Omertà di casta anche tra i giornalisti?

I cosiddetti retroscena – un genere letterario, più che giornalistico, tipico della stampa italiana in cui si mischiano maliziosamente fatti e opinioni – ricevono smentite più o meno credibili quasi tutti i giorni. E' capitato spesso anche che il Quirinale smentisse “la Repubblica”, ma il caso di oggi è particolarmente esemplare e merita una riflessione. Giorgio Napolitano, infatti, ha perso la pazienza e firmato personalmente una brutale smentita dell'ennesimo editoriale/retroscena di Massimo Giannini, il vicedirettore del “Repubblica”, quindi non proprio l'ultimo arrivato, non l'inesperto stagista.

Nella lettera il giornalista viene accusato di aver dato «una versione arbitraria e falsa dell'incontro» tra il presidente della Repubblica e il segretario e i capigruppo uscenti del Pdl tenutosi martedì al Quirinale. E' «falso – tuona Napolitano – che mi siano stati chiesti “provvedimenti punitivi contro la magistratura”: nessuna richiesta di impropri interventi nei confronti del potere giudiziario mi è stata rivolta». «Né la delegazione del Pdl – aggiunge – mi ha “annunciato” o prospettato alcun “Aventino della destra”». Con l'aggravante che un comunicato ufficiale del giorno stesso aveva già chiarito tutti questi aspetti. «Comunicato che Giannini – rincara Napolitano – ha ritenuto di poter di fatto scorrettamente smentire sulla base di non si sa quale ascolto o resoconto surrettizio». Il capo dello Stato imputa a Giannini, in una suprema sintesi dell'essenza dell'antiberlusconismo, una «tendenziosità tale da fare il giuoco di quanti egli intende colpire». E poi la chiusura della lettera, dalla quale ricaviamo l'impressione che per Napolitano i «sediziosi» di cui ha parlato il vicedirettore di “Repubblica” non militano solo nel campo berlusconiano ma anche in altri campi: nella magistratura, per esempio, nella stampa e nei partiti di sinistra.

«Mi auguro che da parte di Giannini, anziché deplorare aggressivamente il Capo dello Stato per non avere manifestato lo “sdegno” e la “forza” che il bravo giornalista avrebbe potuto suggerirgli, ci siano in ogni occasione rigore e zelo nei confronti di tutti i sediziosi, dovunque collocati e comunque manifestatisi». Che Napolitano abbia voluto dare dei «sediziosi» anche ai “bravi” giornalisti di “Repubblica” è una lettura troppo maliziosa? Nella sua controreplica Giannini ricorre al più classico rigirare la frittata: «Non dubitiamo», esordisce, che sia andata come dice il presidente, ma anziché dare spiegazioni nel merito della versione «arbitraria e falsa» da lui maliziosamente suggerita nel pezzo incriminato, risponde come se si fosse trattato di una sua semplice analisi politica sulla base di concetti «già espressi pubblicamente» dal Pdl, e che hanno fatto da «sfondo all'incontro», e di sue «impressioni» sul «comunicato dell'altroieri» del Quirinale. In realtà, come chiunque può verificare, nel suo editoriale/retroscena Giannini ha tratto il suo severo giudizio politico fondandolo su precise richieste e assicurazioni, formulate tra il presidente e i vertici del Pdl durante l'incontro, da lui riportate come se ne fosse venuto a conoscenza: richieste e assicurazioni che Napolitano ha smentito di aver ricevuto e dato.

Il vicedirettore di “Repubblica”, colto in fallo, non può cavarsela come se le sue fossero solo deduzioni sulla base di un comunicato, mentre ha surrettiziamente lasciato intendere ai lettori una vera e propria versione dei fatti. Ora, delle due l'una: o Giannini cita una fonte, anche anonima, per confermare la sua versione, oppure bisogna concludere che si è inventato ciò che il Pdl avrebbe chiesto al presidente e ciò che questi avrebbe assicurato. Cosa dicono i colleghi giornalisti patentati? Se il vicedirettore di Repubblica non dà spiegazioni e resta al suo posto dopo una tale smentita da parte della più alta carica istituzionale del paese e nessuno dice niente, come si può, da quegli stessi pulpiti, fare la morale ai politici? E' così assurdo pensare che Giannini debba dimettersi? O forse inventarsi i pezzi fa parte del mestiere, tanto così fan tutti? Perché nessuno s'indigna e chiede le dimissioni di Giannini, sbugiardato niente meno che da Napolitano? Omertà tra colleghi di casta o semplice assuefazione alle peggiori pratiche della professione?

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 15:46