Renzi e la pratica dei linciaggi opportuni

Matteo Renzi sostiene che il Paese è finalmente tornato alla normalità con le dimissioni di Maurizio Lupi, non provocate da un avviso di garanzia della magistratura ma da una valutazione di opportunità politica compiuta dallo stesso Lupi.

Antonio Polito ha commentato l’affermazione del Premier sostenendo che essere passati dalla selezione della classe politica operata per via giudiziaria a quella compiuta secondo le opportunità personali di Renzi non è un grande passo in avanti. Ma il problema non è se la normalizzazione di Renzi sia a suo beneficio o meno (anche se il doppiopesismo del Presidente del Consiglio è addirittura inverecondo). Il problema è che la normalizzazione di Renzi rappresenta il drammatico e devastante momento di passaggio della società italiana dal terreno della legge a quello dell’arbitrio.

L’opportunità politica a cui Renzi fa riferimento non è quella della ragione di stato o di governo. È, al contrario, quella della sua necessità di leader a vocazione plebiscitaria di mettersi sempre al vento dell’umore prevalente dell’opinione pubblica. L’opportunità politica del Premier, quindi, dipende sempre dalle pulsioni contingenti delle minoranze popolari più attive e combattive.

Ma come nascono queste pulsioni e, soprattutto, chi le accende e le alimenta in continuazione e perché?

A Renzi la questione non interessa. Lui bada solo a non mettersi controvento. Polito, invece, conosce perfettamente le risposte all’interrogativo. Ma non le pronuncia. Perché se lo facesse smaschererebbe i poteri che detengono l’informazione nel nostro Paese ed a cui ha consegnato la propria professionalità.

Le pulsioni dell’opinione pubblica che dettano l’agenda delle opportunità politiche al Premier nascono tutte da quel circolo mediatico-giudiziario che nel corso degli ultimi quarant’anni è diventato, grazie alla debolezza ed all’insulsaggine della classe politica, il vero e più pericoloso padrone della società italiana. I magistrati aprono inchieste in nome dell’obbligatorietà dell’azione penale e penetrano per anni ed anni nelle “vite degli altri”, non solo inquisiti ma anche e soprattutto non inquisiti. I grandi media selezionano a proprio piacimento le montagne di intercettazioni telefoniche, filmati, registrazioni e pubblicano con la massima evidenza ed il più intenso clamore ciò che a loro può essere più utile. Sia in termini commerciali che in termini di “favori” a questa o quella parte politica. Il risultato è che anni ed anni di questo sistema perverso ha inoculato in un ben delineato settore dell’opinione pubblica del Paese una sindrome da linciaggio che si scatena con sempre maggiore virulenza ogni qual volta il circolo mediatico-giudiziario faccia scattare il suo orrido tritacarne.

La novità rispetto al passato è che il meccanismo del linciaggio si è perfezionato, si è moltiplicato e viene usato non più come strumento di lotta politica e di difesa di privilegi corporativi, ma come arma di potere del Premier.

È la democrazia alla sudamericana! O, se vogliamo, al machiavellismo alla fiorentina! Dove manca la legge subentra sempre e comunque l’arbitrio!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:18