Non ci iscriviamo   al partito renziano

Firmiamo i nostri pezzi quasi sempre a quattro mani, ma abbiamo le nostre doverose divergenze: Simone ha ritenuto da subito un grave errore far cadere il Governo Letta (e oggi, visto lo stato del centrodestra, ne è ancor maggiormente convinto); Andrea ha sempre considerato le larghe intese un male da evitare come la peste (e oggi, visto lo stato del centrodestra, ne è ancor maggiormente convinto). Tuttavia abbiamo sempre pensato e lavorato nell’ottica della costruzione di un grande partito di centrodestra, capace di riprendere il discorso là dove Forza Italia, An e il Pdl lo avevano inopinatamente interrotto. Tutto ci interessa, meno che un pastrocchio.

Comunque si cerchi di guardare le vicende del centrodestra italiano, la sensazione che si ha è quella per cui tutti stiano cercando di lavorare per qualcosa di diverso rispetto all’unità dei moderati. C’è chi pensa di poter costruire una coalizione vincente seguendo Marine Le Pen, chi è convinto che convenga sempre e comunque governare con il Pd, chi – ed è notizia di queste ore – con il segretario Pd ci vorrebbe addirittura fare un partito.

Non consideriamo, lo abbiamo già detto, la partecipazione o meno ad un governo di larghe intese una pregiudiziale per includere o escludere chi deve concorrere alla rifondazione del centrodestra. Ma non si può ambire alla conquista dei voti del centrodestra puntando alla costruzione di un partito di centro che guarda a sinistra. Il tempo dell’emergenza è, per definizione, un tempo finito: non può durare in eterno e se questo accade significa semplicemente o che c’è più interesse a coltivare i problemi che a risolverli o che non si è in grado di gestire una fase così straordinaria.

La fase nuova deve iniziare con un atto di chiarezza oppure non inizierà mai: forse per quell’atto i tempi non sono ancora maturi e non è passata sufficiente acqua sotto i ponti per far sì che i fili inizino a riannodarsi. Quel che il paese non può permettersi è un partito unico modellato sull’ex sindaco di Firenze. Niente di personale, ma noi siamo un’altra cosa: non abbiamo sostenuto Obama/Biden, potendo scegliere non incontreremo Clinton ma Bush e rimaniamo convinti che, finita l’emergenza, torneremo a scontrarci. Noi chiederemo tagli draconiani a tasse e spese, lui penserà che andranno bene 80 euro in più in cambio di qualche tassa su risparmi e immobili. Lui continuerà a lottare per “La Buona Scuola”, noi continueremo a chiedere il “Buono Scuola”. E sarà così anche su sanità, lavoro, legge elettorale.

Non commetteremo l’errore che ha commesso il centrosinistra con Berlusconi: noi non demonizzeremo Renzi e se farà cose buone glielo riconosceremo. Però siamo un’altra storia e ci teniamo a scriverla senza inciuci.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:27