soltanto o quasi su un elettorato di opinione. È un dato questo che dovrebbe far riflettere Oscar Giannino e i suoi, che invece, soprattutto in competizioni come questa, fanno fatica a trovare il giusto.

Più definita la situazione nel Lazio dove, dopo lo scandalo Fiorito e le dimissioni di Renata Polverini, si torna al voto con il centrosinistra abbastanza sicuro di portare a casa una solida maggioranza a La Pisana. Davanti a tutti c’è Zingaretti che con il 42,9% dei voti stacca di 12 lunghezze l’ex governatore Francesco Storace (30,6%). Ad oggi il Lazio non pare essere una regione contendibile ma occorre fare due annotazioni non irrilevanti. Primo: Storace è partito molto più tardi rispetto a Zingaretti e ha davanti margini di miglioramento evidenti. Secondo: per adesso pesano poco o per nulla le dinamiche nazionali ma a lungo andare, nelle prossime settimane, è ragionevole aspettarsi un aumento dell’affluenza, una diminuzione degli indecisi e quindi percentuali migliori per il centrodestra. In questi mesi di vuoto sul versante opposto va comunque riconosciuto al centrosinistra di aver costruito attorno all’ex presidente della Provincia una coalizione credibile e un blocco di consenso che sembra ad oggi granitico.

Sulla non buonissima performance di Storace influisce anche la presenza della candidatura di Giulia Buongiorno (13,2%): come in Lombardia, anche qui, il candidato centrista rosicchia consenso al centrodestra e, pur non potendo competere per la leadership, potrebbe finire per decretare la sconfitta della coalizione berlusconiana. Chiude il lotto il candidato grillino (Barillari) che con il 9,4% sembra confermare la tendenza per cui il Movimento 5 Stelle nelle competizioni locali non riesce ad essere così brillante come in quelle nazionali. L’incrocio tra Camera, Senato e Regionali sembra essere il vero fattore di novità di questa tornata elettorale: nessun sondaggio è in grado oggi di affermare con certezza chi trainerà chi e secondo quali dinamiche il confronto per la premiership riuscirà ad influire sulle competizioni amministrative. Per quel che abbiamo potuto rilevare nei flussi esaminati l’unica certezza è che Umberto Ambrosoli sembra essere un profilo capace di attrarre più voti di una qualsiasi candidatura più strettamente politica. Per gli altri occorrerà attendere i primi fuochi d’artificio della campagna elettorale. Anche il Lazio, che ora appare compromesso, potrebbe riservare qualche sorpresa.

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Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:49