Il Ncd umiliato dalla nuova maggioranza

Il problema non è Matteo Renzi. Che si muove solo sulla base delle convenienze personali contingenti. E che non avrebbe mai potuto consentire che il governo da lui presieduto potesse finire per un tempo indeterminato nel tritacarne mediatico-giudiziario a causa del caso Lupi. Ed il problema non è neppure il Partito democratico. Che, in perfetta sintonia con il proprio leader, non affronta le vicende giudiziarie sulla base di principi ma solo delle necessità politiche. E, quindi, non esita a scaricare dal governo il rappresentante del Nuovo Centrodestra, Maurizio Lupi, la cui presenza nell’esecutivo potrebbe esporre il partito all’offensiva dei giustizialisti di Sel e del Movimento Cinque Stelle. Ma si guarda bene dal riservare lo stesso trattamento ai propri esponenti che stanno nel governo malgrado le loro disavventure giudiziarie. Ed accetta di buon grado la candidatura a Governatore della Regione Campania di un personaggio come Vincenzo De Luca, condannato per abuso d’ufficio ed a rischio di sospensione in caso di elezione a causa della legge Severino.

Il problema, in sostanza, non è il garantismo fasullo ed utilitaristico di Renzi e del Pd. Il problema, che emerge con drammatica chiarezza dal caso Lupi, è dato dall’equivoco costituito dal Nuovo Centrodestra. Il partito che vede tra i suoi rappresentanti più autorevoli fieri garantisti come Fabrizio Cicchitto e Maurizio Sacconi, vittime del pregiudizio giustizialista come Nunzia De Girolamo, Renato Schifani e lo stesso Maurizio Lupi, che ha un leader come Angelino Alfano già ministro della Giustizia impegnato sul fronte della difesa delle garanzie e che ha esponenti come Gaetano Quagliariello ed Enrico Costa di sicura cultura liberale, subisce senza battere ciglio il proprio declassamento da alleato prioritario ad alleato marginale del Pd. Non reagisce di fronte non solo all’evidente pretesa di Renzi e del Pd di far valere il loro interesse politico sui principi di fondo della civiltà giuridica. Ma soprattutto alla constatazione che sul terreno della giustizia Renzi ed il Pd hanno scelto di realizzare in Parlamento una maggioranza con le forze dichiaratamente giustizialiste alternativa a quella di cui il Ncd fa al momento parte.

La ragione per cui il partito di Alfano tradisca i principi a cui fa riferimento e subisca, attraverso le dimissioni di Lupi, sia l’umiliazione del declassamento, sia la nascita di una maggioranza giustizialista diversa da quella che tiene in piedi il governo, è la sopravvivenza. Alfano ed i suoi sono convinti che solo assicurando la tenuta dell’esecutivo di Renzi e della legislatura il Nuovo Centrodestra possa continuare ad esistere. Se si andasse oggi a votare i centristi scomparirebbero. E, quindi, secondo la logica del gruppo dirigente del Ncd, ogni umiliazione va accettata pur di evitare di anticipare il momento della resa dei conti elettorale.

Ma può un partito sperare di continuare ad esistere rinunciando ai suoi principi ed ai suoi valori in nome di una sempre più miserabile sopravvivenza contingente? E può un Paese avere come guida un governo che si regge sul governo delle sole convenienze senza principi e valori a cui fare riferimento?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:09