Bloccare la sinistra Pd:   Renzi usa Mattarella

La rottura del Patto del Nazareno da parte di Matteo Renzi attraverso la candidatura unica di Sergio Mattarella è destinata a produrre un doppio effetto. Da un lato ricompatta il Partito Democratico togliendo alla sinistra antirenziana l’occasione di sfruttare la conservazione dell’intesa tra Premier e Cavaliere per avviare un processo di spaccatura definitiva del partito. Dall’altro ricompatta anche il centrodestra, consentendo a Silvio Berlusconi non solo di togliere alla minoranza fittiana il pretesto per nuove polemiche interne ma anche di ricucire contemporaneamente i fili della vecchia solidarietà del centrodestra sia con i centristi di Alfano e Casini che con le destre di Meloni e di Salvini.

Quale dei due ricompattamenti è destinato a durare nel tempo? Può essere, come ha rilevato ironicamente Calderoli, che l’irritazione di Alfano per la mossa spregiudicata ed egoistica di Renzi sia destinata a durare lo spazio di un mattino. Di sicuro la quasi certa elezione di Mattarella non spingerà il Nuovo Centrodestra a provocare la crisi di governo! Ma è certo che l’arroganza del Premier non può non suscitare una reazione negativa tra i centristi spingendoli a riflettere attentamente sulla loro collocazione presente e futura. Quella attuale che li pone nella condizione anomala di portatori d’acqua della sinistra. Quella futura che li spinge a tornare a ricreare un centrodestra capace di essere alternativo della sinistra egemonizzata da Renzi. E questa collocazione potrebbe trovare una prima definizione già in occasione delle prossime elezioni regionali di primavera.

Qual è, invece, la prospettiva dell’altro ricompattamento? Quello del Pd ottenuto da Renzi con la candidatura Mattarella? Chi pensa ad un effetto duraturo sbaglia i propri conti. Per la semplice ragione che i motivi di divisione esistenti all’interno del Pd tra i renziani ed i loro oppositori non hanno alcuna possibilità di essere ricomposti dall’eventuale elezione di un personaggio riesumato dalle tenebre della Prima Repubblica. È più che probabile che alla quarta votazione il Pd si mostri compatto e riesca ad eleggere Mattarella alla Presidenza della Repubblica. Ma è certo che all’indomani dell’elezione al Quirinale dell’ex esponente della sinistra Dc, i motivi di contrasto tra le diverse componenti dell’opposizione interna rispunteranno in maniera prepotente. Soprattutto perché la sinistra del Pd non potrà non rendersi conto che passata l’occasione offerta dall’elezione per il Quirinale per dare una spallata all’autocrate Renzi, le possibilità di impedire l’avvento del regime renziano diventeranno sempre più ridotte. Di qui la necessità da parte dei dissidenti di accentuare sempre e comunque i motivi di contestazione della maggioranza per continuare ad avere una ragione di sopravvivenza.

Nel breve, quindi, la rottura almeno parziale del Patto del Nazareno serve sia a Renzi che a Berlusconi. Al punto da apparire addirittura concordata. Ma nel medio e lungo periodo , invece, chi ha più da perdere è sicuramente il leader del Pd. Che si troverà comunque a dover fronteggiare i nemici interni resi più imbufaliti dalla scoperta che l’“operazione Mattarella” serve solo a disarmarli e marginalizzarli!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:10