Il caso Ama  e le tasse percepite

Il caso dell’Ama, l’azienda municipalizzata del comune di Roma che si occupa della raccolta dei rifiuti, è significativa. Nel corso dello scorso anno ha moltiplicato le multe per i cittadini che non eseguono correttamente la raccolta differenziata. E, come ha preannunciato l’assessore all’Ambiente del Campidoglio, Estella Marino, conta di aumentare le punizioni nel corso del 2015 all’insegna del principio “punire i furbetti per arrivare in futuro a premiare i virtuosi”.

Perché il caso Ama è indicativo di un fenomeno che non riguarda solo Roma ma è esteso all’intero Paese? Perché a Roma i cittadini pagano tasse salate per la raccolta dei rifiuti, ma il sistema non funziona. Gli amministratori comunali sostengono che la colpa sia dei cittadini, riottosi all’innovazione. E si propongono di dare vita ad una rivoluzione culturale da realizzare con il metodo educativo della moltiplicazione delle multe per risolvere l’annosa questione.

Ma a Roma, come nella stragrande maggioranza delle altre città italiane, la tendenza a scaricare la colpa sui cittadini per scelte che pur essendo sacrosante non sono state adeguatamente preparate è ormai diventata una prassi costante. Ed il risultato è che i cittadini non solo sono costretti a sopportare il peso di servizi che non funzionano perché mal studiati e peggio realizzati, ma sono anche sottoposti alla punizione delle multe a raffica che è destinata a provocare un concreto e brutale aumento di tasse per servizi inesistenti.

Il fenomeno delle tasse aggiuntive per servizi ridotti o addirittura non effettuati non riguarda solo le grandi aree urbane, ma l’intero territorio nazionale. Ed è uno dei fattori che più incidono nel far percepire agli italiani che la pressione fiscale non è affatto diminuita, come va sostenendo con fastidiosa insistenza il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, ma cresce in continuazione.

Gli amministratori locali giustificano il loro ricorso alla tassazione aggiuntiva attraverso il sistema delle multe sostenendo che solo in questo modo possono assicurare i servizi minacciati dai tagli agli stanziamenti operati dal governo centrale. Ma il loro è, almeno parzialmente, un pretesto. Che nasconde una verità fatta di progressiva oppressione dello stato burocratico sul cittadino inerme. Un’oppressione sempre più insopportabile perché realizzata da chi pensa che il proprio compito di amministratore non sia quello di assicurare servizi, ma quello di educare alla virtù un popolo dedito naturalmente all’illegalità ed all’immoralità.

Ma la virtù senza servizi è solo oppressione!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:17