Sconfitta per la sinistra tedesca di Napolitano

In Grecia non ha perso solo la Merkel e tutti i governi del Nord Europa fautori della linea del rigore oltre ogni limite. Ad Atene hanno perso tutti i fiancheggiatori che negli ultimi anni hanno acriticamente e passivamente accettato la guida tedesca e nordica dell’Unione europea. Ma, soprattutto, per quanto riguarda il nostro Paese, ha perso quella sinistra che, dopo la caduta del muro di Berlino e la fine traumatica della grande illusione comunista, aveva frettolosamente e senza un minimo di riflessione storica e politica, sostituito la religione della rivoluzione proletaria con quella della religione europeista.

Il personaggio italiano (perché il fenomeno della sostituzione del comunismo con l’europeismo ha riguardato soprattutto il nostro Paese) che rappresenta perfettamente la sinistra artefice della sostituzione senza battere ciglio di Mosca con Bruxelles arrivando di seguito ad identificare l’Europa con Berlino, è sicuramente Giorgio Napolitano. L’ex Presidente della Repubblica non è nato europeista. Al contrario, è stato nella lunga fase di dirigente e di parlamentare del Partito comunista italiano un fiero avversario di una Unione europea che veniva vista come una sorta di gamba economica e finanziaria della Nato costruita solo in funzione antisovietica. Napolitano si è convertito all’europeismo solo al termine di questa fase. Dopo che il partito lo aveva mandato in esilio nel Parlamento Europeo (allora Bruxelles e Strasburgo venivano abitualmente usati dai partiti italiani per scaricare lontano da Montecitorio i dirigenti in disgrazia). E, soprattutto, dopo che la scomparsa della religione comunista ha imposto al Pci non solo di cambiare nome, ma di trovare una nuova religione a cui affidarsi fideisticamente.

Napolitano è quindi diventato il simbolo della sinistra italiana convertitasi all’Europa. E come tutti i neofiti è diventato più europeista di qualsiasi altro. Fino al punto di diventare, una volta arrivato al Quirinale, il terminale italiano dei super-potenti di Bruxelles e, soprattutto, di Berlino. Non c’è bisogno di ricordare il ruolo svolto dall’ex capo dello Stato dal 2011 in poi. Nella caduta del Governo Berlusconi, nella nascita del Governo Monti, in quella del Governo Letta ed in quella dell’avvento di Matteo Renzi a Palazzo Chigi. Napolitano è stato il garante non solo della Merkel e di Sarkozy al tempo della liquidazione a mezzo spread del Cavaliere, ma è stato soprattutto il simbolo della sinistra sostenitrice del modello di stato sociale fondato sui valori della socialdemocrazia europea. Perché lo sconfitto di Atene è dunque Napolitano? Perché la sinistra greca di Tsipras, affiancata per l’occasione dai neonazisti di Alba Dorata, ha bocciato la sinistra socialdemocratica europea accusandola di aver rinunciato alle proprie idee per mettersi al servizio dell’Europa egemonizzata da una Germania le cui forze politiche, popolari o socialiste che siano, sostengono sempre e comunque la vocazione egemonica del proprio Paese.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:15