Il caso israeliano,  il tradimento europeo

Ieri l’altro, in quello che alcuni commentatori hanno definito il “mercoledì nero” d’Israele, un inutile Parlamento europeo si è espresso per la creazione di uno Stato palestinese autonomo e indipendente accanto a quello israeliano.

Nelle intenzioni dei promotori della mozione, lo Stato d’Israele dovrebbe rientrare nei confini armistiziali in essere prima del 1967. Non entriamo nel dettaglio perché lo ha fatto già ieri Stefano Magni con un impeccabile resoconto sull’accaduto. Tuttavia, desideriamo aggiungere al dibattito un nostro modesto parere, che è il medesimo espresso da un insolitamente coraggioso ragionier Ugo Fantozzi a proposito del film “La corazzata Potëmkin”: è una cagata pazzesca!

Per fortuna del popolo d’Israele la decisione non produce alcun effetto concreto. Resta comunque un pessimo segnale. Pensare di risolvere d’imperio il problema dell’inconciliabilità delle posizioni palestinesi con quelle israeliane è una fantasia pericolosa. Il negoziato di pace che è stato condotto con spirito costruttivo dal governo di Gerusalemme si è scontrato con un ostacolo insormontabile: la mancanza di una piena legittimazione a trattare del presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese. Abu Mazen deve fare i conti in casa con il movimento antagonista di Hamas che di accordi con Israele non vuole sentire parlare. Ma Hamas non è l’unica forza a opporsi a qualsiasi soluzione diversa dall’annientamento del nemico. Anche all’interno dell’Autorità Palestinese vi sono correnti contrarie al negoziato.

Finora Abu Mazen se l’è cavata giocando d’astuzia. Formalmente non si è rifiutato di trattare, ma ha messo sul tappetto proposte totalmente irricevibili per il governo di Gerusalemme. A partire da quella sul diritto al ritorno degli esuli del 1948 nei territori che oggi formano l’entità statuale d’Israele. I cittadini ebrei residenti in Israele sono poco più di 6 milioni. Se Netanyahu accettasse la richiesta di Abu Mazen, milioni di arabi palestinesi si riverserebbero all’interno dello stato ebraico determinandone di fatto l’annientamento demografico. Lo stesso dicasi per la pretesa palestinese di avere Gerusalemme come capitale. L’idea che gli israeliani possano lasciare il centro sacro della loro spiritualità nelle mani dei palestinesi è fantascienza. Abu Mazen ha usato questi e altri analoghi argomenti per fingere una trattativa che, in partenza, sapeva di non poter condurre a buon fine. Lo ha fatto per accreditarsi agli occhi dell’opinione pubblica mondiale come la vittima dell’altrui arroganza. Anche questa scelta mostra l’astuzia del personaggio. Non potendo chiudere un negoziato di pace in prima persona, Abu Mazen sta spingendo la comunità internazionale a fare per suo conto il lavoro sporco con Israele. La vicenda del voto del Parlamento europeo si colloca perfettamente in questa strategia.

Il dramma è che questa Europa approfitta della situazione per rinverdire la sua vena antisemita, occultata negli anni dopo lo sconcio del regime nazista eppure mai scomparsa dal suo Dna. Sarebbe ingiusto buttare la croce soltanto sulle spalle di una sinistra che da sempre ha sposato la causa palestinese. A votare a favore c’erano anche i popolari e i liberali provenienti dal fior fiore delle democrazie continentali. Onore ai parlamentari di Forza Italia che sono usciti dall’aula in segno di protesta. Una protesta ancor più significativa nel giorno in cui il Tribunale europeo, organo della giurisdizione comunitaria, ha negato la natura terrorista al movimento di Hamas con una motivazione più ridicola che scandalosa. Per quei giudici il requisito terroristico non sarebbe provato da fatti accertati da autorità competenti, ma sarebbe frutto di “imputazioni fattuali basate su fonti di stampa e Internet”. Ha ragione Magni. Quasi che ora si debba chiedere scusa a una banda di assassini per averli ingiustamente calunniati. E i razzi quotidiani sui centri abitati d’Israele chi li ha lanciati? E gli attentati tanto orgogliosamente rivendicati dai miliziani di Hamas? Se è vero che le sentenze si rispettano, nulla ci impedisce di dire che quella sentenza fa schifo. È uno sfrontato insulto alla verità. Per giudici di tal fatta non c’è niente da fare, restano nazisti nell’animo.

Questa vicenda ci riporta a una domanda che sta a monte di tutti i nostri ragionamenti sull’Europa. Un’Unione che fa di queste cose e che concepisce simili abomini è davvero la nuova patria che sognavamo? Alla luce di tutto ciò che sta accadendo, cosa abbiamo più da spartire noi con quest’Europa?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:24