“Expo 2015”: ovvero eccellenze corruttive

Da esposizione internazionale delle eccellenze italiane, l’Expo 2015 è diventata l’esposizione internazionale delle negatività del Bel Paese. Invece dei Bronzi di Riace (che peraltro non vi saranno) e dei prodotti del made in Italy, al “Padiglione Italia” dovrebbero realizzare la mostra della corruzione nazionale. Con dibattiti quotidiani su come si è corrotti e si corrompe nel nostro Paese e con convegni continui dedicati all’analisi di quello che è ormai non solo uno dei tanti vizi italici, ma è diventato il vero ed unico tratto distintivo della nazione. Una volta eravamo spaghetti e mandolini. Ora che la pasta la fanno ovunque e che i mandolini rischiano l’estinzione come i panda, l’Italia è diventata nel mondo il simbolo della corruzione.

L’aspetto più singolare della faccenda è che a costruire questo brand negativo non sono stati gli osservatori e le opinioni pubbliche del resto del pianeta. Nient’affatto. Perché nelle critiche che vengono mosse dall’estero al nostro riguardo c’è di tutto tranne questa sorta di identificazione tra stivale e malaffare. Il bizzarro è che a rivendicare la qualifica di simbolo della corruzione, a pretendere di entrare nel Guinness dei primati per questa ragione, ad invocare la riprovazione internazionale per la nostra inguaribile colpa, siamo proprio noi italiani. Per questo il Padiglione Italia dell’Expo di Milano dovrebbe diventare un vero e proprio Tempio del Masochismo italico. E mettere in mostra solo le immagini dei colpevoli, le illustrazioni dei loro reati e, naturalmente, la presentazione, con la dovuta e necessaria enfasi che si deve a chi sta dalla parte della luce contro il buio e del bene contro il male, di tutti quelli che negli ultimi vent’anni hanno dedicato la loro vita alla lotta contro la corruzione.

Ma come mai una lotta che dura da così lungo tempo e che produce in continuazione campagne di sensibilizzazione in nome della virtù e una moltiplicazione della legislazione di contrasto che è diventata la più ricca del mondo, ha ottenuto come risultato non la riduzione del fenomeno ma la sua trasformazione in compendio tutte i vizi nazionali? La ragione non è antropologica. Nel senso che il fenomeno non è causato, come le minorante che si autodefiniscono virtuose vorrebbero, da una qualche incontenibile e lombrosiana tendenza a delinquere degli italiani. La ragione è morale. Nel senso che la moralità civile nel nostro Paese è talmente caduta in basso da provocare per un verso la moltiplicazione dei fenomeni corruttivi ed a determinare, per l’altro, una sindrome masochistica di massa che troppo spesso arriva al livello dell’autodistruzione.

A Milano, con le vicenda dell’ingegner Acerbo che viene invitato a lasciare l’incarico di subcommissario delegato per le vie d’Acqua a causa di un avviso di garanzia ma che viene contemporaneamente confermato nel ruolo di responsabile del Padiglione Italia, siamo arrivati al trionfo dell’autodistruzione. Da oggi in poi qualunque siano le eccellenze italiche che verranno esibite all’Expo nel 2015, saranno sempre e comunque offuscate dall’ombra della corruzione e del malaffare prodotta ma anche ostentata masochisticamente dalla classe dirigente del Paese.

Tanto vale, allora, prendere atto che l’Expo è diventato la Mostra del Peccato nazionale e puntare sulla fascinazione del Male per richiamare i tanto invocati flussi di visitatori che dovrebbero rilanciare l’economia. Invece dei Bronzi di Riace, che sono indisponibili, perché non esporre Totò Riina?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:21