Il terrorismo religioso   e il “ghe pensi mi”

Il ministro Angelino Alfano, lo scorso martedì 9 settembre, si è presentato alla Camera dei Deputati per svolgere un’informativa sul terrorismo internazionale di matrice religiosa. La sua relazione è stata corposa, a tratti ridondante. Il ministro si è soffermato lungamente sull’analisi del fenomeno del nuovo jihadismo alimentato da una generazione di fanatici integralisti, nati e vissuti in Occidente.

Secondo fonti d’intelligence costoro costituirebbero un serio pericolo per i nostri Paesi. In particolare, ciò che gli esperti temono maggiormente è il “reducismo”, cioè la possibilità che gli occidentali andati a combattere per l’Is, una volta terminata l’opera in Siria e in Iraq, tornino ai luoghi d’origine per dare vita a un’attività terroristica domestica. Di questi “foreign fighters” le fonti investigative confermano che dall’Italia ne siano partiti due, e uno sicuramente è stato ammazzato. Alfano ha anche ricordato che l’Italia è terra di transito per chi, proveniente dal nord dell’Europa, voglia recarsi a combattere in Medio Oriente.

Riguardo a questo flusso di aspiranti jihadisti, i servizi di sicurezza hanno identificato almeno 48 individui sospetti. Il ministro ha rassicurato i parlamentari che il nostro apparato di sicurezza è costantemente allertato per monitorare ogni possibile focolaio del terrorismo religioso. Si tengono d’occhio i luoghi d’aggregazione. Si tratta di 514 associazioni e 396 luoghi di culto. Oltre alle 4 Moschee di Roma, Milano, Colle Val d’Elsa e Ravenna. Sono osservati financo i cosiddetti “lupi solitari”, cioè coloro che, come “monadi”, realizzano un percorso di conversione al radicalismo islamico in assoluta solitudine decidendo di agire individualmente contro obiettivi ritenuti rilevanti nell’ottica della guerra di religione.

In proposito Alfano dichiara di prendere molto sul serio la minaccia di conquista che Al Baghdadi, capo dell’Is, ha rivolto al nostro Paese. Il “califfo” vorrebbe conquistare Roma. È un suo diritto sognarlo. È un nostro dovere impedirglielo con ogni mezzo, ma questo non l’abbiamo udito dire dal ministro. Ora, se dovessimo aggettivare il suo intervento la parola giusta sarebbe: lunare. Ma come? Alfano spreca una montagna di parole per parlare di “jihadisti di ritorno”, che in fondo sono una minaccia ipotetica e numericamente insignificante, mentre dedica solo due righe al ben più concreto rischio proveniente dai “jihadisti di andata”, cioè a quelli che possono tranquillamente giungere in Italia attraverso l’autostrada statale coast to coast “Mare Nostrum”.

Quando il ministro ha detto che l’Italia intende seguire l’esempio della Germania e della Gran Bretagna, le quali hanno deciso un rafforzamento delle misure di controllo degli stranieri alle frontiere, è parso a dir poco patetico. Sembrava di sentire quel tale imbonitore che per convincere i clienti sulla sicurezza della casa si spertichi a magnificare la qualità degli infissi e della loro perfetta tenuta in caso di uragani e tempeste trascurando, però, di dire che la casa è priva del tetto.

Purtroppo, sono proprio discorsi come quello pronunciato da Alfano in Parlamento che fanno accrescere nei cittadini la sfiducia, se non l’ostilità, verso le istituzioni. Perché propalare una valanga di chiacchiere superflue e non avere il coraggio di affrontare con chiarezza il vero problema? Ben altro impatto avrebbero avuto le parole del ministro se, anziché declamare un “centone”, avesse detto, magari parlando a braccio, “Cari colleghi la situazione è assai complicata. Da un lato non ce la sentiamo di interrompere l’azione umanitaria per aiutare i tanti disgraziati a non morire in mare davanti alle nostre coste, dall’altra la generosità che dimostriamo potrebbe rivelarsi un’arma puntata alla nostra testa. Potrebbero, i criminali dell’Is che ci hanno dichiarato guerra, provocare un’infiltrazione progressiva di elementi di recente acquisizione alla lotta armata jihadista. Noi questo non lo possiamo permettere per cui, prima che accada l’irreparabile, decidiamo di trasformare l’operazione Mare Nostrum in un soccorso umanitario in mare ai migranti seguito dal respingimento delle imbarcazioni che saranno scortate ai porti libici di partenza”.

Se Alfano avesse avuto il coraggio di prendere una posizione decisa, in linea, peraltro, con le scelte fatte dagli altri partner europei, infischiandosene, per una volta, di ciò che pensano i terzomondisti della “sinistra al caviale”, che oggi comandano in Italia, avrebbe riacquistato un po’ di considerazione. E forse, solo forse, avrebbe reso meno indigesto agli elettori del centrodestra “l’accordicchio” che i partitini dell’ex Popolo della Libertà stanno provando a sottoscrivere con Forza Italia per non essere spazzati via alle prossime amministrative.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:20