Per il Pd l’Italicum  vuol dire scissione

Può essere che l’idea dei cento capilista nominati dell’Italicum sia stata di Silvio Berlusconi. Di sicuro è diventata l’unica eredità del Patto del Nazareno che Matteo Renzi tiene stretta ed a cui non intende rinunciare per nessuna ragione al mondo. Per il Premier quella clausola della riforma elettorale rappresenta l’unica arma in grado di fargli conquistare definitivamente il Partito democratico, eliminando dai gruppi parlamentari la stragrande maggioranza dei dissidenti che oggi pesano alla Camera ed al Senato grazie alla nomina avuta dalla segreteria di Pierluigi Bersani.

Ai tempi del Patto del Nazareno Renzi si trincerava dietro Berlusconi per nascondere il proprio interesse su questa parte dell’Italicum che assegna ai leader dei partiti la possibilità di creare dei gruppi parlamentari a loro fedeli. Ma ora che il patto è saltato, Renzi è uscito allo scoperto. E ha messo in chiaro che chiunque si opporrà all’Italicum, magari appellandosi ad una questione di coscienza, si porrà di fatto al di fuori del Pd.

Non è difficile prevedere che la forzatura di Renzi avrà facile gioco nell’ottenere la piena adesione della direzione del Pd, dove i renziani hanno un’ampia maggioranza, e supererà agevolmente anche le resistenze dei dissidenti presenti nei gruppi parlamentari. Gli oppositori interni sono divisi e confusi. E pur essendo consapevoli che gran parte di loro non verrà candidata dal segretario alle future elezioni, nessuno vuole correre il rischio di provocare una crisi di governo che avrebbe come effetto la loro uscita anticipata dal Parlamento.

Ma la previsione dell’ennesima vittoria facile per il Premier comporta anche una seconda considerazione. L’approvazione definitiva dell’Italicum pone tutti i dissidenti, dai bersaniani fino ai civatiani passando ovviamente per i dalemiani, di fronte all’alternativa tra l’arrendersi a discrezione a Renzi, cioè attendere senza più reagire la propria morte politica, e la scelta della rottura definitiva per cercare di sopravvivere dando vita ad una nuova formazione politica.

L’Italicum approvato, in sostanza, comporta la scissione del Pd. Una scissione che può essere più o meno ampia o assumere l’aspetto della fuoriuscita individuale. Ma che, comunque, è destinata a segnare una frattura tra il Pd renzista e le diverse e tormentate componenti della sinistra del Partito democratico.

Può essere che Renzi abbia messo in conto un evento del genere. E già preveda, scavalcato lo scoglio dell’Italicum ed incassato l’effetto mediatico di una ripresa al momento solo apparente e delle prospettive niente affatto certe, di puntare alle elezioni anticipate nel 2016. Ma può anche essere che proprio il timore di una intenzione del genere da parte del premier provochi una accelerazione della scissione. Magari subito dopo le elezioni regionali, dove è improbabile che il Pd si confermi al 41 per cento!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:17